Nella notte di martedì 24 agosto si è tenuta a Tokyo, in Giappone, la cerimonia di apertura delle Paralimpiadi, la prima città ad ospitare questo evento due volte: nel 1964 e nel 2020, diventato poi 2021 a causa della pandemia di coronavirus.
Quando si svolgono le Paralimpiadi
I XVI Giochi paralimpici estivihanno luogo nella capitale nipponica dal 24 agosto al 5 settembre e vedono la partecipazione di 4.400 atleti (dei quali 2.318 uomini, 1.782 donne e 300 per le gare di categoria mista / open) che si sfidano in 540 gare di 22 sport diversi.
Durante l’emozionante cerimonia di apertura, sono stati la schermitrice Beatrice “Bebe” Vio, medaglia d’oro nel fioretto individuale a Rio 2016, e Federico Morlacchi, oro nel nuoto sempre a Rio, a portare la bandiera italiana, sfilando a fianco delle delegazioni degli altri paesi.
Medaglie da record
La prima medaglia per l’Italia è arrivata nella mattinata di mercoledì 25 agosto. Francesco Bettella, ingegnere biomeccanico di 34 anni, ha vinto il bronzo nei 100 dorso (classe S1) in 2’32”08.
— Comitato Italiano Paralimpico (@CIPnotizie) August 25, 2021
La prima medaglia d’oro invece è di Carlotta Gilli nei 100 delfino classe S13, che oltre alla medaglia stabilisce anche un nuovo record paralimpico (1’02’’65). Insieme a lei, anche Alessia Berra conquista un importante argento. Nel frattempo, Francesco Bocciardo ha vinto l’oro nei 200 stile libero classe S5 con un nuovo record paralimpico: 2’26’’76, mentre Monica Boggioni ha chiuso al terzo posto nei 200 stile libero classe S5.
Per le Paralimpiadi, la città di Tokyo si è dovuta reinventare per accogliere centinaia di migliaia di persone da nazioni e con abilità diverse. L’adozione dell’architettura inclusiva e del design universale è forse l’eredità più importante delle Olimpiadi e Paralimpiadi di Tokyo 2020. A beneficio, non solo delle persone con disabilità, ovvero il 7 per cento della popolazione giapponese e il 15 per cento di quella mondiale, ma di tutti. Nessuno escluso.
L’accessibilità, infatti, non riguarda solo la disabilità: ogni persona beneficia ogni giorno della possibilità di accedere a luoghi, servizi, prodotti con facilità e senza doverci pensare due volte. E Tokyo e altre località olimpiche hanno adottato centinaia se non migliaia di misure in diversi ambiti, dal design degli stadi alla viabilità, per consentire a tutti l’accesso ai Giochi.
Le novità negli stadi delle Paralimpiadi
La punta di diamante è il “nuovo” stadio olimpico di Tokyo, progetto dall’archistar giapponese Kengo Kuma. Ci sono molti posti riservati agli spettatori in carrozzina che sono stati messi ad un’altezza tale per cui la vista non viene bloccata anche se le persone di fronte si dovessero alzare.
Esistono anche le cosiddette “calm down rooms”, stanze in cui le persone sensibili agli stimoli possono recuperare calma e serenità, e addirittura, si tratta del primo stadio dotato di un’area dedicata ai cani guida.
C’è ancora molto lavoro da fare
Anche il resto della città ha visto cambiamenti notevoli. Il 96 per cento delle stazioni della metropolitana e della ferrovia sono fruibili senza usare gradini o scale e tutte sono dotate di percorsi tattili.
Ma lo stesso livello di accessibilità non è ancora stato raggiunto in altre parti del paese, soprattutto in quelle rurali e, in alcuni casi, i cambiamenti sono arrivati troppo lentamente. Ad esempio, è stato incrementato il numero di posti per i viaggiatori in carrozzina sul treno ad alta velocità, lo Shinkansen, da 1 fino a 6 posti per treno. Una decisione per cui molti si battevano da ben prima di Tokyo 2020.
Altro ambito, in cui però rimane molto da fare, è quello dell’accessibilità a strutture come gli alberghi, per non parlare di bar e ristoranti, famosi in Giappone per essere davvero minuscoli e che spesso hanno il tradizionale gradino all’ingresso. Secondo una nuova legge negli alberghi con più di 50 stanze, almeno l’1 per cento deve avere certe caratteristiche architettoniche dedicate, ma le stanze accessibili rimangono solo lo 0,4 per cento in Giappone e le regolamentazioni sono ancora scarse.
Dal 1964 al 2020
Le Paralimpiadi di Tokyo 1964 cambiarono la visione della disabilità in Giappone: molti iniziarono ad accettare le persone con disabilità come individui in grado di fare cose incredibili. Bisogna però stare attenti. Per quanto sia importante celebrare gli individui appunto, ovvero gli atleti olimpici e paralimpici che fanno cose incredibili, bisogna anche situarli in un contesto più ampio e domandarsi se le società da cui provengono mettano tutti nelle condizioni di brillare a tal punto dal vincere una medaglia olimpica.
Si spera che la vera eredità di Tokyo 2020 sia aver stimolato una conversazione in cui le voci delle persone con le disabilità sono quelle principali e che permetta di costruire una società davvero inclusiva. Dove, ad esempio, i paratleti possano allenarsi non solo in centri specializzati, ma accedere a tutte le strutture sportive e dove il confine tra sport per persone con e senza disabilità sia sempre più sottile.
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