
Dai Massive Attack a Billie Eilish, alcuni artisti impegnati per l’ambiente si distinguono più di altri per le loro iniziative, messaggi e azioni concrete.
L’organizzazione non governativa caraibica Panos Caribbean ha lanciato il progetto Voices for climate change education, per diffondere messaggi ambientalisti attraverso la musica.
Spiagge, mare e musica: quando si parla dell’arcipelago caraibico non si può non pensare alla profonda tradizione musicale delle sue isole. Ci sono alcuni luoghi dove si dice che gli abitanti abbiano il ritmo nel sangue e i Caraibi sono sicuramente uno di quei luoghi.
La musica è così tanto insita nei popoli caraibici che la Panos Caribbean, un’organizzazione non governativa con sede a Port-au-Prince, ad Haiti e un ufficio a Kingston, in Giamaica, ha deciso di utilizzarla come veicolo di messaggi ambientalisti.
Sin dal 1986, Panos Caribbean lavora per amplificare le voci dei poveri e degli emarginati attraverso i media e assicurare la loro inclusione nel dibattito pubblico e politico. Panos lavora per promuovere la partecipazione di tutti i gruppi nella società e ottenere le responsabilità dei leader politici. I progetti portati avanti spaziano da questioni relative a bambini e giovani alla salute pubblica, dalla differenza di genere all’ambiente.
Ed è proprio su quest’ultima tematica che l’organizzazione ha lanciato la sua ultima iniziativa. Voices for climate change education è, infatti, una campagna con l’obiettivo di sensibilizzare quattro comunità in tutta la Giamaica sulle devastanti conseguenze che i cambiamenti climatici hanno sul Pianeta e, in particolar modo, sulla regione caraibica che sta già subendo gli effetti di gravi siccità, uragani e alluvioni che ne influenzano negativamente lo sviluppo economico e sociale.
Da gennaio scorso fino al prossimo agosto, quindi, Panos collabora con ciascuna delle quattro comunità per aumentare la consapevolezza delle conseguenze dei cambiamenti climatici e promuovere pratiche intelligenti per contrastarli. Lo fa attraverso la musica, mobilitando talenti artistici locali e nazionali che insieme stanno prendendo parte a seminari e workshop per comprendere i cambiamenti in atto e poter creare messaggi efficaci su di essi. Sono in programma anche sei concerti che si terranno fino al prossimo agosto 2019, in cui il collettivo di musicisti si esibirà per proporre la musica frutto della collaborazione.
La campagna Voices for climate change education 2019 è stata implementata nel progetto di miglioramento dei dati climatici e gestione delle informazioni (Icdimp) del Planning institute of Jamaica nell’ambito del Programma speciale per la resilienza del clima della Giamaica.
Già nel 2015 il cantautore giamaicano Aaron Silk con altri artisti, tra cui il musicista del Belize Adrian Martinz, aveva partecipato alla Cop21, la conferenza sul clima delle Nazioni Unite di Parigi, proponendo il brano 1.5 to stay alive, con cui ci si raccomandava di fissare il limite di un grado e mezzo al riscaldamento globale.
[vimeo url=”https://vimeo.com/148224635″]Video Cano Cristales[/vimeo]
In quel frangente il messaggio musicale a supporto della delicata posizione dei piccoli Stati insulari in via di sviluppo era stato significativo (Small island developing States, che comunemente sono definiti come “canarini in una miniera di carbone” quando si tratta dei cambiamenti climatici visto che per primi sono costretti a vivere l’impatto devastante dell’innalzamento del livello del mare).
Anni dopo, il messaggio di Aaron Silk continua a risuonare nei Caraibi occidentali grazie a Panos Caribbean: i musicisti che aderiscono al progetto Voices for climate change education hanno prodotto, infatti, un nuovo brano dal titolo 1.5 Is Still Alive. Uscito in occasione della Giornata mondiale della Terra il 22 aprile scorso, il testo è del poeta e drammaturgo Kendel Hippolyte: un appello a far sentire la propria voce nella lotta contro il cambiamento climatico. Nelle parole di Hippolyte: “Non possiamo guardare i nostri figli e i loro figli e dire loro che non abbiamo fatto nulla”.
L’accordo di Parigi firmato durante la conferenza sul clima del 2015 ha invitato tutti i Paesi a: “Proseguire gli sforzi per limitare l’aumento della temperatura a 1,5 gradi Celsius rispetto alla media preindustriale”. Ma il riscaldamento globale è sulla buona strada per superare il grado e mezzo già nel 2040 e un aumento della temperatura media globale superiore avrà un impatto disastroso, soprattutto sui Caraibi e sulle altre regioni vulnerabili del mondo.
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