
Secondo il primo studio a indagare le cause del crollo della Marmolada, costato la vita 11 persone, l’evento è dovuto in gran parte alle alte temperature.
Una fotografia scattata alle Svalbard mostra con cruda chiarezza il fenomeno dello scioglimento dei ghiacci artici che sta minacciando la sopravvivenza degli orsi (e di tutti noi).
L’orso polare (Ursus maritimus) è il più grande carnivoro terrestre del pianeta, in grado di superare i due metri e mezzo di lunghezza per gli ottocento chili di peso. Quello fotografato da Kerstin Langenberger in un’isola dell’arcipelago delle Svalbard, nel Mar Glaciale Artico, invece, è una pallida caricatura del maestoso plantigrado.
L’immagine catturata dalla fotografa naturalista per conto del Wwf mostra un animale denutrito e spossato, che avanza con passo malfermo su un’esile lastra di ghiaccio. La fotografia, con tutta la sua potenza espressiva, ci mette di fronte alle nostre responsabilità documentando le conseguenze dei cambiamenti climatici.
A causa dell’aumento delle temperature globali i ghiacci artici si stanno sciogliendo, fondendo letteralmente l’habitat degli orsi polari e costringendoli a percorrere grandi distanze, anche a nuoto, in cerca di cibo. Queste condizioni impongono agli animali periodi di digiuno sempre più lunghi, molti orsi, stremati dalla fame e dalla fatica, non riescono a sopravvivere.
Normalmente gli esperti considerano le Svalbard una zona non a rischio per gli orsi polari, dove la loro popolazione è stabile. La situazione che si trova visitando di persona l’arcipelago, testimonia però la fotografa, sarebbe un’altra: ghiacci che si ritirano a colpo d’occhio, e femmine affamate, ferite, con cuccioli che spesso non sopravvivono ai primi due anni di vita.
Se i maschi infatti trascorrono tutto l’anno sulla banchina polare, dove possono nutrirsi delle loro prede naturali, le foche, rimanendo così in perfetta salute, le femmine hanno spesso un altro destino. Recandosi sulla terra ferma per dare alla luce i cuccioli, spesso resterebbero bloccate a riva dal brusco ritirarsi del ghiacci nel periodo estivo, in un ambiente che non rappresenta per loro estraneo, e dove sono facilmente vittima della scarsità di cibo e di incidenti.
La foto di Kerstin Langenberger, vidimata dal Wwf, ora rappresenta un monito dell’urgenza e della gravità della situazione, e delle conseguenze inevitabili che avrà lo scioglimento dei ghiacci dovuto al riscaldamento globale.
Dall’altra parte del Mar Glaciale Artico, secondo i dati raccolti dagli scienziati nella Baia di Hudson, in Canada, per ogni settimana di anticipo sulla fusione dei ghiacci gli orsi perdono dieci chili di peso, fanno difficoltà ad allattare i cuccioli e sono visibilmente in condizioni di salute precarie. Questo perché rimangono più a lungo sulla terraferma, prolungando i periodi di digiuno.
La sopravvivenza della specie, classificata come “vulnerabile” nella Lista Rossa della Iucn, è a rischio. Secondo le stime dovrebbero sopravvivere in natura circa 20-25mila esemplari, il cui futuro è sempre più cupo.
Gli orsi abitualmente vagano sulla banchisa ghiacciata in cerca di foche, le loro prede preferite, il ghiaccio artico sta però scomparendo, assottigliandosi anno dopo anno. A causa dei cambiamenti climatici il ghiaccio marino si fonde prima in primavera e si forma più tardi in autunno.
Secondo i dati raccolti dagli scienziati nella Baia di Hudson, in Canada, per ogni settimana di anticipo sulla fusione dei ghiacci gli orsi perdono dieci chili di peso, fanno difficoltà ad allattare i cuccioli e sono visibilmente in condizioni di salute precarie.
Proprio come lo sfortunato mammifero protagonista della foto della Langenberger. La fotografa tedesca ha pubblicato l’immagine su Facebook con un commento amaro.
“Per turisti e fotografi la ragione principale per recarsi a Svalbard è quella di vedere gli orsi polari. A prima vista, tutto è come è sempre stato, con una delle popolazioni di orso polare più facilmente accessibili del mondo, fortemente protetta”. La realtà però è ben diversa.
“Mi sono resa conto che gli orsi in salute sono quasi esclusivamente i maschi che rimangono sulla banchisa tutto l’anno. Le femmine, al contrario, sono magrissime. Le mamme tendono a rimanere bloccate sulla terraferma e a perdere i cuccioli. Solo poche volte ho visto madri in carne con giovani altrettanto in salute. Spesso ho visto orsi terribilmente magri, come l’esemplare che ho fotografato. Una femmina ridotta ad uno scheletro, con problemi alla zampa anteriore, che vagava sulla banchisa nel disperato tentativo di cacciare un tricheco”.
Leggi anche: L’orso polare che soffre la fame per colpa del riscaldamento globale ritratto dal fotografo Paul Nicklen
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Secondo il primo studio a indagare le cause del crollo della Marmolada, costato la vita 11 persone, l’evento è dovuto in gran parte alle alte temperature.
Il traffico aereo è responsabile del 2,4% delle emissioni di CO2, il che rende urgente l’avvio di azioni concrete da parte del settore per limitare l’impatto dei voli. L’esempio virtuoso di Air Dolomiti.
Viviamo in un mondo caratterizzato da molte crisi: sanitaria, economica e climatica. Da qui, nasce l’idea di creare una Costituzione della Terra.
Con l’installazione di Termoli ha preso il via la campagna “L’impronta del gigante invisibile”: ognuno di noi produce 7 tonnellate di CO2 all’anno.
Catania vive ore drammatiche a causa di un ciclone che potrebbe trasformarsi in un Medicane (Mediterranean Hurricane), un uragano paragonabile a quelli di origine tropicale.
Intervista a Gianmaria Sannino, climatologo dell’Enea: il Mediterraneo è un hotspot climatico, 50 gradi in Sicilia rischiano di diventare una consuetudine.
Nuovo rapporto del Cmcc mostra che le ondate di calore e le alluvioni saranno comuni a tutte le città, con una tendenza di crescita che appare già in atto. Ma le politiche di adattamento funzionano.
Uno studio della Banca Mondiale ha stimato il numero di migranti che potrebbero fuggire dalle loro terre, entro il 2050, per colpa del clima.
Intervista a Piera Tortora, coordinatrice del progetto Sustainable ocean for all dell’Ocse: “Si rischiano effetti globali catastrofici e irreversibili”.