Diritti umani

Costa Rica, assassinato Sergio Rojas Ortiz, leader degli indigeni Bribri

L’uomo, alla guida di un movimento per la rivendicazione delle terre indigene nella provincia Puntarenas, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco.

Le popolazioni indigene del pianeta, parte essenziale della diversità umana e indispensabili custodi delle foreste, sono sotto attacco. In molte aree del pianeta, in particolare in America Latina, i popoli nativi vedono infatti minacciati i loro già esigui diritti e coloro che decidono di non chinare il capo vengono troppo spesso ammazzati. La lista degli attivisti per l’ambiente e i diritti umani assassinati cresce a ritmi agghiaccianti. L’ultima vittima è Sergio Rojas Ortiz, leader della comunità indigena Bribri della Costa Rica.

Foresta nebulare di Monteverde
In America Latina vivono 42 milioni di indigeni, che costituiscono circa l’8 per cento della popolazione totale © Lorenzo Brenna/LifeGate

L’ennesimo attivista assassinato

Ortiz, 59 anni, è stato assassinato la notte del 18 marzo mentre si trovava nella sua abitazione nella comunità di Yeri, nel territorio indigeno di Salitre, nella provincia di Puntarenas, in Costa Rica. Due vicini hanno riferito di aver sentito ben 15 colpi di arma da fuoco e all’arrivo dei soccorritori l’uomo era già morto a causa delle ferite riportate.

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La lotta per la terra

Sergio Rojas Ortiz era una attivista per la tutela dei diritti umani, membro del Frente nacional de pueblos indígenas (Frenapi) e coordinatore legale e politico del consiglio tradizionale Bribri, popolazione nativa che abita alcune aree rurali e forestali della Costa Rica. L’uomo si batteva da anni per rivendicare il diritto dei nativi alle proprie terre ancestrali, opponendosi ai coloni che sostengono di esserne i proprietari e giudicano abusiva la presenza degli indigeni.

Una morte annunciata

A causa del suo impegno sociale, Ortiz e altri membri della sua comunità avevano già ricevuto numerose minacce di morte e l’uomo aveva già denunciato un tentativo di omicidio ai suoi danni. La stessa sera dell’assassinio, poche ore prima di essere ucciso, il leader indigeno, secondo quanto riferito dia media locali, aveva accompagnato due uomini della sua comunità a sporgere denuncia per le minacce che avevano ricevuto da alcuni proprietari terrieri.

 

Giustizia per Sergio Rojas Ortiz

L’omicidio ha naturalmente scosso la comunità Bribri che è scesa in piazza per denunciare l’accaduto e ora chiede giustizia. Il Frenapi ha evidenziato la responsabilità del governo costaricano, chiedendo “una spiegazione immediata per questo ultimo episodio di sangue e violenza contro il popolo indigeno della Costa Rica”. Il procuratore generale della Repubblica, Emilia Navas, ha annunciato la formazione di un’apposita squadra di pubblici ministeri per indagare sul caso.

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Bribri in pericolo

Da anni il popolo Bribri è oggetto di violenza, minacce e ritorsioni, tanto che la Commissione interamericana per i diritti umani (Cidh), nel 2015, ha ordinato al governo della Costa Rica di adottare misure per proteggere i membri delle comunità Bribri e Térrabas dagli agricoltori non autoctoni. Ciononostante, accusano le organizzazioni per i diritti dei nativi, poco è stato fatto per migliorare la sicurezza degli indigeni, minacciati quasi quotidianamente dagli accaparratori di terre con metodi violenti, facendo detonare piccoli esplosivi, sparando nelle loro proprietà e bruciando i loro alberi.

Panorama costaricano
In Costa Rica sopravvivono otto comunità native: Cabecar, Bribri, Ngäbe-Bugle, Térrabas, Borucas, Huetares, Malekus e Chorotegas, i cui diritti vengono spesso calpestati © Lorenzo Brenna/LifeGate

Futuro incerto per i nativi della Costa Rica

Nonostante la legge indigena della Costa Rica del 1977 vieti la vendita di terreni all’interno di riserve indigene, non è chiaro come gestire quei terreni acquistati prima dell’entrata in vigore della legge, indebolendo l’applicazione della stessa. Nonostante i reiterati attacchi ai danni dei nativi, secondo a ong per i diritti umani Forest Peoples Programme, nessun responsabile è stato perseguito. A causa dell’inefficace supporto del governo, i nativi hanno deciso di lottare autonomamente per riappropriarsi delle proprie terre ancestrali, esponendosi però a violente ritorsioni.

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