La Greenschool di Bali insegna la sostenibilità agli ambientalisti del futuro

Nella Greenschool di Bali, tutta in bambù e senza pareti, la sostenibilità è il tema centrale di un’istruzione rivolta a una nuova generazione di ambientalisti.

È una scuola speciale attiva dal 2008, nata dal sogno di John e Cynthia Hardy: creare un luogo rivolto all’insegnamento olistico integrato nella natura dove formare le persone che si occuperanno della tutela ambientale nel futuro. La Greenschool (scuola verde) sull’isola indonesiana di Bali va dall’asilo alla scuola superiore e il suo programma è incentrato sulla sostenibilità e sulla conservazione dell’ambiente, aprendo ai suoi studenti le porte alle migliori università al mondo.

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Come nasce la Greenschool di Bali

La Greenschool è stata fondata da John e Cynthia Hardy, una coppia incontratasi a Bali, con una visione comune sull’importanza di preservare l’ambiente per le generazioni future. Quando è arrivato a Bali nel 1975 John, canadese, era uno studente d’arte interessato nell’artigianato indonesiano. Cynthia, americana, è arrivata nell’isola nel 1982 e qui ha fondato una piccola produzione di gioielli. L’idea di creare una scuola è nata perché volevano che la figlia Elora frequentasse una scuola vera e propria, dopo anni di insegnamento privato a casa. L’ispirazione per il progetto, partito nel 2006, è venuta anche grazie al libro Three springs (“tre fonti”) di Alan Wagstaff – diventato poi direttore didattico della Greenschool – in cui la scuola viene descritta come una comunità costruita intorno a temi condivisi, e il documentario Inconvenient truth con protagonista l’ex vice presidente Usa Al Gore.

ponte greenschool
Il ponte in bambù per accedere alla Greenschool © Maria S.Thorpe

La Greenschool si trova a nord di Denpasar e a sud di Ubud ed è stata aperta a settembre 2008 con 90 studenti. La sede è stata progettata nella giungla e tra i campi di riso e vi si accede attraversando un ponte in bambù lungo 22 metri sopra il fiume Ayung. Gli edifici, tutti collegati, sono senza pareti e realizzati in bambù, materiale locale prodigioso con cui sono state costruite anche le strutture esterne e gli arredi. Oggi gli studenti sono 400 e l’approccio didattico della scuola è diventato un esempio d’istruzione volta ad educare alla sostenibilità. La struttura ha vinto nel 2010 il prestigioso premio di architettura istituito dall’Aga Khan iraniano.

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Greenschool
L’ingresso della Greenschool, la cui sede è interamente aperta, cioè senza pareti © Maria S. Thorpe

Il programma didattico

“Immagina una scuola senza pareti – dice John Hardy – una sede aperta che accende i sensi e la naturale curiosità dei bambini, un posto dove sviluppare innovazione, creatività e apprendimento, una comunità che si è radunata da tutti gli angoli del globo per condividere nuove esperienze, un luogo di gioia”. Questa è la visione della Greenschool. “Crediamo in tre semplici regole: lavorare sul territorio, lasciare che sia l’ambiente la nostra guida e pensare sempre come i nostri nipoti saranno condizionati dalle nostre azioni”.

Integrità, responsabilità, empatia, comunità, equità, pace, sostenibilità, fiducia: sono questi gli otto valori su cui si basa la didattica della Greenschool. “Abbiamo costruito la scuola per creare un nuovo paradigma nell’insegnamento. Vogliamo che i nostri bambini e ragazzi coltivino la sensibilità che li renderà capaci di adattarsi ed essere propositivi nel mondo, che sviluppino attenzione spirituale e intuizione emotiva. Li incoraggiamo a essere consapevoli delle possibilità che la vita offre”.

Come si insegnano i valori della sostenibilità

Il metodo d’insegnamento della Greenschool è quello di educare alla sostenibilità attraverso la creazione di una comunità integrata che pone questo tema al centro, adottando un apprendimento attivo in un ambiente naturale, senza barriere fisiche né mentali. Un approccio olistico guida gli studenti e li accompagna a sviluppare le proprie potenzialità per diventare “green leader”, cioè persone che possano influenzare i temi della salvaguardia ambientale.

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È inoltre possibile visitare la Greenschool. Così si possono vedere i bambini e i ragazzi che imparano con il metodo del “learning by doing” (imparare facendo) che combina teoria e pratica, ascoltare le loro accese e profonde discussioni sull’agricoltura, l’energia e l’economia, e assistere a come sviluppano giorno dopo giorno la loro crescita personale come membri di una comunità consapevole di poter fare la differenza. E viene da pensare a quanto sarebbe bello ripetere il modello della Greenschool in altri contesti.

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