Giorno della memoria

Ogni giorno è il Giorno della memoria, un canto di libertà. Per non dimenticare

Il 27 gennaio è il Giorno della memoria, istituito 15 anni fa per commemorare le vittime della Shoah, il genocidio perpetrato dalla Germania nei confronti del popolo ebraico.

Sono passati 70 anni da quello stesso giorno del 1945, data della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz. Allora tutti ne siamo stati complici con l’ipocrisia e il silenzio ma poco è cambiato, quell’orrore l’uomo l’ha dimenticato: l’indifferenza, il razzismo, la violenza sono presenti tuttora. Discriminazioni etniche e terribili crimini hanno continuato a verificarsi nel tempo in Ruanda, in Armenia, nella ex Jugoslavia, in Iraq, in Afghanistan, in Siria, in Ucraina, in Nigeria; l’11 settembre a New York e a Parigi in quello che oggi hanno chiamato l’11 settembre europeo. Ma ognuno di noi, ogni giorno, è responsabile del mancato confronto con gli altri. Il Giorno della memoria deve ricordarci il sacrificio di milioni di ebrei ma anche tutte le vittime delle guerre e i diritti umani che sono stati violati nel mondo. Esiste una sola umanità e un grido di dolore è lo stesso in tutte le lingue e religioni. Dobbiamo piangere il ricordo del male del passato e del presente per cogliere l’opportunità di trovare l’antidoto all’orrore, insieme per il bene del futuro.

Ci troviamo di fronte a un mondo globalizzato ma senza dialogo, il rapporto tra differenti civiltà e religioni, oggi più che mai, sta assumendo una dimensione pericolosa e potrebbe generare una catastrofe. I fanatici, gli estremisti violenti vanno combattuti e puniti ma non si può condannare ogni musulmano. I terroristi sono altro. La violenza nasconde insicurezza e non si combatte con altra violenza. È il momento del coraggio, di evolvere per andare in un’altra direzione verso un dialogo vero atto a superare ogni discriminazione con l’integrazione di culture e religioni. Se viviamo con una visione di uguaglianza sarà più facile apprezzare le differenze. Come una mano ha cinque dita, così diverse e così complementari, così il mondo con cinque continenti, ognuno con differenti peculiarità, non deve dimenticare il valore dell’unità.

Questo editoriale è stato pubblicato il 27 gennaio 2015 sul quotidiano La Provincia

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