Le piante sono intelligenti, parola del neurobiologo italiano Stefano Mancuso

Le piante rendono possibile la vita dell’umanità sul nostro pianeta e ora, grazie all’esperto di neurologia vegetale Stefano Mancuso sappiamo pure che sono esseri intelligenti.

Il neurobiologo italiano Stefano Mancuso ha lavorato instancabilmente per poter dire al mondo che le piante sono creature intelligenti, capaci di comunicare tra loro per cercare le sostanze nutritive, riprodursi e difendersi dai predatori. Il naturalista Charles Darwin ha introdotto questa nozione negli ultimi decenni del 1800, anche se non è mai stato preso sul serio. Fino all’intervento di Mancuso.

The roots of plant intelligence è il titolo della sua prima conferenza al Ted in cui ha rivelato a migliaia di utenti in tutto il mondo una nuova e affascinante verità sulle forme di vita più longeve del nostro pianeta.

Come funziona l’intelligenza delle piante

A differenza degli organismi animali che hanno il cervello, le piante utilizzano le loro numerose radici, che spesso sono milioni e milioni, per svolgere molte funzioni. Mancuso paragona questo meccanismo a internet: ogni estremità della radice, detta apice radicale, lavora insieme alle altre come se fossero collegate in una rete e anche quando la pianta perde il 90 per cento o più delle proprie radici riesce a sopravvivere e continua a comunicare con gli altri organismi vegetali. Questo è un grande vantaggio sugli animali che morirebbero velocemente se perdessero le funzionalità del cervello. Le piante hanno i sensi più sviluppati rispetto agli animali dato che ogni apice radicale è in grado di rilevare e monitorare almeno quindici diversi tipi di parametri chimici e fisici allo stesso tempo. La “zona di transizione” è la parte della pianta dove viene consumato più ossigeno e dove arrivano la maggior parte dei segnali. Questi, come i neuroni del cervello umano, hanno la funzione di scambiare informazioni.

Comunicazione e movimenti delle piante

Le piante comunicano in modo sorprendente. Interagiscono tra di loro e distinguono quelle che appartengono alla propria famiglia e quelle che fanno parte di un’altra specie. Dato che i loro movimenti sono limitati, affidano agli animali alcuni compiti: durante l’impollinazione attraggono gli insetti, gli uccelli, i rettili e i pipistrelli con le sostanze chimiche che producono. Gli animali si cibano del loro dolce nettare pieno di energia e in cambio trasportano il polline, permettendo a molte specie vegetali di riprodursi.

Mancuso, direttore del Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale (Linv), vicino a Firenze, spiega che il comportamento delle piante è stato per lo più ignorato perché esse, a differenza degli animali, non attraggono il nostro interesse a causa della loro immobilità.

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Alberi nel parco nazionale del monte Rainier, Stati Uniti © Rocco Passafaro

L’importanza delle piante

Per dirla con le parole dello stesso Mancuso: “Dipendiamo dalle piante, quindi tutelarle è necessario se si vuole tutelare l’uomo”. Infatti, il neurobiologo è convinto che le piante dovrebbero essere trattate con più rispetto e avere dei diritti come li hanno gli esseri umani e gli animali.

Le specie vegetali, molte delle quali ancora sconosciute all’uomo, rappresentano più del 99 per cento della biomassa terrestre. Gli uomini e gli animali non raggiungono neppure l’uno per cento. Tuttavia alcune attività umane come la deforestazione e problemi ambientali causati dall’uomo come l’inquinamento e i cambiamenti climatici provocano la scomparsa di molte specie vegetali, ogni giorno. Le piante, però, rendono possibile la vita sul nostro pianeta, ci danno l’ossigeno che ci serve per respirare e contribuiscono al verificarsi delle precipitazioni, della pioggia e se si estinguessero la Terra sarebbe deserta e sterile.

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