Perché la Germania deve risarcire le aziende energetiche sul nucleare

La Germania deve risarcire alcune compagnie che avevano investito sul nucleare, ma la transizione verso le rinnovabili è inarrestabile.

Era il 2011 quando la cancelliera tedesca Angela Merkel decide di spegnere tutti i reattori nucleari, entro il 2022, per far spazio all’energia pulita e rinnovabile. La decisione però, presa sull’onda del disastro giapponese di Fukushima, secondo la Corte costituzionale avrebbe danneggiato alcuni dei principali gruppi energetici tedeschi, ai quali spetta ora un indennizzo.

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Dopo il disastro nucleare di Fukushima, Angela Merkel ha disposto la chiusura delle centrali nucleari in Germania / foto di Thomas Starke/Getty Images

Un esproprio a danno delle aziende energetiche

La pronuncia dei giudici di Karlsruhe arriva in risposta ai ricorsi presentati lo scorso marzo da E.ON, Rwe e Vattenfall, le tre principali aziende energetiche della Germania, affermando che “la decisione di chiudere tutti gli impianti nucleari entro il 2022 equivale a un esproprio“. La normativa deliberata dal governo quindi dovrà essere rivista integrando dei risarcimenti la cui entità sarà definita dalle sentenze dei tribunali civili.

Le aziende si ritengono – naturalmente – soddisfatte della decisione perché lo stato ha riconosciuto i loro diritti. Anche il governo la pensa così: il sottosegretario all’Ambiente, Jochen Flasbarth, ha detto che la legge verrà modificata “in modo da tener conto di queste piccole mancanze entro la scadenza del giugno 2018. La cosa buona è che la Corte ha confermato che non c’era nulla da obiettare sull’iter legislativo nel suo complesso“.

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Lo smaltimento delle scorie è stato quantificato in 23,6 milierdi di euro / foto di Sean Gallup/Getty Images

Quanto costa smaltire le scorie nucleari

Nel 2011, il governo aveva disposto l’immediata chiusura delle otto centrali nucleari più vecchie e l’interruzione delle attività entro il 2022 per le altre nove. Le aziende hanno chiesto un risarcimento complessivo di 20 miliardi di euro per far fronte alle spese di smaltimento e di stoccaggio delle scorie a loro carico. Tra l’altro, come riporta il Sole 24 Ore, il valore in borsa delle tre aziende citate ha subìto un forte ribasso: E.On, ad esempio, ha chiuso il 2015 con una perdita netta di sette miliardi, la maggiore della sua storia.

Nel disegno di legge presentato dal governo a ottobre, i costi derivanti dalla chiusura delle centrali e stoccaggio delle scorie nucleari sono stati stimati in 23,6 miliardi, cifra richiesta dallo stato ai quattro operatori del settore (Eon, Rwe, EnBW e la svedese Vattenfall), che ne avevano già accantonati 17,4 miliardi. Questo fondo passerà ora sotto il controllo statale.

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Oggi il 26 per cento dell’energia elettrica in Germania è prodotta da fonti rinnovabili / Foto by Sean Gallup/Getty Images

Il cambio di paradigma è già in atto

Da quando è stata annunciata la chiusura delle centrali atomiche, la Germania ha investito nelle fonti rinnovabili, più sicure e pulite. Sebbene oggi il 44 per cento della produzione elettrica sia coperta dal carbone, il 26 per cento viene prodotto grazie a eolico, solare e altre rinnovabili. La previsione è quella di arrivare al 2025 con una produzione elettrica da rinnovabili del 40-45 per cento sul totale della domanda.

Nessun altro paese con dimensioni paragonabili alla Germania è finora stato in grado di programmare un cambio di paradigma energetico di questa portata, si faceva notare in un articolo precedente, in così poco tempo ma soprattutto investimenti da mille miliardi di euro per i prossimi 20 anni.

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