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Vedere il mare come se si fosse presenti in prima persona. Vedere la vita che brulica, che pulsa incessante tra le acque come se tutti noi ne fossimo parte.
Il fascino esercitato dall’acqua su tutti noi è fuori
discussione. L’acqua è il nostro elemento primordiale, ed il
più diffuso nel nostro corpo. Tutta la vita viene dall’acqua
e l’acqua stessa è fonte imprescindibile di vita.
In Profondo Blu di Alastair Fothergill e Andy Byatt l’acqua
è la vera protagonista. L’acqua del mare, con le sue
suggestioni ma anche con il suo essere elemento sovrastante, a cui
spesso le varie specie animali si abbandonano impotenti. Ma, come
dicevo in precedenza, è il realismo l’assoluto protagonista
di questo bellissimo lavoro.
Attraverso le immagini ci sembra davvero di essere presenti, di
essere parte di questo tutt’uno meraviglioso che è la vita
nell’acqua.
A tratti la macchina da presa segue gli animali, ci rende parte
della loro vita (talvolta anche del dramma della loro morte: ma da
morte nasce vita, questo lo sappiamo!), altre volte è un
tutt’uno con le onde, con gli spruzzi del mare. Altre volte ancora,
infine, ci guida attraverso suggestive ed incredibili panoramiche
veloci sull’acqua, come un aereo che vola a bassa quota, e noi ne
gustiamo appieno le sensazioni.
Peccato, in certi casi,che non sia possibile avvertire anche i
profumi. Ma chi, avendo visto il film, non ha avvertito, almeno
interiormente, l’odore di salsedine, non ha sentito metaforicamente
gli spruzzi sulla sua pelle, non si è trovato
minacciosamente faccia a faccia con un’orca marina?
Il lavoro dava tutte queste sensazioni, e molto di più.
Anche quando, nelle profondità marine, la luce si attenuava,
sino a scomparire. Ma lasciando il posto ad una vita completamente
nuova e diversa. Una vita autentica, intensa, meravigliosa, in cui
strani esseri sembravano pulsare nell’oscurità, riempiendola
di una nuova vita. Un qualcosa che cattura, che è
avvincente. Che dimostra appieno che anche un documentario
può essere interessante quanto, se non più, di un
film.
Ma anche, e soprattutto, un modo per farci capire che quanto
abbiamo su questo pianeta è un tesoro incommensurabile,
legato a equilibri sovente fragili. Ed è nostro compito non
spezzare questi equilibri, ma piuttosto preservarci, per poterci
sempre stupire con autentica meraviglia.
Sergio Ragaini
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