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L’Autorità per la sicurezza nucleare francese ha concesso l’ok a proseguire la costruzione del reattore Epr di Flamanville. Greenpeace: “Contraddittorio”.
“Una notizia eccellente”. Laurent Thieffry, direttore del cantiere di Flamanville, in Francia, dove è in costruzione il nuovo reattore nucleare Epr della società Edf, ha accolto con un sospiro di sollievo il via libera concesso all’impianto dall’Autorità francese per la sicurezza nucleare (Asn). Quest’ultima ha infatti approvato, sebbene in via preliminare e ponendo alcune condizioni, la prosecuzione dei lavori, dopo due anni di test resi necessari in seguito alla scoperta – alla fine del 2014 – di alcune anomalie nel fondo e nella parte sommitale della struttura di copertura del reattore stesso.
Per questa ragione, già nella primavera del 2015 il presidente dell’Asn Pierre-Franck Chevet aveva sollevato la questione nel corso di un’audizione di fronte al Senato di Parigi, dichiarando senza mezzi termini: “Il problema individuato è molto serio. Coinvolge una delle componenti principali della struttura”. Si tratta infatti di un elemento progettato per contenere il cuore del reattore: la barriera fondamentale che, in caso di incidente, deve difendere l’ambiente dalla radioattività.
Ciò nonostante, l’autorità transalpina ha disposto che si potrà utilizzare la copertura benché solo nei primi anni di servizio della centrale. In questo periodo, Edf dovrà effettuare controlli particolari “al fine di assicurare l’assenza di ulteriori segni di anomalie” sul fondo della struttura. Ma dal momento che, per ragioni tecniche, non è possibile monitorare allo stesso modo anche la parte sommitale, l’Asn ha imposto che l’intero pezzo venga sostituito entro la fine del 2024.
Un’operazione il cui costo – anche tenuto conto delle dimensioni della struttura: 425 tonnellate, undici metri di altezza e cinque di diametro – è stato indicato in circa 100 milioni di euro. Tutti a carico dell’azienda pubblica francese. La copertura dovrà infatti non soltanto resistere alle radiazioni, ma anche a temperature e pressione potenzialmente elevatissime. “L’acciaio della struttura – ha spiegato al quotidiano 20Minutes Yves Marignac, direttore di Wise-Paris, istituto specializzato nella ricerca nel settore dell’energia – deve contenere normalmente lo 0,2 per cento di carbonio. In questo caso siamo a 0,3: potrebbe sembrare un’inezia, ma è sufficiente a dimezzare la tenuta meccanica e quindi il grado di sicurezza».
È per questa ragione che le associazioni ecologiste francesi hanno attaccato duramente la decisione dell’Asn. Yannick Rousselet, direttore della campagna nucleare di Greenpeace, ha parlato di contraddizioni: “Da una parte, l’Autorità chiede di cambiare la copertura perché non è sicura e ammette i problemi sui controlli tecnici da effettuare. Dall’altra, autorizza il reattore a funzionare a pieno regime”.
La décision de l’ASN sur l’#EPR de #Flamanville est devenue politique. @N_Hulot doit intervenir et rentrer dans le débat. pic.twitter.com/4cJF17mhDq
— Greenpeace France (@greenpeacefr) 28 giugno 2017
A prevalere, secondo il militante, sono stati gli interessi economici: “Edf e Areva erano con le spalle al muro. Un no da parte dell’Asn avrebbe generato un effetto-domino: anche gli altri reattori Epr in programma a Hinkley Point, nel Regno Unito, ad Olkiluoto, in Finlandia, e in Cina sarebbero naufragati. Sarebbe stata al fine della filiera nucleare francese”. Per questo Greenpeace ha lanciato un appello al nuovo ministro dell’Ecologia, Nicolas Hulot affinché intervenga bloccando la costruzione.
Il parere definitivo dell’Autorità per la sicurezza nucleare è previsto per il prossimo mese di ottobre. Nel frattempo, il cantiere della centrale di Flamanville ha già accumulato sei anni di ritardo rispetto alla tabella di marcia prevista, mentre i costi già sono arrivati a 10,5 miliardi di euro.
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