Golpe in Niger, i paesi dell’Ecowas preparano gli eserciti

Le undici nazioni appartenenti all’Ecowas hanno posto i rispettivi eserciti in stato d’allerta per un possibile intervento armato in Niger.

La Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas) ha disposto nella giornata di giovedì 10 agosto, al termine di un vertice tenuto ad Abuja, in Nigeria, “l’attivazione immediata” delle proprie forze di intervento al fine di “ripristinare l’ordine costituzionale” a seguito del colpo di stato del 26 luglio scorso in Niger. La stessa organizzazione, immediatamente dopo il golpe, aveva concesso una settimana di tempo ai militari che hanno destituito il presidente Mohamed Bazoum, prendendo il potere a Niamey, per tornare sui loro passi. Tuttavia, alla scadenza dell’ultimatum non è stato avviato alcun intervento militare, come minacciato dai paesi membri.

La Nigeria: cercare comunque una via pacifica in Niger

Il summit di Abuja determina però un passo proprio in tale direzione, anche se le diplomazie delle nazioni dell’Ecowas fanno sapere di voler comunque tentare una via pacifica per risolvere la questione. Il presidente della Nigeria, paese che ha ospitato il vertice, Bola Tinubu, ha spiegato che al momento nessuna opzione è scartata. E ha aggiunto che, nonostante la decisione di porre in stato d’allerta gli eserciti, la via del dialogo rimane quella privilegiata.

Mohamed Bazoum
La prima foto ufficiale del presidente destituito del Niger, Mohamed Bazoum, durante un incontro col presidente del Ciad © Presidency of Chad / Handout/Anadolu Agency via Getty Images

Più risoluto è apparso invece il presidente della Costa d’Avorio Alassane Ouattara, che ha precisato anche gli effettivi del contingente che sarebbe messo a disposizione dalla sua nazione: un battaglione di 850-1.100 uomini: “I golpisti possono decidere di andare via già domani mattina e in questo caso non ci sarà alcun intervento da parte degli eserciti. Dipende tutto da loro. Noi siamo determinati a far tornare il presidente base come nell’esercizio delle sue funzioni”, ha affermato il leader ivoriano.

Da parte della giunta militare che ha preso il potere in Niger, tuttavia, i segnali che arrivano non sono positivi. Prima è giunta la minaccia di uccidere il presidente destituito in caso di intervento armato da parte di stati stranieri. Quindi è stato rimosso il precedente governo e ne è stato insediato uno nuovo, con a capo un civile, ma i cui posti chiave sono occupati da militari.

Preoccupazione per le condizioni di detenzione di Bazoum

Da parte sua l’Unione Europea ha espresso nella mattinata di venerdì 11 agosto la propria “profonda inquietudine di fronte al deterioramento delle condizioni di detenzione del presidente nigerino destituito”. “Abbiamo fatto sapere ai dirigenti militari che li riterremo responsabili della sua sicurezza e della sua salute”, ha aggiunto il segretario di Stato americano Anthony Blinken.

A rendere ancora più complesso il quadro della situazione c’è il fatto che non tutti i paesi africani sono pronti ad intervenire in Niger: al contrario, il Burkina Faso e il Mali hanno dichiarato che un eventuale invasione da parte delle nazioni dell’Ecowas verrebbe considerato come una dichiarazione di guerra anche nei loro confronti.

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