Nicola Magrin, il pittore che racconta la natura con gli acquerelli

La decisione di vivere in montagna, l’amicizia con Paolo Cognetti, l’amore per il viaggio e le vette. Un dialogo con Nicola Magrin, pittore e uomo.

Dipinge con un tratto tutto suo, a metà tra il sogno e il ricordo, la natura – specie le amate montagne – l’uomo (inteso come essere umano) e il rapporto che stabiliscono tra loro. Nicola Magrin è un pittore, un acquerellista per la precisione, ma anche un viaggiatore capace di trasmettere con una delicata potenza le sensazioni provate al cospetto dell’immensità e forza della natura in ogni sua forma.

Fresco, poetico e gentile, il suo lavoro è giunto alla ribalta grazie alle copertine di alcuni testi di grande successo, il cui più noto è sicuramente il romanzo Le otto montagne di Paolo Cognetti che ora è anche suo amico fraterno. Un artista, Magrin, che ha molto da dire, non solo attraverso le pennellate, ma anche con le parole.

Lo abbiamo incontrato prima della sua prossima mostra che inaugura il 24 marzo a Palazzo Gromo Losa di Biella nell’ambito del festival Viaggio. Orizzonti, frontiere, generazioni, per raccontarci da dove nasce la sua arte, la sua passione e la voglia di condividere tutto questo.

 

Nicola Magrin, un pittore, un viaggiatore

Quando incontriamo Nicola Magrin gli chiediamo subito se quei paesaggi e quelle atmosfere che tanto ci incantano nei suoi acquerelli, li ha vissuti davvero. Dalle sue parole capiamo che la storia artistica di Nicola Magrin, lombardo, classe 78, è strettamente connessa a quella personale. Le sue grandi passioni, per la montagna, la forma d’arte scelta e i viaggi, lo hanno portato dove è adesso.

In tanti lo conoscono per le copertine di noti romanzi, ma è un artista diplomato all’Accademia di Brera, che dipinge da 20 anni e dice di sé: “La gran parte della mia attività artistica è dipingere quadri, venderli e fare mostre. Tutto questo seguendo un discorso artistico legato all’uomo inteso come essere umano che si confronta con la natura, perché la natura – e questo è il motivo per il quale sono andato a stare in montagna – è la mia fonte di ispirazione, la mia figura femminile, quasi materna. Mi coccola e mi fa vedere come andare avanti in questo cammino della vita, sia mio personale, che di crescita e artistico. Nicola uomo e pittore è la stessa cosa. La mia voglia di stare lì tra i monti è per trovare la semplicità che altrove manca”.

Il pittore Nicola Magrin nel suo atelier a Monza dove vive
Il pittore Nicola Magrin nel suo atelier a Monza dove vive © Nicola Magrin

La vita in baita a Chiareggio in Valmalenco

Dunque un pittore che ama le montagne e viverci d’estate per trarne ispirazione. Dimenticate però quell’idea letteraria e romantica dell’eremita: “Il mio sogno è sempre stato avere una baita. La mia casa del cuore. E l’ho esaudito: per 3 mesi vivo in Valmalenco a Chiareggio, a circa 1700 metri. Quando sono lì, sono isolato ma in un quarto d’ora arrivo dove posso fare la spesa. Non c’è dunque alcuna volontà di eremitaggio. Anche se a Chiareggio non dipingo, mi disintossico non solo dalla città ma anche dal mio lavoro. Sto spesso con gli anziani del posto perché credo che abbiano molto da insegnarmi. In quei mesi estivi in montagna trovo delle risposte: non voglio dar per scontato nulla. Amo vivere a contatto con la natura, camminare, far fatica, lavorare con le mani. In baita la realtà è spartana: per esempio non ho l’acquedotto. Ho trovato una sorgente 200 metri più su della baita, dove ho messo una vasca da 200 litri. Ho scavato io insieme un amico montanaro con il piccone. Ho fatto molta fatica. Ma in questo modo ho portato l’acqua “a casa” e ogni due giorni vado a controllare che sia tutto a posto. Poi non ho il riscaldamento: ho la cucina in ghisa e un piccolo fornelletto, quindi devo fare legna. La luce c’è grazie a un pannello solare ma non è molto soleggiato da noi. Insomma: curare la baita è un lungo lavoro. Ho da fare. Torno alla sera stanco, ma sento l’odore del bosco, il rumore del torrente.”

Nicola Magrin e Macchia in montagna
Nicola Magrin e Macchia in montagna

L’incontro con Paolo Cognetti, i viaggi insieme in Nepal e in Alaska

Ma le vette e la natura che Nicola Magrin pennella non sono sempre e solo quelle della Valmalenco. Nicola ha viaggiato molto e ama parlarne. I lupi che spesso compaiono nei suoi acquerelli per esempio li ha visti davvero, un branco intero, nella British Columbia e ammette di aver avuto anche un po’ di paura. Ma da quando ha conosciuto Paolo Cognetti, i viaggi più importanti e segnanti, sia per la sua arte che per la sua vita, li ha condivisi con lui. La storia della loro amicizia è bella e semplice come spesso lo sono quelle che ci cambiano la vita.

“Quando io e Paolo siamo partiti insieme per il Nepal di fatto ci conoscevamo pochissimo. Il primo incontro risaliva ad anni prima a Monza in una libreria dove presentava un suo piccolo libro “Il ragazzo selvatico”, una sorta di prequel de “Le otto montagne”: un diario che racconta la sua decisione di stare in montagna a Estoul, in Valle d’Aosta. Un testo che ho amato molto. C’erano pochi spettatori a quella presentazione e gli parlai. Mi ero “trovato” subito con lui e ciò che raccontava perché anch’io avevo deciso di passare parecchio tempo in montagna e avevo anche esposto una mostra sulla mia vita in alpeggio per 3 mesi in Valtellina. Così gli regalai il catalogo di quella mostra e lui ricambiò con il suo libro e, osservando il mio lavoro, mi disse che io con gli acquerelli avevo espresso ciò che lui aveva descritto con le parole ne Il ragazzo selvatico. Il mio lavoro secondo Paolo sarebbe stato perfetto per la copertina del suo libro”.

Da quella mostra Nicola ha cominciato a lavorare per l’editoria, cosa che non aveva mai fatto: venne chiamato nel 2012 da Einaudi per realizzare la copertina di un libro a quattro mani “Presente”. Il risultato piacque e continuò la collaborazione per i romanzi di Primo Levi. Senza dimenticare i suoi acquerelli che per Tea sono diventati le copertine dei libri di Tiziano Terzani.

Ma torniamo all’incontro con Paolo Cognetti: “Ci siamo ritrovati dopo anni: mi ha chiamato lui, voleva un mio quadro per la copertina di quello che sarebbe diventato “Le otto montagne”. Mi diedero solo poche righe di sinossi per poter lavorare. Le lessi e mi venne la pelle d’oca perché in quelle parole c’erano i ricordi delle mie estati in montagna, i racconti degli anziani che mi hanno influenzato, i boschi, la natura, l’educazione sentimentale montanara, l’amore per la natura che da sempre ho dentro di me. Realizzai degli acquerelli tra o quali Paolo scelse quello che è ora la copertina del libro”. Fu un successo per il romanzo e anche un volano per il lavoro di Nicola Magrin. Il libro è stato tradotto in tutto il mondo e in molti paesi è stata utilizzata la copertina originale.

“Da lì nacque l’idea del primo viaggio insieme nell’Himalaya. Un lungo cammino nel Dolpo, una regione sperduta nel Nepal: 3 settimane in tenda tra i 4000 e i 5000 metri. Siamo stati sempre insieme: a -15 gradi di notte, raccontandoci la nostra vita. A questa prima avventura ne sono seguite altre 2 nepalesi e una in Alaska alla ricerca del Magic bus di Christopher McCandless, pensando ai testi di Krakauer, ma anche di Rigoni Stern, Henry David Thoreau, Jack London, Raymond Carver, Ernest Hemingway, maestri sia miei che di Paolo. È stato un viaggio meno faticoso dell’altro ma ugualmente affascinante. Dall’esperienza è stato anche realizzato un documentario Rai Sogni di grande nord. Durante l’avventura in Alaska è nata l’idea di un mio libro: dopo tante copertine con le mie immagini, sentivo la voglia di realizzare un libro davvero mio e di condividerlo. Di ritorno dall’Alaska poi è arrivato il covid e ho avuto il tempo di dedicarmi a questo progetto: mi sono chiuso in studio e “Altri voli con le nuovole” è uscito l’anno scorso per Salani“.

Il libro di Nicola Magrin Altri voli con le nuvole edito da Salani
Nicola Magrin – Altri voli con le nuvole  – Salani

La montagna va conquistata

Ammirando le opere di Nicola Magrin e ascoltando i suoi racconti, non possiamo non chiederci cosa pensi della montagna ora, del suo stato di salute dovuto ai cambiamenti climatici: “L’anno tragico è stato quello appena passato: ho visto letteralmente piangere le montagne. Si scioglieva tutto. Da me, in Valmalenco, ci sono ancora dei grandi ghiacciai. Ma intorno al Disgrazia (una montagna delle Alpi Retiche occidentali alta 3678 metri) vedevo cascate immense, avevo anche paura.  La Valmalenco è fatta di grandi gole con le montagne vicinissime: io mi sento protetto, altri soffocare. Il mio libro “Altri voli con le nuovole” è anche un omaggio a questa natura che stiamo mangiando. La stiamo depredando. Ma ricordiamoci: basta che lei faccia uno scossone e ci fa fuori in un attimo.

La montagna va rispettata e conquistata a fatica. Ad alta quota tutto è una lezione di vita. E per questo insisto a star su: perché quando sono lì si torna un po’ indietro nel tempo, quando eri felice dopo aver raggiunto ciò che desideravi. Credo profondamente a un ritorno alle origini. Sono affascinato da queste storie e parlarne a mio parere serve. Anche nel mio lavoro “racconto” il potere della natura salvifica. La mia non è certo arte di denuncia ma mostrare la bellezza tutt’intorno e delle montagne è comunque importante. Dipingo quello che ho vissuto e visto: questo mi hanno insegnato le parole di Rigoni Stern”.

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