Diritti umani

Perù, nuove strade nella foresta amazzonica minacciano gli indigeni

Le federazioni indigene del Perù si oppongono alla proposta di legge che promuove la costruzione di nuove autostrade in alcune delle aree più remote dell’Amazzonia peruviana.

Le strade da un lato, facilitando le comunicazioni e riducendo la necessità delle importazioni, sottintendono una crescita economica, dall’altro però lasciano ferite difficilmente rimarginabili sull’ambiente e rischiano di compromettere fragili ecosistemi e il sostentamento delle persone che abitano i luoghi attraversati da queste strade. È quanto sta accadendo in Perù, una proposta di legge prevede infatti la costruzione di nuove autostrade in alcune delle aree più remote dell’Amazzonia peruviana, vicino al confine con il Brasile.

Strada nell'Amazzonia peruviana
Le autostrade sono particolarmente pericolose per le popolazioni indigene in “isolamento” perché, a causa della mancanza di difese immunologiche dei nativi, rendono più facile la trasmissione di malattie potenzialmente letali © Brent Stirton/Getty Images

A rischio nativi e biodiversità

Le nuove infrastrutture potrebbero avere gravi conseguenze su una serie di aree naturali protette, tra cui quattro parchi nazionali, e cinque riserve per le popolazioni indigene che vivono in “isolamento”. Per questo le federazioni indigene del Perù e numerose organizzazioni per i diritti umani hanno espresso preoccupazione per la proposta di legge.

Un provvedimento illegale

Secondo gli oppositori, oltre a minacciare le foreste, la biodiversità e le popolazioni indigene, la proposta di legge violerebbe le leggi peruviane e internazionali, gli accordi commerciali con gli Stati Uniti e l’Unione europea, gli impegni internazionali per la mitigazione dei cambiamenti climatici in Perù e una richiesta avanzata dalla Commissione interamericana per i diritti umani.

Strade per il commercio (?)

La legge è stata proposta lo scorso aprile da Glider Ushñahua Huasanga, membro del Congresso ed esponente del partito di Fuerza Popular, guidato da Keiko Fujimori. L’obiettivo è quello di costruire autostrade nella regione di Ucayali, al fine di facilitare il trasporto dei prodotti agricoli per le persone che vivono in aree remote, aumentando così il commercio e lo sviluppo economico. Molti oppositori credono però che il vero motivo dietro la proposta di legge sia quello di rendere accessibili territori altrimenti remoti, aprendoli così al disboscamento e all’estrazione mineraria.

Indigeni peruviani
Oltre a portare malattie le autostrade potrebbero anche incoraggiare attività illegali e alterare le fonti di sussistenza dei nativi © Mario Tama/Getty Images

Si rischia un etnocidio

Il paventato sviluppo avrebbe però un prezzo molto alto, e c’è chi parla di genocidio ed etnocidio. Julio Cusurichi Palacios, presidente della federazione indigena Fenamad e vincitore nel 2007 del prestigioso premio Goldman Environmental Prize, crede che le autostrade nella regione di Ucayali avrebbero conseguenze catastrofiche per le popolazioni indigene che vivono in “isolamento”, in particolare per quelle che abitano nel parco nazionale dell’Alto Purus e nella riserva Madre de Dios. “Per loro un’autostrada significherebbe la morte – ha affermato – è un grave pericolo”. Dello stesso avviso è un’altra rappresentante del Fenamad, la deputata Tania Pariona Tarqui, del partito Movimiento Nuevo Peru. “Non è un’esagerazione parlare di etnocidio – ha detto la donna al quotidiano The Guardian. – Il contatto non solo espone le popolazioni indigene a epidemie e malattie cui i loro sistemi immunologici non riescono a far fronte, ma alla dipendenza dal mondo esterno. L’esperienza ha dimostrato che da progetti di questo tipo finiscono per beneficiare maggiormente le economie illegali, come il narcotraffico, il prelievo di legname e l’estrazione mineraria”.

Deforestazione nell'Amazzonia peruviana
Tra le aree minacciate dalla nuova proposta di legge c’è il parco nazionale dell’Alto Purus, il più grande parco nazionale del Perù che si estende per oltre 2,5 milioni di ettari e comprende le sorgenti dei principali affluenti del Rio delle Amazzoni © Brent Stirton/Getty Images

C’è chi dice no

Diverse entità statali peruviane, oltre alle ong e ai diretti interessati, hanno espresso preoccupazione per la proposta di legge. Ad agosto il ministro della Giustizia e dei diritti umani ha scritto una lettera al presidente del Congresso, Luis Galarreta Velarde, in cui chiedeva di “adottare tutti i mezzi necessari per proteggere le vite e l’integrità delle popolazioni indigene in isolamento”. All’inizio di dicembre anche il ministro della Cultura ha scritto a Luis Galarreta Velarde, definendo la proposta di legge “non fattibile” e sottolineando il potenziale impatto sulle popolazioni indigene.

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