La Cop28 è finita, ma bisogna essere consapevoli del fatto che il vero test risiede altrove. Dalla disinformazione al ruolo delle città, ciò che conta avviene lontano dai riflettori.
Moody’s, nel rating ora contano anche le emissioni di CO2
Quando bisogna decidere se gli investitori si possano fidare di una società che emette titoli sui mercati finanziari, non si può trascurare il percorso che quella società dovrà intraprendere per ridurre le proprie emissioni di gas serra. Tanto più alla luce degli accordi siglati alla Cop 21 di Parigi lo scorso dicembre. A dirlo è Moody’s,
Quando bisogna decidere se gli investitori si possano fidare di una società che emette titoli sui mercati finanziari, non si può trascurare il percorso che quella società dovrà intraprendere per ridurre le proprie emissioni di gas serra. Tanto più alla luce degli accordi siglati alla Cop 21 di Parigi lo scorso dicembre. A dirlo è Moody’s, che insieme a Standard & Poor’s e Fitch compone la triade delle agenzie di rating più importanti al mondo.
L’Accordo di Parigi per Moody’s è già realtà
Con l’Accordo di Parigi, gli Stati si sono impegnati a mantenere l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2 gradi centigradi, con lo sforzo di restare entro gli 1,5 gradi. Per Moody’s sarà questo lo scenario-base, ovvero il più probabile. Ciò significa che l’agenzia farà le sue proiezioni ipotizzando un futuro in cui tutti i Paesi manterranno gli impegni presi a Parigi. E lo faranno tramite “politiche coordinate ed efficaci per ridurre notevolmente le emissioni di Co2 e di altri gas serra. Tale aspetto, dall’altro lato, ha il potenziale per avere un notevole impatto sul rating di un’ampia gamma di settori”, ha dichiarato Brian Cahill, consigliere delegato per l’Asia-Pacifico.
Come cambierà il rating
Chiaramente, la transizione a un modello a ridotte emissioni di gas serra sarà più impegnativa per alcuni settori e meno per altri. Il carbone, le infrastrutture a esso legate e le utility non regolamentate sono già state valutate di conseguenza dagli analisti. Le altre se lo dovranno attendere entro i prossimi cinque anni. Quando assegnerà il rating, infatti, Moody’s d’ora in poi prenderà in considerazione quattro principali categorie di rischio:
- l’incertezza su dettagli e tempistiche delle regolamentazioni sulle emissioni;
- gli effetti finanziari diretti (come le spese per adeguare gli impianti e investire in ricerca e sviluppo);
- la necessità di adeguarsi alle richieste dei clienti;
- il progresso tecnologico, che porterà a un’adozione più rapida di sistemi a basse emissioni.
Le società, insomma, dovranno dimostrare di essere pronte ad affrontare queste sfide. In caso contrario, i loro investitori riceveranno i dovuti avvertimenti.
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