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Pittura o Suiboku
La pittura ad inchiostro nero, detta in giapponese sumi-e (sumi – inchiostro e – dipinto) fu introdotta dalla Cina verso la fine del 1300.
La particolare Pittura sumi-e nasce dalla
combinazione di tre elementi : l’uso dell’inchiostro con la sua
scala di toni dal bianco al nero, il pennello considerevole
orientale adatto non solo al disegno lineare, ma anche a tipi molto
diversi di pennellata e la carta speciale adatta a ritenere
l’inchiostro. Quest’ultimo è condensato in bastoncini e si
prepara versando un po’ d’acqua in un recipiente incavo di pietra
sul quale si sfrega l’inchiostro finché il liquido non sia
della densità richiesta.
La figura rappresentata è spesso resa tramite sole linee di
contorno in uno stile conciso e sobrio, ma con effetti certamente
impressionistici: rievocativi per l’autore e spettacolare per
l’osservatore. I tocchi del pennello arrivano a sembrare, nella
pittura summe, degli spruzzi d’inchiostro caduti sulla carta, molto
più eloquenti di descrittive pennellate. L’occhio
occidentale, di solito, è colpito immediatamente
dall’assenza di simmetria e dalla costante rinuncia a forme
geometriche, dritte o curve che siano.
Le opere degli artisti zen sembrano spesso composte di getto, senza
troppo sforzo, ma si tratta invece del deliberato inganno del
consumato maestro. L’assoluta precisione del colpo di pennello, al
contrario, può venire soltanto da una persona la cui mente
ed il cui corpo sono un tutt’uno. L’inchiostro viene assorbito
quasi immediatamente dalla fibrosa carta di riso spesso utilizzata,
non permettendo alcuna correzione una volta che la linea sia stata
tracciata. Il pennello usato è imbevuto di inchiostro nero e
nel dipingere il movimento deve essere senza incertezze o sbavature
che porterebbero, invece, a macchie che comprometterebbero il
disegno.
L’arte del sumie, in fondo, come quella della spada, diventa l’arte
di raggiungere i propri limiti, di lasciare scaturire l’energia
stessa del pensiero e di fronte alle paure personali, il foglio
bianco e vergine diventa come un campo di battaglia. Il punto
cruciale di questa forma espressiva, pertanto, risiede nel cogliere
lo spirito del soggetto rappresentato, tentando di identificarsi
realmente con esso: se si vuole dipingere un qualsiasi elemento
della natura, una pianta, un paesaggio, un animale,
bisognerà quindi cercare di immedesimarvisi prima di volerlo
rappresentare. Ma se la pittura veniva completata nello spazio
materiale di pochi minuti, il vero lavoro consisteva nella
preparazione, nella meditazione che portava all’attimo del
Risveglio, dell’Ispirazione, della fusione con l’immagine
rappresentata.
Susanna Marino
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