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Da Londra arriva The Pink Floyd exhibition a Roma: al Macro la mostra multimediale che ripercorre i 50 anni degli innovatori del rock che inventarono la psichedelia e segnarono un’epoca.
A 50 anni dalla nascita del gruppo musicale tra i più innovativi e di successo della storia del rock, arriva The Pink Floyd exhibition: their mortal remains a Roma, la mostra a loro dedicata che a Londra ha visto più di 400mila visitatori e che vuole essere un’esperienza leggendaria quanto i protagonisti che racconta. Quindi i loro “mortal remains” (la cui traduzione sarebbe i resti di una persona dopo la morte) sono al Museo d’arte contemporanea della capitale, il Macro, dal 19 gennaio fino al primo luglio. Per chi vuole scoprire come è nata la psichedelia.
Il 5 agosto 1967, poco più di 50 anni fa, uscì The piper at the gates of dawn, il primo album dei Pink Floyd, capace di cambiare per sempre la storia della musica. Da fan e addetti ai lavori è considerato il disco fondamentale del rock psichedelico, quello che segnò l’inizio di un’epoca musicale di sperimentazioni creative di cui i Pink Floyd furono maestri. I tratti nuovi e di rottura del gruppo britannico rispetto a ciò che era stato prodotto sino ad allora furono l’utilizzo di tempi dilatati, voci enigmatiche, distorsioni, il tutto ottenuto grazie a tecniche nuove tra le quali l’uso di doppie tracce, eco e riverberi che resero unico e molto riconoscibile il suono di questo gruppo.
Una band epocale, soprattutto quella degli inizi formata da Roger Waters, Nick Mason, Rick Wright e dal genio Syd Barrett – presto estromesso dal gruppo per la sua dipendenza da Lsd – che è stata celebrata con una mostra colossale al Victoria and Albert museum di Londra dove sono accorsi più di 400mila appassionati, e che ora si sposta a Roma per la prima tappa di un tour internazionale.
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350 oggetti della storia del gruppo, mai visti prima lungo un percorso espositivo che segue un ordine cronologico, guidando il visitatore sempre accompagnato dalla musica e dalle voci dei membri passati e presenti dei Pink Floyd. Per i fan britannici il momento culminante della mostra è stato sicuramente la Performance zone: qui i visitatori entrano in uno spazio audiovisivo immersivo che ricrea l’ultimo concerto dei quattro membri della band al Live 8 del 2005 con la canzone Comfortably numb, appositamente mixata con l’avanguardistica tecnologia audio Ambeo 3d della Sennheiser. Al Macro c’è inoltre il video, in esclusiva per Roma, di One of these days, tratto dalla storica esibizione del gruppo a Pompei. Talmente suggestiva questa sezione della mostra da essere definita dai visitatori, “quasi altrettanto emozionante che ascoltare i Pink Floyd dal vivo”.
La mostra è aperta dal lunedì alla domenica, dalle 9:00 alle 21:00. Il biglietto, che si può acquistare anche online, costa 18 euro.
Sono amatissimi anche in Italia i Pink Floyd e i loro – pochi – concerti nel nostro paese sono stati sempre leggendari.
Il gruppo debuttò in Italia con due date il 18 e 19 aprile 1968 al Piper club di Roma, lo storico locale che si trova ancora oggi in via Tagliamento, ad appena un chilometro dalla sede del Macro di via Nizza.
Nell’ottobre del 1971 i Pink Floyd furono ripresi dal regista francese Adrian Maben mentre suonavano nell’Anfiteatro romano di Pompei. Era la prima volta che un gruppo rock si esibiva all’interno del sito archeologico e le suggestive immagini delle rovine provocate dalla devastante eruzione del Vesuvio furono il perfetto accompagnamento visivo per la loro musica.
L’ultima parte dell’interminabile tour mondiale dei Pink Floyd per presentare il disco A momentary lapse of reason vide andare in scena uno degli spettacoli dal vivo più ambiziosi della storia. Il 15 luglio 1989 i Pink Floyd suonarono per 90 minuti su una gigantesca piattaforma galleggiante ancorata di fronte a piazza San Marco a Venezia. Il concerto fu trasmesso dal vivo dalle televisioni di più di venti paesi, compreso il Regno Unito, e si calcola che a livello internazionale sia stato seguito da 100 milioni di spettatori.
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