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Un recente studio prevede l’estinzione di pulci e zecche insieme ad altri parassiti entro la fine del secolo. Ma questa non è una buona notizia per il nostro ecosistema.
La notizia può risultare un respiro di sollevio per chi vive con cani e gatti, ma non depone purtroppo in favore della salute del nostro ecosistema. Parassiti come pulci, zecche e pidocchi sono minacciati di estinzione prima della fine del secolo come effetto collaterale dei cambiamenti climatici. Tutti sappiamo che questi parassiti sono fastidiosi e portatori di numerose malattie che, spesso, oltre al cane e al gatto domestico, possono creare problemi anche all’uomo che ne condivide lo spazio. Ma, allo stesso tempo, pulci e zecche hanno un ruolo fondamentale nell’ecosistema, un ruolo che il cambiamento del clima può sovvertire e annullare.
Uno studio dell’istituto Smithsonian pubblicato dalla rivista Science Advances, ha lanciato l’allarme. I ricercatori hanno creato una lista disponibile online per evidenziare le specie a rischio di estinzione. Benché non siano molto simpatici per la loro spiccata natura di parassiti, animaletti come gli acari, le tenie, i nematodi, le zecche, i pidocchi e le pulci svolgono un’importantissima funzione nell’ecosistema: sono in grado di controllare la fauna selvatica e la “catena alimentare” che ne deriva.
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Gli studiosi della Smithsonian spiegano che questi piccoli esseri hanno cicli di vita molto complessi che implicano il bisogno di farsi “ospitare” in differenti specie animali. È questa anche la ragione per cui la loro diversità e adattabilità alla specie “ospite” viene considerata dagli entomologi un segno della sostanziale salute dell’ecosistema.
Proprio per studiare la funzione e il successivo impatto sul clima dei parassiti che infestano spesso i nostri animali domestici – argomento ancora poco approfondito dalla moderna entomologia – i ricercatori hanno setacciato il grandissimo catalogo relativo a queste specie conservato nel Museo di storia naturale dello Smithsonian. Lo hanno affiancato e collegato, in un secondo tempo, a una raccolta-dati inerente alla distribuzione geografica di pulci, zecche, pidocchi e altri organismi simili.
L’analisi finale – effettuata su ben 457 specie di parassiti – ha evidenziato un quadro decisamente allarmante. Nella migliore delle ipotesi si prevede una perdita del 10 per cento di queste creature tra 50 anni. Nella peggiore emerge che oltre un terzo dei parassiti oggi esistenti si estinguerà entro il 2070. Con conseguenze gravi sulla biodiversità.
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