Per il parlamento britannico la repressione cinese degli uiguri è genocidio

Con una mozione bipartisan la Camera dei Comuni britannica ha ufficialmente riconosciuto il genocidio degli uiguri. Una posizione condivisa da Usa e Canada.

Il parlamento britannico ha stabilito che quello messo in atto dalla Cina contro gli uiguri è genocidio. La Camera dei Comuni ha approvato una mozione bipartisan contro gli abusi e le violazioni dei diritti umani perpetrate nei confronti della minoranza musulmana dello Xinjiang, non vincolante per il governo ma che certamente avrà ripercussioni sui rapporti sino-britannici. Nelle scorse settimane Pechino aveva sanzionato diversi politici, avvocati e altre personalità inglesi, questo mentre anche gli Stati Uniti e il Canada hanno sdoganato ufficialmente il termine genocidio.

Una protesta contro il genocidio degli uiguri
Una protesta contro il genocidio degli uiguri © Chip Somodevilla/Getty Images

La svolta britannica

La Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio stabilisce che si è davanti a questo crimine quando si mettono in pratica azioni “con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale: uccisione di membri del gruppo; lesioni gravi all’integrità fisica o mentale di membri del gruppo; il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale; misure miranti a impedire nascite all’interno del gruppo; trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro”. 

Diversi rapporti internazionali e inchieste hanno dimostrato che nello Xinjiang ci sono fino a due milioni di uiguri rinchiusi in campi di rieducazione e sottoposti ai lavori forzati, è in atto un processo di distruzione del patrimonio culturale musulmano, vige un controllo delle nascite che passa attraverso aborti forzati e sterilizzazioni e, infine, la sorveglianza di massa si insinua in ogni aspetto della quotidianità. La Gran Bretagna nelle scorse settimane aveva comminato una serie di sanzioni contro funzionari di Pechino responsabili in prima linea della repressione uigura e il Segretario di Stato per gli Affari Esteri Dominic Raab aveva parlato della “più grande detenzione di massa di un gruppo etnico e religioso dalla seconda guerra mondiale”. La Cina aveva risposto inserendo nella sua black list politici, avvocati e accademici inglesi. Una precipitazione delle relazioni diplomatiche che ora vive un nuovo capitolo, decisamente più compromettente.

La Camera dei Comuni ha riconosciuto ufficialmente che quello che si sta consumando nello Xinjiang per mano delle autorità cinesi è genocidio. Una presa di posizione non vincolante ma che è stata condivisa da tutti i parlamentari e che dunque assume un valore simbolico molto forte e non potrà non avere un’influenza sull’esecutivo. Come ha dichiarato Yasmin Qureshi, parlamentare laburista, “mentre non dobbiamo mai abusare del termine genocidio, non dobbiamo mancare di usarlo quando è giustificato”. E intanto il governo ha annunciato una riduzione del 95 per cento degli aiuti allo sviluppo alla Cina, parte di un più ampio taglio al bilancio estero britannico ma certamente influenzato nella sua portata dalle tensioni recenti sui diritti umani.

Il precedente di Stati Uniti e Canada

La Gran Bretagna non è la prima potenza occidentale a parlare di genocidio riguardo alla questione uigura. In una delle sue ultime dichiarazioni, la ormai ex amministrazione Usa di Donald Trump aveva rivolto questa specifica accusa nei confronti di Pechino, sottolineando come l’attenta valutazione dei fatti non poteva non far parlare di genocidio. L’Ufficio del consulente legale del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti a febbraio ha dichiarato che “non ci sono prove sufficienti” per usare quello specifico termine, in una valutazione che ha sollevato diverse critiche perché focalizzata solo sul primo punto della definizione internazionale di genocidio, quella sulle uccisioni di massa. In quell’occasione, comunque, si era parlato di crimini contro l’umanità. 

Allo scadere di marzo il Dipartimento di Stato Usa della nuova amministrazione di Joe Biden ha però accusato ufficialmente la Cina di aver commesso un genocidio contro gli uiguri. Come si legge nel rapporto, le operazioni messe in atto da Pechino e che hanno portato a questa presa di posizione statunitense sono “detenzione arbitraria o altre gravi privazioni della libertà fisica di oltre un milione di civili; sterilizzazione forzata, aborti forzati e un’applicazione più dura delle politiche cinesi di controllo delle nascite; stupri; tortura di un gran numero di persone detenute arbitrariamente; lavoro forzato; e l’imposizione di restrizioni draconiane alla libertà di religione o credo, alla libertà di espressione e alla libertà di movimento”. 

Anche il parlamento canadese a febbraio ha approvato una mozione che accusa la Cina di genocidio contro la minoranza musulmana dello Xinjiang. Un plebiscito di 266 voti a favore e zero contrari, accompagnato da un’altra mozione che chiede al Comitato olimpico internazionale di cambiare sede ai Giochi olimpici invernali del 2022, che dovranno tenersi a Pechino.

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