Come i cambiamenti climatici stanno trasformando lo sport, ma soprattutto il destino olimpico di molte atlete e atleti solo per la loro provenienza geografica.
Quali sono i paesi con la migliore (e peggiore) reputazione
Dalla sicurezza alle esportazioni, sono diversi i fattori che concorrono alla creazione di una buona o cattiva reputazione di uno stato. Ecco la lista dei “buoni” e dei “cattivi”.
Uno stato può impiegare anni e innumerevoli sforzi per costruirsi una buona reputazione, ma talvolta basta un episodio negativo per vederla crollare all’istante. Una positiva reputazione ha importanti ricadute su diversi settori, come il turismo e l’esportazione di prodotti, ma non sempre è interamente basata su un giudizio razionale, anche gli stereotipi hanno un peso nella valutazione che le persone fanno degli stati.
Come è stata valutata la reputazione
Per stabilire quali paesi godono di una migliore reputazione nel 2016, Reputation Institute, società di ricerca e consulenza specializzata nel valutare la reputazione, ha condotto un’indagine intervistando oltre 48mila persone. Lo studio, chiamato 2016 Most Reputable Countries report, ha analizzato come vengono percepite nel mondo settanta nazioni. Sono stati valutati sedici fattori, tra cui l’ambiente, la sicurezza, le politiche sociali progressiste, lo stato dell’economia e l’accoglienza dei cittadini.
I tre paesi con la migliore reputazione
Il Paese che viene percepito nel modo migliore dagli intervistati è la Svezia, nota per il suo welfare e per il lungo congedo di paternità di cui possono godere gli svedesi, mentre nel 2015 il primo posto era occupato dall’Australia. Al secondo posto troviamo il Canada, su questo risultato ha sicuramente influito l’elezione del liberale Justin Trudeau, attuale primo ministro canadese, che, tra le altre cose, ha accolto 25mila rifugiati siriani e ha intensificato l’impegno del Canada contro i cambiamenti climatici. Il gradino più basso del podio è invece occupato dalla Svizzera.
I paesi con la peggiore reputazione
Al settantesimo posto, l’ultimo della classifica, si trova l’Iraq, mentre al sessantottesimo e al sessantanovesimo troviamo rispettivamente Pakistan e Iran, tre dei paesi più colpiti da conflitti nel pianeta. La Turchia ha perso ben sette posizioni rispetto la classifica dello scorso anno a causa del deterioramento della democrazia e del feroce trattamento riservato dal presidente turco Erdogan ai curdi.
E l’Italia?
Il nostro Paese, che gode sempre di una buona percezione da parte degli stranieri, occupa il dodicesimo posto, dopo l’Austria e davanti al Regno Unito.
Chi scende e chi sale
L’Arabia Saudita ha perso 4,7 punti dal 2015, probabilmente a causa dei bombardamenti in Yemen e della repressione esercitata sulle donne. Hanno perso parte della propria credibilità anche Belgio, Grecia e Germania, mentre godono di una migliore reputazione gli Stati Uniti, classificatisi al ventottesimo posto. L’elenco stilato non è chiaramente esaustivo, non sono stati ad esempio valutati né la Siria, cui la metà della popolazione è stata uccisa o costretta a fuggire negli ultimi cinque anni, né Islanda, che si colloca regolarmente come uno dei paesi più felici del mondo.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Ex bambini di strada guidano i turisti nella vita nascosta della capitale. Sono 11 milioni i bambini che in India vivono sui marciapiedi.
In Germania, in particolare, si guarda con grande preoccupazione alle elezioni legislative in Francia. Il rischio è di far crollare l’asse Parigi-Berlino.
Dal 17 al 23 giugno, Survival International mobilita l’opinione pubblica con una settimana dedicata ai diritti dei popoli incontattati.
I moti di Stonewall nel 1969 diedero inizio al moderno movimento Lgbtqia+. Saranno ricordati anche da una fermata della metro di New York.
Nonostante i progressi fatti, la parità di genere ancora non esiste, in nessun paese del mondo. Lo dimostrano i dati del World economic forum.
Conflitti, clima, violazione dei diritti umani: davanti alle crisi globali la cooperazione internazionale diventa una necessità. Eppure, nel 2023 il contributo italiano alla cooperazione allo sviluppo è diminuito del 17%.
Che Unione europea è quella che affronta le elezioni del 6-9 giugno 2024? Ne parliamo con Antonio Villafranca dell’Ispi.
Il 42 per cento degli anziani in Europa subisce esclusione sociale e solitudine, ma l’ageismo tocca anche i giovanissimi: l’appello delle associazioni.