I Massive Attack hanno un piano per ridurre l’impronta ambientale della musica live

I Massive Attack hanno commissionato al Tyndall Center for Climate Change Research uno studio per indagare l’impatto ambientale dei propri live con l’obiettivo di fornire soluzioni concrete all’industria musicale per ridurre la propria impronta ambientale.

A pochi giorni dalla dichiarazione dei Coldplay di voler rinunciare ai concerti dal vivo fino a quando non riusciranno a renderli il più sostenibili possibile, arriva una nuova iniziativa dai Massive Attack. 

La band di musica elettronica, attiva da quasi trent’anni, ha commissionato al Tyndall Center for Climate Change Research dell’Università di Manchester uno studio per quantificare e indagare l’impatto ambientale dei propri live. L’obiettivo è quello di sviluppare un vero e proprio metodo di ottimizzazione delle risorse e fornire soluzioni tangibili su come l’intera industria musicale possa ridurre la propria impronta ambientale: delle vere e proprie raccomandazioni e linee guida a livello di settore per arrivare ad avere spettacoli live completamente carbon free entro il 2050.

Lo studio affidato al Tyndall Center

Il Tyndall Center è un’istituzione che riunisce ricercatori di vari Paesi, provenienti da diversi ambiti delle scienze sociali, naturali e ingegneristiche, che sviluppa e offre risposte ai cambiamenti climatici, fornendo review dettagliate sull’impatto ambientale delle proprie scelte a governi, industrie e imprenditori.

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In questo caso gli scienziati raccoglieranno ed esamineranno tutti i dati sulle emissioni dei prossimi concerti della band, focalizzandosi in particolare sulle tre macroaree chiave in cui vengono generate le maggiori emissioni di CO2 nel settore dei grandi concerti live: i viaggi della band e i trasporti necessari alla produzione, gli spostamenti del pubblico e l’impronta ecologica sulle singole venue scelte.  I risultati saranno pubblicati e condivisi con tutti gli organizzatori di produzioni live, promotori e proprietari di festival e locali, per favorire una rapida e significativa riduzione delle emissioni. 

I Massive Attack e il loro impegno ecologico

La band di Bristol e da sempre in prima linea sulle questioni ambientali: tra le altre cose hanno lavorato e appoggiato il movimento di disobbedienza per il clima Extinction Rebellion.  Come lo stesso Robert del Naja dei Massive Attack ha ammesso, recentemente si è molto discusso sull’emergenza climatica grazie soprattutto agli scioperi degli studenti in tutto il mondo, agli arresti di attivisti e al dibattito innescato su larga scala da personaggi pubblici, anche in ambito musicale. 

Robert Del Naja dei Massive Attack durante una performance live.
Robert Del Naja dei Massive Attack sul palco del Westonbirt Arboretum © Simone Joyner/Getty Images

In un articolo sul Guardian, il membro fondatore della band ha dichiarato: “L’industria musicale ha un grande impatto sull’ambiente (…) Come band che ha suonato in tournée in tutto il mondo per diversi anni, abbiamo avuto motivo di riflettere per lungo tempo sul nostro impatto ambientale e, in generale, sull’impronta ecologica dell’intero settore musicale”. 

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Come molte altre band, anche i Massive Attack hanno messo in atto iniziative “unilaterali”, come lo stesso del Naja le definisce, per compensare le proprie emissioni: hanno piantato alberi, hanno vietato l’uso di plastica monouso nei loro concerti e hanno viaggiato in treno quando possibile. 

Ma del Naja ha aggiunto: “Per quanto importanti siano queste iniziative, gli studi dimostrano che i fattori più inquinanti sono altri: gli spostamenti del pubblico e l’impatto sulle singole location dei concerti rappresentano fino al novantatre percento di tutte le emissioni di CO2 generate dai principali eventi musicali”, e affidare al Tyndall Center la mappatura dell’impronta ecologica del proprio tour rappresenta per la band un atto concreto verso un vero e proprio cambiamento sistematico.

“Ogni settore ha diversi gradi di impatto di carbonio da affrontare e abbiamo bisogno di parternariati come questo per cercare di ridurre le emissioni di carbonio su tutta la linea”, ha affermato il ricercatore del Tyndall Center Chris Jones, mentre la direttrice del centro Carly McLachlan ha dichiarato: “Ogni settore deve far parte della transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio”.

Secondo il centro, i concerti dal vivo creano, infatti, 405mila tonnellate di emissioni di gas serra ogni anno solo per quanto concerne tour e produzioni di concerti. Di questa cifra, il 33 percento è legato al pubblico che viaggia dà e verso la location.

Il concerto a Liverpool nell’estate 2020

Questo nuovo approccio all’organizzazione dei propri concerti partirà subito: i Massive Attack hanno, infatti, annunciato un grande spettacolo che si svolgerà nella città di Liverpool che sarà “super-low carbon”. La data esatta non è ancora stata rivelata, ma si svolgerà nella prossima estate.  Questo primo concerto segnerà la prima fase della partnership con il Tyndal Center e il gruppo lavorerà a stretto contatto delle istituzioni cittadine per produrre un evento pionieristico. Il concerto offrirà l’opportunità di testare una prima gamma di soluzioni presentate nel rapporto della commissione del Tyndall Center.  

Sul loro profilo Twitter, i Massive Attack hanno dichiarato di essere grati per la risposta straordinariamente positiva che hanno ricevuto dall’intero settore musicale e che non vedono l’ora di esplorare le soluzioni sociali e scientifiche alle sfide per il futuro in risposta all’imperativo della decarbonizzazione.

I Massive Attack sul palco del Weekendance 2007 a Barcellona © flickr.com/alterna2

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