Investimenti sostenibili

Salone Sri. Questi segnali ci dimostrano che la finanza sta cambiando rotta

È tangibile l’ottimismo che si respira al Salone Sri di Milano. I relatori raccontano a LifeGate cos’è cambiato nel mondo della finanza sostenibile.

Alla seconda edizione del Salone Sri di Milano c’erano più di trecento persone. Investitori, professionisti, aziende, giornalisti. Un successo per ETicaNews, che ha organizzato quest’appuntamento proprio al centro della Settimana Sri, ma più in generale un successo per il mondo della finanza responsabile, che ha dimostrato di non essere più solo materia per pochi appassionati. Noi di LifeGate c’eravamo come media partner, e abbiamo potuto raccogliere le impressioni a caldo dei relatori.

La sostenibilità guadagna sempre più spazio

Francesco Bicciato, segretario generale del Forum per la finanza sostenibile, non nasconde il suo ottimismo. “Gli ultimi 15 mesi sono stati sorprendenti per quanto riguarda l’incremento della finanza sostenibile. Sorprendenti sul piano dell’interesse da parte degli investitori, sia retail sia istituzionali. Sorprendenti perché abbiamo avuto un incremento del 30 per cento delle adesioni al Forum, arrivando a 73 soci. Sorprendenti perché alcuni avvenimenti hanno dato una spinta importante al mercato Sri: la Cop 21, l’enciclica Laudato Si di papa Francesco, la richiesta di trasparenza e chiarezza da parte degli investitori, un accresciuto interesse e sensibilità verso i temi Esg (ambientali, sociali e di governance). La finanza sostenibile è definitivamente uscita dalla nicchia, è diventata mainstream anche per alcuni interlocutori istituzionali come i ministeri dell’Economia e delle Finanze e quello dell’Ambiente. Siamo nel momento giusto sul tema giusto. Ora ciò che bisogna fare è non mollare ed estendere la platea il più possibile”.

Cos’è successo negli ultimi anni nel mondo della finanza sostenibile

Ma quali sono gli episodi concreti e più recenti che testimoniano questo cambiamento? Francesco Bicciato del Forum per la Finanza Sostenibile e Gian Franco Giannini Guazzugli, componente del comitato esecutivo di Anasf (l’associazione di categoria dei consulenti finanziari), citano pressoché gli stessi esempi. In primis l’Etf low carbon lanciato dalla Cei, la conferenza episcopale italiana, che aggiunge un tassello alla scelta di decine di organizzazioni cattoliche di disinvestire i propri capitali dal carbone e dal petrolio. Nel frattempo si assiste all’incremento continuo e vertiginoso del volume di green bond emessi in tutto il mondo: “Oggi ne sono stati emessi sul mercato altri tre, ogni giorno è così”, ha ricordato durante il Salone Sri Pietro Calati di Fideuram Asset Management Ireland. Insieme ai green bond, si guarda con sempre maggiore interesse al mondo dei social bond e dei social impact bond. Non è un caso se Efpa Italia, quest’anno, abbia dedicato il suo meeting nazionale di Venezia proprio al tema della sostenibilità.

I criteri Esg conquistano anche i grandi patrimoni

I criteri Esg (ambientali, sociali e di governance) sono diventati focali anche per i family office, i centri di controllo dei patrimoni delle grandi famiglie della ricchezza italiana. Parola di Patrizia Misciattelli delle Ripe, fondatrice e presidente di Aifo (Associazione Italiana Family Officer), un organismo che lavora su varie dimensioni (informazione, educazione e advisoring) per fare in modo che, in un panorama che diventa sempre più complesso con l’avvicendarsi delle nuove generazioni, questi patrimoni siano gestiti con metodo.

“Le metodologie con cui opera un Family Office sono molto coerenti con i principi Esg e, conseguentemente, ne supportano l’affermazione”, spiega a LifeGate. “Le strategie Esg sono un fattore di contenimento del rischio e questa è la ragione per cui gli investitori più illuminati le chiedono come prerequisito nelle strategie di gestione. È dimostrato altresì, dalle serie storiche, che hanno performance allineate (se non superiori) ai titoli tradizionali. Quindi crediamo che tutti i gestori debbano fare lo sforzo di sviluppare conoscenze innovative che permettano di unire le valutazioni tradizionali alle valutazioni ambientali, sociali e di governance”. Per i family office, continua, questi fattori sono ancora più dirimenti. “I grandi patrimoni hanno in sé implicitamente l’obbligo di sostenere la nascita di un’economia che risponde alle esigenze del futuro“.

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