Il valore terapeutico della cannabis riconosciuto dall’Onu

Con 27 voti a favore, la Commissione delle Nazioni Unite sui narcotici ha rimosso la cannabis dalla tabella delle sostanze stupefacenti più pericolose.

Le Nazioni Unite hanno ufficialmente riconosciuto le proprietà mediche della cannabis. Fino a oggi la pianta figurava nella tabella IV della Convenzione unica sugli stupefacenti del 1961, quella dove si trovano le sostanze più pericolose. Questo ha ostacolato nel corso dei decenni il superamento dei tabù legati alla cannabis, soprattutto in ambito terapeutico. La decisione di oggi è allora una svolta che non porterà cambiamenti nell’immediato, ma che avrà un forte impatto simbolico e influenzerà le scelte future.

Per un solo voto

I 53 membri della Commissione delle Nazioni Unite sui narcotici erano chiamati a esprimersi su una serie di raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) relative al ricollocamento della cannabis all’interno delle tabelle sulle sostanze stupefacenti elaborate nel 1961. La pianta si è trovata fino a ora nella tabella IV, quella delle sostanze ritenute più pericolose, dove compare anche l’eroina.

C’era molta divisione sul tema e in effetti la votazione era già stata rinviata diverse volte. Ora 27 stati hanno votato a favore, 25 contro e uno, l’Ucraina, si è astenuto. Gli Stati Uniti, il Canada e quasi tutto il blocco europeo, tra cui l’Italia, hanno votato a favore del riconoscimento del valore terapeutico della cannabis, mentre paesi come la Cina, l’Egitto, l’Ungheria e la Russia si sono opposti, dichiarando che continueranno la loro guerra alla pianta. 

La maggioranza si è anche espressa con un altro voto contro l’inclusione dei derivati di Thc, il più noto principio attivo della cannabis, nella stessa tabella IV sulle sostanze pericolose. Qualche giorno fa la Corte europea di giustizia dell’Ue aveva intanto chiarito una volta per tutte che un altro principio attivo della pianta, il Cbd, non è da considerarsi come stupefacente.

Un cambio di mentalità

La cannabis viene usata come sostanza terapeutica da secoli. La sua inclusione nella tabella delle sostanze più pericolose ha certamente accentuato lo stigma attorno a essa, ma negli ultimi anni molte legislazioni nazionali hanno fatto passi avanti sul tema, superando la convenzione delle Nazioni Unite. In diversi stati americani, come il Colorado e la California, la marijuana è stata legalizzata in tutte le sue forme, mentre in altri, come l’Italia, il suo uso terapeutico è legale dal 2007. La pianta ha però continuato a vivere un clima ostile, con la conseguenza che a rimetterci sono stati soprattutto i malati, in termini di accesso alle cure.

Il riconoscimento del valore terapeutico della cannabis costituisce allora una svolta importante, perché modifica il terreno su cui il proibizionismo mondiale ha fino a oggi posto le sue basi. Non ci saranno trasformazioni nell’immediato, ma le legislazioni di domani non potranno non essere influenzate dal cambiamento di status della pianta, perché i governatori si basano proprio su questo tipo di convenzioni internazionali quando elaborano le loro normative. Inoltre, cresceranno l’attenzione e la ricerca medica sulla sostanza

“Finalmente la scienza diventa un elemento fondamentale per aggiornare decisioni di portata globale, come quelle delle convenzioni sulle droghe, non solo ai mutati scenari sociali e culturali ma anche alla luce del progresso scientifico”, ha sottolineato Marco Perduca, coordinatore della campagna Legalizziamo! dell’Associazione Luca Coscioni. La raccomandazione approvata oggi si basava su un’ampia letteratura scientifica, il voto favorevole costituisce dunque un riconoscimento globale di quello che la scienza prova a spiegare da tempo.

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