Il premio Nobel per la pace è andato alla venezuelana María Corina Machado. Il Comitato norvegese incaricato di conferire il prestigioso riconoscimento, presieduto da Jørgen Watne Frydnes, l’ha scelta per via del suo “instancabile lavoro a favore dei diritti democratici del popolo venezuelano e per la lotta per ottenere una transizione giusta e pacifica dalla dittatura alla democrazia“.
Maria Corina Machado: dall’impegno per i bambini di strada a quello politico in Venezuela
Dopo aver studiato ingegneria e finanza, Machado ha seguito per breve tempo una carriera come donna d’affari, quindi nel 1992 ha fondato la Fondazione Atenea, che opera a favore dei bambini di strada nella capitale Caracas. All’inizio degli anni Duemila ha fatto parte del gruppo che ha fondato l’organizzazione Súmate, che chiede elezioni libere.
Nel 2010 è stata eletta per la prima volta all’Assemblea nazionale, con un numero record di preferenze, ma è stata destituita dalla carica nel 2014. A capo del partito di opposizione Vente Venezuela, nel 2017 ha fondato un’alleanza politica (Soy Venezuela), che unisce le forze democratiche del Paese sudamericano. Nel 2023 si è candidata alle elezioni presidenziali ma le è stato impedito di partecipare, e ha perciò sostenuto il leader dell’opposizione a Maduro, Edmundo Gonzalez Urrutia.
BREAKING NEWS The Norwegian Nobel Committee has decided to award the 2025 #NobelPeacePrize to Maria Corina Machado for her tireless work promoting democratic rights for the people of Venezuela and for her struggle to achieve a just and peaceful transition from dictatorship to… pic.twitter.com/Zgth8KNJk9
“Machado – ha scritto il Comitato norvegese – riceve il premio Nobel per la Pace innanzitutto per il suo impegno a favore della democrazia in Venezuela. Ma la democrazia è in declino anche a livello internazionale. La democrazia, intesa come il diritto di esprimere liberamente la propria opinione, di votare e di essere rappresentati in un governo eletto, è il fondamento della pace sia all’interno dei Paesi che tra i Paesi”.
Il precedente premio Nobel all’organizzazione giapponese di sopravvissuti alle bombe atomiche
Lo scorso anno, il premio Nobel per la pace era andato all’organizzazione giapponese Nihon Hidankyo, composta di sopravvissuti alle bomba atomiche di Hiroshima e Nagasaki sganciate dagli Stati Unite nel 1945, che uccisero circa 120mila persone nell’immediato e un numero analogo, per ustioni e lesioni da radiazioni, nei mesi e negli anni successivi.
Ad essere deluso, probabilmente, è il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Il miliardario alla guida della nazione nordamericana non ha fatto mistero di ambire al Nobel per la pace, e forse anche per questa ragione ha premuto nelle ultime settimane affinché Israele e Hamas accettassero l’accordo da lui stesso predisposto per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Dopo l’annuncio del via libera tra il governo di estrema destra di Tel Aviv e i miliziani palestinesi, non sono mancate le richieste in questo senso.
Niente Nobel per Trump, nonostante gli appelli di Netanyahu e Milei, e il sostegno di Mosca
Il presidente dell’Argentina Javier Milei, anche lui di estrema destra, ha dichiarato a chiare lettere: “Qualsiasi altro presidente con tali risultati avrebbe ricevuto il premio Nobel da molto tempo”. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha esortato in un messaggio pubblicato sul social network X a conferire a Trump il riconoscimento: “Datelo a lui, lo merita”. L’ambasciatore di Tel Aviv negli Stati Uniti, Mike Huckabee, si è accodato dichiarando: “Molti amano la pace e manifestano per averla, ma rare sono le persone che la creano concretamente”. Attaccando così, en passant, chi è sceso in piazza per protestare contro lo sterminio condotto a Gaza. Anche un consigliere del Cremlino ha fatto espresso allo stesso modo il sostegno di Mosca.
Democracy is a precondition for lasting peace. However, we live in a world where democracy is in retreat, where more and more authoritarian regimes are challenging norms and resorting to violence.
Non c’è d’altra parte da biasimarli del tutto, se si pensa che a riceverlo è stato perfino Henry Kissinger, consigliere per la Sicurezza nazionale prima e segretario di stato poi ai tempi dell’amministrazione statunitense di Richard Nixon. A lui il Nobel andò per aver operato al fine di concludere la guerra in Vietnam. Ma Kissinger è la stessa persona che ebbe un ruolo centrale nel rovesciamento violento del presidente del Cile Salvador Allende, democraticamente eletto, che fu ucciso nel palazzo del governo nel 1973 nel corso di un colpo di stato appoggiato proprio da Washington. A seguito del quale verrà instaurata una brutale dittatura fascista guidata da Augusto Pinochet. All’epoca, due membri del Comitato norvegese per il Nobel si dimisero in segno di protesta.
Gli altri candidati al Nobel per la pace 2025
Tra i possibili vincitori per il 2025, assieme a Machado, figuravano le Emergency response rooms del Sudan, rete che si occupa di sostegno umanitario nel Paese africano afflitto dalla guerra civile; la Corte internazionale di giustizia e la Corte penale internazionale; il Comitato per la protezione dei giornalisti, organizzazione statunitense che promuove la libertà di stampa e denuncia i reporter uccisi nell’esercizio delle loro funzioni.
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