Zurigo e Ginevra, valanga di sì all’addio al nucleare
La consultazione popolare ha indicato una netta maggioranza di favorevoli, il 58,2 per cento: un dato superiore anche alle attese, dal momento che i sondaggi che hanno preceduto il voto avevano ipotizzato un risultato meno ampio. Solamente tre cantoni, sui ventisei in totale presenti nella confederazione, hanno detto “no” alla nuova disciplina, sostenuta sia dal governo che dal Parlamento. A Zurigo, il cantone più popoloso della Svizzera, lo scarto è risultato ancora più ampio: i “sì” sono arrivati attorno al 60 per cento. Mentre a Ginevra l’addio al nucleare si è rivelato un plebiscito: circa il 70% di favorevoli.
“Si tratta di un giorno storico per tutti gli ecologisti. Così il nostro paese potrà entrare nel Ventunesimo secolo energetico”, ha dichiarato la deputata dei Verdi Adèle Thorens Goumaz parlando alla televisione pubblica Rts. Ma al fianco degli ambientalisti si era schierato quasi tutto l’arco parlamentare svizzero, ad eccezione della sola Udc (Unione democratica di centro), movimento populista anti-europeo e anti-immigrazione
Per la Svizzera si tratta del risultato di uno lungo processo di riflessione avviato all’indomani della catastrofe di Fukushima. Qualche settimana dopo l’incidente in Giappone, infatti, la confederazione elvetica aveva deciso di chiudere parte dei suoi cinque reattori nucleari a partire dal 2034, anche se le autorità avevano spiegato che lo stop sarebbe dovuto arrivare dopo 50-60 anni di attività di ciascun impianto. Un primo tentativo referendario (per chiudere tre reattori) era fallito nel mese di novembre del 2016: all’epoca a votare a favore era stato il 45,77 per cento degli elettori.
La transizione costerà non più di 36 euro a famiglia all’anno
Di qui la scelta del governo di elaborare una nuova riforma, indicando stavolta nel 2050 la data di abbandono totale dell’atomo. La prima centrale nucleare a fermare i battenti dovrebbe essere quella di Beznau, situata nel cantone settentrionale di Aargau, non lontano dalla frontiera con la Germania. Essa è infatti in servizio ormai da ben 47 anni. Si tratta della più vecchia centrale nucleare del mondo, dopo la chiusura del reattore di Oldsbury, nel Regno Unito, disposta nel 2012.
Al contempo, la Svizzera ha lanciato un piano di forte riduzione dei consumi: la strategia punta ad operare, grazie all’efficienza energetica residenziale e industriale, un calo del 16 per cento entro il 2020 e del 43 per cento entro il 2035 (rispetto ai livelli del 2000). Il governo di Berna ha stimato il costo che la manovra comporterà per le famiglie svizzere: 40 franchi (36,5 euro) all’anno in media rispetto ad oggi. Un aggravio che però potrà essere ampiamente compensato proprio grazie alle politiche di efficientamento.
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