L’amministrazione Usa ha sospeso le domande per l’immigrazione delle persone provenienti da 19 paesi. Nel frattempo vanno avanti le retate nelle città.
Dure proteste in Polonia contro le politiche della maggioranza di destra. Nel mirino soprattutto la “stretta” sui media. L’opposizione occupa il parlamento.
Una crisi politica senza precedenti sta attraversando in questi giorni la Polonia. Nel corso del weekend, tre giorni di manifestazioni pacifiche hanno visto migliaia di persone sfilare nelle vie e nelle piazza della capitale Varsavia. Nel mirino, le politiche del governo conservatore guidato dal partito Diritto e giustizia e del suo presidente, Jaroslaw Kaczynski, etichettato dalla folla come “un dittatore”.
https://www.youtube.com/watch?v=RsC-_4hNo9I
Venerdì 16 dicembre alcune centinaia di persone sono arrivate a bloccare per alcune ore le uscite dalla sede del parlamento, impedendo in particolare ai deputati della maggioranza e al presidente del consiglio dei ministri, Beata Szydlo, di lasciare l’edificio. Sabato e domenica i toni sono stati ugualmente accesi, benché non si siano registrati episodi come quello del primo giorno di protesta.
I manifestanti hanno lanciato slogan contro la riforma del sistema di istruzione nazionale e i cambiamenti annunciati per il Tribunale costituzionale. Hanno attaccato quindi la volontà annunciata dal governo di vietare totalmente l’aborto (salvo per le donne in pericolo di vita) e le restrizioni introdotte nei confronti del diritto di manifestare. Ma nel mirino, più di ogni altra cosa, è finito il “bavaglio” imposto ai mezzi d’informazione. Il governo ha in effetti lanciato un progetto di regolamento volto a limitare fortemente l’accesso dei giornalisti al parlamento: la norma prevede perfino il divieto di scattare foto o di filmare i lavori. Secondo l’esecutivo, tuttavia, si tratta di una misura necessaria per garantire ai deputati “un contesto di lavoro confortevole”.
La situazione appare in ogni caso particolarmente tesa. Il presidente della Polonia Andrzej Duda (anch’egli membro di Diritto e Giustizia) ha per questo convocato i capi di tutti i partiti rappresentati in Parlamento, al fine di trovare una soluzione alla crisi. I movimenti di opposizione (i liberali del Nowoczesna, il partito contadino Psl e quello anti-sistema Kukiz’15) hanno affermato di aver ribadito a Duda la necessità di ritirare le restrizioni alla libertà di stampa sostenute dall’esecutivo e dal partito di Kaczynski. Ancor più dura la posizione dei deputati di Piattaforma civica (Po), la principale forza d’opposizione, che occupano da venerdì sera i loro scranni nell’emiciclo per protestare contro la norma sulla libertà di stampa.
“Penso che un accordo sia necessario”, ha ammesso un portavoce della presidenza. Mentre Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, ha lanciato un appello alla Polonia (il suo paese) affinché “rispetti la popolazione, i principi e i valori costituzionali. Quando si privano i cittadini dell’accesso all’informazione, la democrazia diventa insopportabile quanto una dittatura”.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
![]()
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
L’amministrazione Usa ha sospeso le domande per l’immigrazione delle persone provenienti da 19 paesi. Nel frattempo vanno avanti le retate nelle città.
Un rapporto indica che la capitale dell’Indonesia Giacarta accoglie ormai 42 milioni di persone: più di Dacca, seconda, e di Tokyo.
Dopo la prima bozza di piano profondamente sbilanciata a favore della Russia, ora c’è una nuova bozza di accordo che piace all’Ucraina.
La sentenza è arrivata sul caso di due cittadini polacchi sposati in Germania. La Polonia si era rifiutata di riconoscere il loro matrimonio.
Nella notte è uscita una nuova bozza che fa crollare le speranze. 30 paesi scrivono alla presidenza che è inaccettabile.
Il piano di pace per l’Ucraina ricorda molto quello per la Striscia di Gaza. Kiev dovrebbe cedere diversi suoi territori alla Russia e ridimensionare l’esercito.
La risoluzione dell’Onu su Gaza prevede l’invio di truppe internazionali e il disarmo di Hamas. Ma la strada è subito in salita.
Un rapporto della ong israeliana PHRI denuncia la strage di palestinesi nelle strutture detentive israeliane. I morti ufficiali sono 98 ma si contano centinaia di dispersi.
La procura di Istanbul ha formulato le accuse nei confronti dell’ex sindaco Ekrem Imamoglu. I capi d’accusa per l’oppositore di Erdoğan sono 142 per oltre 2.500 anni di carcere.

