Chi è Mukhtar Babayev, presidente della Cop29 a Baku

L’attuale ministro dell’Ambiente e delle Risorse naturali dell’Azerbaigian ed ex alto dirigente della compagnia petrolifera nazionale sarà il presidente della Cop29, in programma a Baku il prossimo novembre.

Il governo dell’Azerbaigian ha comunicato che Mukhtar Babayev, ministro dell’Ambiente e delle Risorse naturali, sarà il presidente della Cop29, in programma a Baku il prossimo novembre. Oltre ad essere una figura politica di spicco nel paese e dal 2018 a capo del ministero che si occupa di gestire il petrolio e il gas naturale, risorse che trainano l’economia del paese, Babayev ha lavorato per 26 anni nella State oil company of Azerbaijan Republic (Socar), la compagnia petrolifera nazionale. Un tratto che lo accomuna al presidente della Cop28 di Dubai Sultan Ahmed al Jaber, attuale amministratore delegato della Abu Dhabi national oil company (Adnoc), l’azienda petrolifera statale degli Emirati Arabi Uniti. Per la seconda volta consecutiva i negoziati della conferenza delle Nazioni Unite sul clima dovranno quindi passare per una figura che ha legami di lunga data con l’industria dei combustibili fossili.

Chi è Mukhtar Babayev, presidente della Cop29 a Baku 

La nomina del 56enne Mukhtar Babayev è stata resa pubblica il 3 gennaio, data in cui è stata anche ufficializzata la scelta dell’Azerbaigian come paese ospitante della Cop29, di fatto già comunicata a Dubai. Babayev sarà il 24esimo uomo – e il quarto di fila – a presiedere i colloqui sul clima, rispetto alle sole cinque donne che hanno precedentemente ricoperto la carica.

Sono poche le notizie attualmente a disposizione su Babayev, segno del rigido sistema di controllo delle informazioni messo in pratica in Azerbaigian, da 20 sotto il governo autoritario del presidente Ilham Aliyev. Il presidente della Cop29 cresce a Baku, la capitale del paese. Sul finire degli anni Ottanta presta servizio tra le fila dell’esercito sovietico prima di trasferirsi a Mosca, dove studia scienze politiche. Completa poi gli studi in relazioni economiche estere presso l’Università statale di economia dell’Azerbaigian. La svolta nella carriera di Babayev arriva nel 1992, anno in cui entra a far parte della Socar, la compagnia petrolifera statale dell’allora neonata Repubblica dell’Azerbaigian.

Dopo i primi anni impiegato nel settore marketing, nel 2008 viene nominato vicepresidente degli affari ecologici dell’azienda. Stando ad un documento diplomatico pubblicato da WikiLeaks, proprio in quell’occasione Babayev si è fatto promotore della prima conferenza sull’ecologia nella storia dell’Azerbaigian. È con lui che Socar avvia un processo di bonifica riguardante le vaste porzioni di territorio nazionale compromesse dallo sfruttamento dei combustibili fossili, che resta tuttavia la voce principale indiscussa dell’economia del paese. L’entrata in politica di Babayev avviene nel 2010, anno in cui viene eletto deputato per il partito al governo Nuovo Azerbaigian, vincitore di tutte le elezioni nel paese dal 1993. Dal 2018 è ministro dell’Ambiente e delle Risorse naturali di un paese che trae oltre i due terzi delle proprie ricchezze dai proventi di petrolio e gas.

Lo scetticismo intorno alla designazione

Secondo quanto comunicato dal sito Climate Home News, Babayev presiederà i colloqui, mentre il viceministro degli Esteri dell’Azerbaigian Yalchin Rafiyev sarà il suo principale negoziatore. Nonostante il ruolo principale negoziatore sia da sempre cruciale benché meno appariscente per il funzionamento dei negoziati sul clima, Rafiyev è stato descritto a più riprese come una figura di scarsa esperienza in materia. I registri dei partecipanti agli incontri delle Nazioni Unite suggeriscono che il suo primo incontro sul clima siano stati i colloqui annuali di Bonn nel giugno 2023, appena prima della Cop28 di dicembre. Ma più in generale è la nomina dell’Azerbaigian ad aver sollevato dubbi. L’analista dei negoziati di E3G, Tom Evans, citato proprio da Climate Home News ha definito la “insolita e inaspettata“, dal momento che il paese “non ha una lunga esperienza di diplomazia all’interno del ramo climatico delle Nazioni Unite”.

Come è avvenuto per Egitto ed Emirati Arabi Uniti, la scelta di assegnare l’organizzazione della Cop29 a Baku ha posto alcune questioni di ordine politico da non sottovalutare. Dal punto di vista geopolitico il 2023 è stato un anno denso di eventi per l’Azerbaigian, soprattutto per quanto riguarda Nagorno Karabakh, territorio abitato da popolazione armena nel quale si è riacceso un conflitto di lungo corso a settembre. Lo stesso Babayev, poco dopo essere diventato ministro, si era scagliato contro gli armeni citando la presunta “distruzione ecologica” portata nei territori rivendicati dall’Azerbaigian. L‘operazione militare lampo iniziata dall’esercito azero a settembre era terminata con un cessate il fuoco che ha di fatto sancito la riconquista pressoché totale del territorio da parte dell’esercito di Baku. Le conseguenze umanitarie sono state pesanti: basti pensare che oltre un quarto della popolazione locale, 28mila persone, è fuggito in Armenia per timore di rappresaglie del regime azero.

Anche sul versante interno la situazione farà discutere da qui ai prossimi mesi. Secondo Human Rights Watch, il paese che da 20 anni è governato dal leader autoritario Ilham Aliyev, nel 2022 aveva carcerato almeno 30 dissidenti politici. Anche la libertà di espressione è fortemente limitata, basti pensare che il paese è solo al 151esimo posto su 180 nella classifica annuale redatta da Reporter senza frontiere. Insomma, non il contesto ideale per tenere la prossima conferenza delle Nazioni Unite sul clima.

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