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Il Nepal, nonostante le calamità naturali che lo hanno colpito nelle ultime settimane, è ancora un paese da seguire, un esempio nella gestione delle risorse naturali. In questo caso si parla di come sia riuscito a proteggere il rinoceronte indiano.
L’altra faccia del Nepal, quella che mette il sorriso, ha come oggetto la biodiversità. Nonostante il terremoto delle scorse settimane abbia messo in ginocchio gran parte della popolazione che vive nelle città, le specie animali sembrano aver trovato proprio in Nepal il loro rifugio ideale.
Il numero di rinoceronti indiani, infatti, è aumentato arrivando a quota 645, quest’anno. La maggior parte vive nel parco di Chitwan, nel Nepal sudoccidentale. Basta tornare indietro di dieci anni per rendersi conto che il numero è aumentato considerevolmente. Nel 2005 erano 375, ma la notizia straordinaria non finisce qui perché il trend di crescita si può dire più che solido visto che negli ultimi tre anni non si è verificato nessun caso di bracconaggio di rinoceronte.
“In un periodo in cui il mondo si trova in difficoltà nel proteggere la fauna, come i rinoceronti, il Nepal ha fatto registrare un miglioramento straordinario nella loro conservazione. È un successo raro nella storia della conservazione a livello mondiale, in cui i guardiani del parco e l’esercito nepalese ha gestito con successo le attività contro il bracconaggio” ha affermato Diwakar Chapagain del Wwf in un’intervista rilasciata al quotidiano britannico Guardian.
Un successo che controbilancia il disastro del Sudafrica che in questi giorni si trova a dover affrontare la quasi sicura estinzione del rinoceronte bianco dopo l’ennesimo anno di aumento del bracconaggio. Solo nel 2014 ne sono stati uccisi 1.215 contro i 1.004 dell’anno precedente e i 668 del 2012. Giusto per fare un confronto diretto, nel 2005, anno preso in considerazione per mostrare il successo nepalese, i rinoceronti uccisi in Sudafrica furono 13.
Il rinoceronte viene ucciso per via del corno, ritenuto terapeutico soprattutto in Asia dove viene venduto a peso d’oro sul mercato nero. Ovviamente queste proprietà medicinali sono assolutamente infondate, ma stanno portando all’estinzione diverse sottospecie, soprattutto del continente africano.
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