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Il 2019 per gli apicoltori europei sarà ricordato come un anno nero. Le associazioni di produttori di miele: “Colpa dei cambiamenti climatici“.
Le api rappresentano anelli tanto importanti quanto delicati della catena alimentare. Le attività umane, a partire dall’utilizzo di pesticidi, da anni minacciano tale specie fondamentale. Ma il 2019, in particolare, si sta rivelando un anno nero per gli apicoltori. E non soltanto per colpa dei prodotti chimici nocivi per gli insetti. A rendere particolarmente magra la produzione di miele, infatti, sono state soprattutto le conseguenze dei cambiamenti climatici.
Frutta e miele in ginocchio: Coldiretti chiede lo stato di crisi alla Regione https://t.co/dMDD8ALswu
— Torino Oggi (@torinoggi) September 26, 2019
In tutta Europa, ma in particolare in Francia e in Italia, il settore riferisce di aver constatato i peggiori raccolti della storia. Nel nostro paese, la Coldiretti ha parlato di “un calo del 41 per cento rispetto alle 23.300 tonnellate del 2018”. Con un calo dei ricavi previsto di 73 milioni di euro. Mentre in Francia l’Unione nazionale degli apicoltori (Unaf) ha spiegato che quella in corso “dovrebbe essere la peggiore annata di sempre”, con “meno di novemila tonnellate” raccolte. Il che rappresenta un quarto di quanto si raggiungeva abitualmente negli anni Novanta.
Il 2019, infatti, “è stato caratterizzato – prosegue la Coldiretti – da primi mesi dell’anno particolarmente siccitosi ai quali ha fatto seguito un maggio freddo e bagnato, un giugno bollente ed un mese di luglio segnato da tempeste e temporali con in media più di 10 grandinate violente al giorno e ben 9 trombe d’aria, sulla base della Banca dati europea sugli eventi estremi Eswd. La sofferenza delle api è uno degli effetti dei cambiamenti climatici in atto che sconvolgono la natura e si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo”.
#cronaca Liguria – Apicoltura, annata disastrosa per la produzione di miele in Liguria: Coldiretti chiede lo stato di calamità https://t.co/gPdx1Vfs2G
— Genova Post (@genovapostnews) September 23, 2019
In Italia sono state infatti registrate centinaia di eventi meteorologici estremi: in crescita del 56 per cento rispetto al 2018. Allo stesso modo, in Romania – nazione nella quale si produce la maggior parte del miele europeo – si prevede un raccolto alla fine del 2019 inferiore rispetto alla media degli ultimi anni (che è stata pari a 25mila tonnellate). Inoltre, la Spagna – che detiene il record continentale in termini di numero di alveari presenti sul territorio – la produzione di miele è in difficoltà ormai dal 2015.
Esattamente come nel caso di Coldiretti, in Francia l’Unaf ha parlato di “catastrofe climatica” per spiegare il calo della produzione. Basti pensare che le ondate di caldo eccezionali che hanno colpito il sud della nazione europea a giugno e luglio sono state talmente violente da aver fatto fondere alcuni alveari, come riferito dal quotidiano transalpino 20 Minutes.
“Pourquoi la récolte de miel français sera catastrophique en 2019” avec une itw de Gilles Lanio, président de l’UNAF https://t.co/v7pEwjVOA5 via @BFM_eco
— UNAF Apiculture (@UNAFapiculture) August 27, 2019
Ma non è tutto. Il presidente dell’Unaf, Gilles Lanio, ha riferito anche di un’ulteriore, potenzialmente drammatica conseguenza. Per cercare di salvaguardare gli alveari, infatti, “le api hanno reagito uccidendo tutti i maschi, al fine di eliminare bocche da sfamare”. Ora, proprio a causa della scarsità di esemplari con i quali accoppiarsi, si rischia di avere “un deficit di api regine fecondate” nella prossima primavera.
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