La Cop 26, la ventiseiesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite, avrebbe dovuto tenersi nel corso del mese di novembre. Tuttavia, a causa del coronavirus, è stata posticipatadi un anno: l’appuntamento è previsto a Glasgow, in Scozia, dall’1 al 12 novembre del 2021. L’azione di lotta ai cambiamenti climatici, però, non può permettersi un’attesa così lunga. Per questo, gli appelli a governi, imprese e cittadini affinché l’impegno per la riduzione delle emissioni di CO2 rimanga alto si sono moltiplicati. E nel Regno Unito i giovani attivisti hanno deciso di organizzare una conferenza alternativa, battezzata Mock Cop 26.
Katia is a #MockCOP26 volunteer from Portugal who started a silent climate strike at her school to change the way her community understands the #ClimateCrisis.
L’evento, che si svolgerà interamente online dal 19 novembre al 1 dicembre, è promosso dal gruppo studentesco inglese Students Organizing for Sustainability UK. A partecipare saranno da tre a cinque persone per ciascuna delle 145 nazioni che saranno presenti. Complessivamente, prenderanno così parte ai lavori circa 350 delegati.
La conferenza si concentrerà su cinque tematiche: giustizia climatica, educazione, mezzi di sussistenza resilienti, salute e impegni internazionali di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra. In tal modo, l’obiettivo della Mock Cop 26 è di fornire strade concrete ai giovani per avviare progetti di transizione. In collaborazione con gli enti locali, così come con i governi e le organizzazioni internazionali. Il tutto al fine di contrastare concretamente la crisi climatica.
L’idea è infatti di produrre, alla fine delle due settimane di lavori, un documento conclusivo che possa essere portato all’attenzione dei partecipanti alla vera Conferenza di Glasgow del 2021. Così da fornire loro una lista di priorità e tentare di “guidare” i negoziati. “La Mock Cop 26 – ha commentato il giovane attivista indiano Prithvesh Ashok – rappresenta un’occasione per far sentire la nostra voce”.
Associazioni e collettivi hanno firmato l’Accordo di Glasgow per l’azione climatica
I negoziati climatici dovrebbero riprendere nel corso del 2021, anche se le date non sono ancora previste. Ad oggi, sono 110 le nazioni che si sono impegnate a raggiungere la carbon neutrality (l’azzeramento delle emissioni nette di CO2). Ma sono ancora pochissime quelle che hanno inviato alle Nazioni Unite dei nuovi impegni nero su bianco (i cosiddetti Ndc, Nationally determined contributions). I documenti, necessari per dettagliare in che modo ciascun paese intende operare per contrastare il riscaldamento globale, sono stati consegnati soltanto da quindici stati, tra i quali figurano quelli più vulnerabili di fronte ai cambiamenti climatici: Isole Marshall, Suriname, Zambia, Ruanda o ancora Tailandia.
Nel frattempo, l’Unfccc – la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici – sta moltiplicando gli eventi online. Fino al 19 novembre si tiene l’evento “Race to zero”: giornate tematiche dedicate all’energia, all’agricoltura o alla finanza. A partire dal 23, verranno avviati dei colloqui preparatori per l’attuazione concreta dell’Accordo di Parigi del 2015. Infine, alcune decine di associazioni e collettivi hanno firmato l’Accordo di Glasgow. Con il quale è stata predisposta un’agenda di azioni per il clima “dal basso”, a livello locale, di vario genere (inclusa la disobbedienza civile). Per far sì che alla fine della pandemia il mondo sia pronto ad affrontare il cambiamento che serve per scongiurare le conseguenze peggiori della crisi climatica.
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