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Si sente sempre più parlare di mindfulness, tuttavia rimane un concetto nebuloso. Vediamo di chiarirlo per rimanere attivi e consapevoli in una società in movimento.
Mindfulness significa “pienezza mentale” e viene anche tradotto come “presenza mentale”. È una parola nata in Occidente, in particolare nel mondo anglosassone, a seguito di varie sperimentazioni in campo neurologico, grazie alle quali medici e terapeuti hanno constatato l’efficacia della meditazione per attenuare e, in certi casi curare, alcuni disturbi e malattie. Con il termine mindfulness si fa riferimento all’unione tra meditazione, psicologia e neuroscienze.
Importanti applicazioni sono state per esempio condotte da Jon Kabat-Zinn, professore presso il Dipartimento di medicina preventiva e comportamentale dell’Università del Massachusetts, a cui va il merito di aver sviluppato il programma di riduzione dello stress basato sulla consapevolezza (MBSR). In pratica, Kabat-Zinn ha portato la meditazione in ambito clinico e questo approccio è proprio ciò che è definito mindfulness.
Se l’Occidente sta indagando e scoprendo i benefici della meditazione solo negli ultimi decenni con l’applicazione di strumenti come la risonanza magnetica funzionale, l’Oriente rappresenta la terra d’origine di pratiche meditative e di tecniche di consapevolezza. Di fatto, l’origine della mindfulness deve essere ricercata in Asia, dove già parecchi secoli fa sono nate varie correnti filosofiche che mettono al centro dell’esperienza esercizi di meditazione. Fra queste tradizioni assume importanza il buddismo, considerato in questo contesto non tanto una religione, quanto piuttosto una filosofia pratica.
Nel buddismo è importante l’addestramento della mente: questo allenamento lo si attua applicando determinate tecniche di concentrazione e meditazione, grazie alle quali si impara la presenza o pienezza mentale, ovvero la mindfulness. Perché è importante addestrare la mente? Per vivere, sentire, parlare, agire in modo consapevole, nel qui e ora. Spesso capita di non sentirci presenti in determinate situazioni: ci troviamo in un luogo con una o più persone, però è come se la nostra mente si trovasse altrove. In altri termini, non siamo mentalmente presenti. Le tecniche sviluppate dal buddismo e da altre tradizioni filosofiche orientali ci permettono di migliorare i nostri livelli di attenzione e di consapevolezza.
Molte tradizioni sapienziali paragonano la nostra mente a una scimmia impazzita, che si sposta di qua e di là, in modo distratto, balzando di ramo in ramo. È ciò che capita alla nostra mente quando vaghiamo da un pensiero a un altro, talvolta in maniera veloce, saltando da un’idea a un ricordo. I nostri pensieri si spostano dal passato al futuro, generando emozioni come paure e ansie dettate da momenti non ancora accaduti o già sperimentati. In questa condizione ci troviamo in balia della nostra mente e quindi avvertiamo quella sensazione fastidiosa di inconsapevolezza, di non attenzione verso il presente.
Portando avanti un lavoro incentrato sulla mindfulness riusciamo a gestire in modo sano i nostri pensieri e a incanalarli nella direzione che desideriamo. Occorre però conoscere la nostra mente, per poi sapere come calmarla. Ciò è possibile praticando determinate tecniche meditative. Grazie a una serie di esercizi possiamo raggiungere quello stato di pienezza mentale insito nella parola “mindfulness”.
Negli ultimi anni si è sviluppato sempre più l’approccio legato alla “mindfulness immaginale”, in cui la meditazione incontra la psicologia immaginale, ovvero quella psicologia avviata in Occidente da Jung (con la psicologia analitica) e poi rielaborata dallo psicoanalista e filosofo statunitense James Hillman (con la psicologia archetipica). Nella visione immaginale il corpo e il mondo sono interni alla psiche. Il paradigma considera il corpo non più una realtà funzionale e percettiva, bensì un “simbolo”. Secondo l’approccio immaginale, ogni persona ha la capacità di sviluppare una comprensione trasformativa dell’esperienza. Questa capacità viene affinata e sviluppata attraverso particolari tecniche che, se effettuate con regolarità, rendono il cervello creativo, dinamico e, al contempo, modificano certi schemi mentali e quindi certe abitudini dannose.
Nella mindfulness immaginale, essendo questo approccio rispettoso delle radici filosofiche orientali a cui si ispira, è centrale la meditazione che ci aiuta a essere consapevoli. Nella tradizione immaginale si parla di Satipatthana, che in lingua pali (utilizzata dal Buddha per i suoi insegnamenti) significa “presenza mentale” o anche “cammino di consapevolezza”. Il Satipatthana è una meditazione esistenziale di consapevolezza, che consiste nell’essere più coscienti di ogni gesto che si compie e di ogni evento che accade nella vita quotidiana. Per esempio, mentre si beve un tè possiamo pronunciare mentalmente “so che sto bevendo un tè”; se sto guidando l’auto “so che sto guidando”.
Si diviene mentalmente presenti anche durante la pratica della meditazione sul respiro, che rappresenta uno degli “esercizi” basilari della mindfulness. Attraverso la contemplazione dell’inspiro e dell’espiro ci alleniamo a migliorare i nostri livelli di attenzione e di consapevolezza. Il respiro è un ponte tra il conscio e l’inconscio ed è l’unica funzione corporea che riusciamo a controllare; ponendo la nostra concentrazione su di esso riusciamo a calmare la mente.
Queste sono solo alcune delle tecniche che caratterizzano la mindfulness immaginale e che ci insegnano come il modello della nostra esperienza di vita sia modificabile in ogni istante. In pratica, il percorso legato alla mindfulness ci aiuta a modificare i nostri schemi mentali abituali e cristallizzati. Attraverso la meditazione ne possiamo ricostruire di altri, più elastici, più ricettivi, più potenti. Questo approccio è rivolto non solo agli adulti, ma anche ai bambini e agli adolescenti, per permettere loro di affinare sin da giovani i livelli di attenzione e concentrazione. Lo studio ne trarrà certamente benefici. L’obiettivo della mindfulness è quello di migliorare la propria esperienza di vita, rimanendo attivi e consapevoli in una società in movimento.
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