Nella casa degli skater, il comfort lo dà… lo skateboard

Dinamici, ecologici ed informali, gli skater creano ambienti casalinghi strutturati ad immagine e somiglianza della loro passione sportiva, tra atmosfere minimaliste, skateboard trasformati in mensole portaoggetti, rastrelliere di ferro o scarpiere dotate di spazi per riporre le tavole.

Qualunque skater al mondo potrà invariabilmente confermarcelo: uno skateboard rappresenta ben più di un semplice mezzo di locomozione o di una mera attività sportiva dal punto di vista di chi lo utilizza abitualmente ed ha costruito attorno ad esso un’estetica e una ritualità quotidiana inconfondibili. Inventato in California tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio dei Cinquanta su iniziativa dei surfisti che durante la stagione invernale rimpiazzavano le onde marine percorrendo su tavole a rotelle le superfici delle piscine vuote, lo skateboard conobbe, dagli anni Settanta in poi, una diffusione planetaria, divenendo, oltre che moda giovanile, sinonimo di una libertà un po’ anarcoide, alternativa ecologica ai veicoli a motore, ricerca di un approccio disinvolto e informale alla vita urbana e al contatto con la natura.

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Alle Olimpiadi di Tokyo 2020 lo skateboard, che dalla California è divenuto ormai un fenomeno planetario, esordirà come disciplina sportiva ufficialmente riconosciuta.

Per farsi un’idea della dimensione ormai universale assunta dal fenomeno, basti pensare che, oltre all’imminenza delle prime Olimpiadi di skateboard previste per il 2020 a Tokyo, il colosso svedese Ikea ha addirittura lanciato una linea espressamente concepita per la “casa ideale” dello skater, con tanto di portascarpe dotato di appositi scompartimenti nei quali riporre, accanto alle calzature, le preziose tavole a quattro ruote. 

Lo skateboard come prolungamento di sé

“I possibili impieghi della tavola di uno skateboard sono davvero molteplici” spiega Matilde Vedove, venticinquenne laureata in comunicazione e marketing trasferitasi da Milano a Barcellona con la precisa intenzione di vivere in una città ‘skate-friendly’. “Il compensato di legno d’acero canadese si adatta alle esigenze di chi utilizza il mezzo, che all’occorrenza può perfino trasformarsi in mensola porta-oggetti”, prosegue Matilde, approdata anni fa a questo sport dopo essere passata dallo sci alla pratica dello snowboard, decisamente più ‘free’ e affine all’attuale. “Qui a Barcellona esistono piazze appositamente create per ‘skeitare’, ed è possibile farlo sulle piste ciclabili o nelle vie pedonali, altrimenti si è passibili di multa. Esistono poi varie tipologie di skateboard, come ad esempio il ‘cruiser’, con ruote più morbide adatte all’asfalto, oppure il ‘longboard’, sulla cui tavola particolarmente lunga i padri possono portare in giro il loro bambino o un animale domestico posizionato davanti”.

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Un giovane padre si sposta col longboard insieme alla sua bambina

Tutto sembra insomma congiurare a far sì che lo skateboard sia percepito dagli appassionati come una sorta di versatile prolungamento di sé: “Oltre a sostituire la palestra e ad incoraggiare uno stile di vita sportivo, è estremamente facile da trasportare” aggiunge infatti Matilde. “Di solito lo si tiene con sé, sotto braccio, mentre si cammina a piedi, ma lo si può anche infilare nel bagagliaio di un taxi. E il mio rito di comfort domestico si consuma nel momento in cui prendo lo skateboard, che solitamente lascio nell’atrio oppure poggiato sull’uscio di casa, e lo porto dentro riponendolo sotto un tavolo: è il rilassante segnale della fine della giornata”.   

Il fascino dinamico dell’essenzialità 

“La vita di uno skater è strettamente connessa al suo habitat casalingo e residenziale” conferma Francesco Yu, che a Barcellona ha impiantato un vero e proprio ‘skate store’, battezzandolo con la denominazione di Venero, termine desunto dal castigliano arcaico popolare per indicare una fonte o sorgente. “La zona nella quale ho aperto il mio negozio era originariamente piuttosto malfamata, ma ora dispone di uno skatepark fronte mare ed è diventata un luogo residenziale abitato da persone benestanti”, aggiunge Francesco.

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Un mobile casalingo costruito con quattro tavole da skateboard

“L’arredamento della casa in cui vivo è modellato in funzione di quelle esigenze di praticità ed essenzialità imposte dalla mia routine quotidiana, e un elemento piuttosto peculiare consiste ad esempio in quelle specie di rastrelliere di ferro appositamente create dai fabbri per appendere le tavole. Pur possedendo un divano tradizionale, il luogo del relax e del comfort casalingo per me coincide con il mio tatami artigianale, realizzato a Barcellona: si tratta di quella base dura di fibra elastica su cui viene solitamente collocato il materasso del letto giapponese, cioè il futon, ma io lo utilizzo come l’equivalente minimalista, e pertanto ancor più comodo, del divano vero e proprio”.   

Lo skatepark privato come nuova frontiera di un comfort di nicchia

“Il mondo dello skateboard si è profondamente modificato negli ultimi decenni” sostiene Jonathan Gallo, che da ben 21 anni pratica questa disciplina, in funzione della quale ha scelto a sua volta di trasferirsi nel capoluogo catalano. “Gli skater di oggi trascorrono molto più tempo a casa su Instagram invece che in strada a ‘skeitare’”, rivela Jonathan. “L’acquisto delle tavole è ormai divenuto un vero e proprio fenomeno di collezionismo, che attribuisce un rilevante valore economico agli esemplari prodotti in tirature limitate oppure sponsorizzati da campioni e personaggi famosi. Per questa ragione è piuttosto frequente che gli skater appendano alle pareti delle loro case gli skateboard da collezione”.

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Ideato dai surfisti californiani che lo utilizzavano nelle piscine invernali vuote, lo skateboard è oggi preferibilmente praticato nei cosiddetti skatepark.

Ed è inevitabile che anche il concetto di comfort risulti influenzato da una simile passione feticistico-sportiva. “Se si pratica lo skateboard e si vuole sognare in grande” afferma infatti Jonathan “l’emblema della comodità non può più banalmente identificarsi con l’amaca del giardino, ma si coltiva il desiderio di poter un giorno farsi costruire in casa il proprio skatepark privato”.

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