
Sono passati cinque anni dall’approvazione dell’Accordo di Parigi. Il bilancio dell’azione climatica da parte dei governi è fatto di luci e ombre.
Il Regno Unito ha proposto e ottenuto di rinviare ulteriormente la Cop 26 al mese di novembre del 2021. Le ong: “Ma l’azione climatica non deve arrestarsi”.
Aggiornamento 29 maggio – L’Unfccc ha accolto la richiesta del Regno Unito di rinviare di un anno la ventiseiesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite (Cop 26). L’evento si terrà a Glasgow dal 1 al 12 novembre 2021, in accordo con la dirigenza della stessa Cop e con le autorità italiane, che co-organizzano l’evento assieme al governo di Londra.
La stessa Unfccc ha fatto inoltre sapere che dal 1 al 10 giugno di quest’anno sarà organizzata una serie di eventi il cui obiettivo “è di offrire ai governi e agli altri attori l’opportunità di incontrarsi in videoconferenza e continuare a scambiare punti di vista ed informazioni, al fine di mantenere vivo il processo e l’azione climatica anche in queste particolari circostanze”.
Il Regno Unito ha proposto di ritardare ulteriormente la ventiseiesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite. La Cop 26, prevista inizialmente a Glasgow dal 9 al 19 novembre di quest’anno, è stata già rinviata una prima volta, a causa della pendemia di coronavirus. Da quel momento, il governo di Londra non ha mai indicato una nuova data per l’evento: secondo le informazioni trapelate sulla stampa britannica, tuttavia, l’evento si sarebbe potuto tenere nella primavera del 2021.
The @COP26 negotiations in Glasgow, UK, are likely to be held a full year later than planned, to allow time to bring the coronavirus pandemic under control. https://t.co/CJniq3rFEy
— Climate Home News (@ClimateHome) May 28, 2020
Ora, però, l’Unfccc – la Convenzione quadro delle Nazioni Unite che ci occupa di organizzare le Cop, assieme ai paesi ospitanti – ha fatto sapere di aver ricevuto la proposta di rinviare l’evento al mese di novembre del 2021.
Si dovrebbe tenere oggi – giovedì 28 maggio – una riunione tra il governo del Regno Unito e le Nazioni Unite sul tema, al fine di provare ad indicare la nuova data definitiva della Cop 26. Le informazioni riferite dalla stampa britannica indicano che l’evento potrebbe essere programmato per il periodo che va dall’1 al 12 novembre.
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“Ritardare l’evento – ha commentato Rhys Gerholdt, del World Resources Institute – è comprensibile, ma non possono essere ammessi passi indietro nell’azione climatica. Abbiamo mostrato una straordinaria determinazione nel fronteggiare la pandemia e abbiamo bisogno di un approccio simile per evitare la catastrofe climatica”. Ciò che occorre fare, infatti, è rilanciare l’economia e ricostruire le nostre società “in modo più sostenibile, equo, resiliente e sano. I governi non devono investire nell’economia di ieri ma edificare quella di domani”.
Il governo UK propone il rinvio di un anno della COP26. “Ma l’azione sul clima non va rinviata”. https://t.co/DZzqrshmbA
— Mariagrazia Midulla (@MgMidu) May 27, 2020
Il rischio è infatti che, posticipando di un anno intero la Cop 26, si lasci spazio a chi vorrebbe una ripresa “a tutti i costi”. Anche a costo di vanificare gli sforzi – peraltro insufficienti – profusi fin qui nella lotta contro i cambiamenti climatici.
Sono passati cinque anni dall’approvazione dell’Accordo di Parigi. Il bilancio dell’azione climatica da parte dei governi è fatto di luci e ombre.
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A causa dell’epidemia di coronavirus, la Cop 26 non si terrà a novembre di quest’anno ma nel 2021.
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Come una sirena d’allarme, gli attivisti hanno portato la voce del mondo dentro la Cop 25 di Madrid. I risultati dai governi del mondo non sono arrivati, ma le loro grida e messaggi più forti che mai, anche per chi non c’era.
La Cop 25 si è conclusa con due giorni di ritardo. Con pochissimi passi avanti e la prospettiva di un 2020 in salita. A mancare, ancora una volta, è la volontà politica.
La Cop 25 si avvia lentamente verso il fallimento. L’ambizione sperata, urlata, implorata non si è vista. Così entriamo nel decennio decisivo.
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I negoziati alla Cop 25 di Madrid hanno portato a numerosi passi indietro sul tema dei diritti umani e, in particolare, sul Gender action plan.