Un nuovo pericolo per gli orsi polari, i cuccioli sono minacciati da agenti inquinanti

Secondo uno studio italiano i contaminanti organici persistenti alterano il latte delle femmine avvelenando i piccoli orsi polari.

In natura l’orso polare (Ursus maritimus) non ha nemici, questi enormi predatori sono infatti al vertice della catena alimentare dell’ecosistema artico. Questi plantigradi sono però minacciati dall’aumento delle temperature globali che sta sciogliendo i ghiacci artici, il ghiaccio marino si fonde prima in primavera e si forma più tardi in autunno, complicando non poco la caccia degli orsi. Oltre a questo allarmante fenomeno gli orsi devono fare i conti anche con un nuovo, subdolo, nemico dal nome onomatopeico e apparentemente innocuo: i Pop, ovvero i contaminanti organici persistenti.

Mamma orsa con il suo piccolo
Le femmine di orso polare partoriscono di solito due gemelli. I cuccioli vivono con la madre per circa 28 mesi (Photo by Steven Kazlowski / Barcroft Media / Getty Images)

Cuccioli d’orso in pericolo

Secondo lo studio Risk of Pop mixtures on the Arctic food chain, condotto dai ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca, la presenza dei contaminanti organici persistenti minaccia in particolare i cuccioli di orso polare. “Il rischio rappresentato dai Pop è mille volte superiore alla soglia di sicurezza per i cuccioli di orso che si nutrono di latte contaminato”, si legge nella ricerca pubblicata sulla rivista Environmental Toxicology and Chemistry.

Perché i piccoli orsi sono i più colpiti

La presenza di questi agenti inquinanti rappresenta un pericolo poco significativo per le altre cerature artiche, “il rischio è quasi inesistente per i pesci e relativamente basso per le foche”, mentre è “molto elevato per gli orsi polari e drammatico per i loro cuccioli”. La spiegazione di questa disparità è che i Pop, essendo liposolubili, si accumulano nei tessuti adiposi degli animali, contaminando così il latte delle femmine di orso polare. “Questo lavoro è il primo tentativo di quantificare il rischio complessivo dei Pop per l’ecosistema artico – ha dichiarato Sara Villa, ricercatrice di Eco-tossicologia all’Università di Milano-Bicocca – e di definire una classifica al fine di evidenziare le sostanze chimiche più pericolose nella miscela”.

Mamma orsa con i suoi due cuccioli
Le femmine di orso polare si prendono cura dei loro cuccioli senza l’aiuto del maschio (Photo credit should read PAUL J. RICHARDS/AFP/Getty Images)

Cosa sono i Pop e perché sono pericolosi

I Pop, acronimo dell’inglese Persistent organic pollutants, sono sostanze chimiche altamente tossiche resistenti alla decomposizione in grado di persistere nel tempo anche per decenni. Una maggiore concentrazione di queste sostanze, che possono essere trasportate a grandi distanze, si rileva nelle aree più fredde e si depositano nei ghiacciai di montagna. I Pop possono avere varie conseguenze sugli organismi colpiti, danneggiando il sistema riproduttivo, alterando il sistema endocrino inibendo degli ormoni (sono stati registrati frequenti casi di ermafroditismo fra gli orsi polari) e provocando patologie tumorali. Per contrastare e limitare i Pop negli anni Settanta è nata la Convenzione di Stoccolma, alla quale hanno aderito quasi tutti gli stati del mondo, tra cui non figurano però Italia e Stati Uniti.

Anziana Inuit canadese
Nonostante gli effetti dell’esposizione alle sostanze tossiche dipendano da molti fattori, fra cui la concentrazione dei composti nell’ambiente e la durata dell’esposizione, oggi evidenze sperimentali hanno dimostrato gli effetti di alcuni Pop, come la tossicità sul sistema riproduttivo, disturbi al sistema immunitario e le patologie tumorali (Photo by �� Christopher J. Morris/CORBIS/Corbis via Getty Images)

L’impatto sulla salute umana

Questi inquinanti, oltre a minacciare gli orsi polari, rappresentano un pericolo anche per gli esseri umani, anche se le informazioni sulla tossicità di questi composti sono, nella maggior parte dei casi, piuttosto scarse. In passato gli Inuit, le popolazioni native dell’Artico, sono stati esposti ad un rischio paragonabile a quello stimato per gli orsi polari. Paradossalmente lo stile di vita globalizzato e occidentale, che ha gradualmente spazzato via la loro cultura e che sta distruggendo il loro ambiente, li ha salvati, negli ultimi anni infatti le loro abitudini sono cambiate e la loro alimentazione dipende sempre meno dalla pesca e dalla selvaggina. “I risultati dello studio dimostrano che le misure di controllo internazionali sono efficaci nel ridurre il rischio per gli ecosistemi – ha spiegato Marco Vighi, del Imdea Water Institute – tuttavia è fondamentale estendere l’applicazione della Convenzione di Stoccolma ai Pop esistenti non ancora controllati e ai nuovi contaminanti di recente o futura produzione”.

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