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Con il decreto Uno contro zero e l’impegno dei consorzi qualche risultato lo si è visto. Ma serve fare di più, perché i Raee raccolti e avviati a riciclo sono meno della metà.
Vecchi smartphone, Tv, phon, microonde, lavatrici. Una lista infinita di elettrodomestici più o meno grandi che prima o poi deve essere sostituita. E che diventano Raee (Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche). Secondo gli ultimi dati a disposizione, nel 2017 sono state raccolte 382.544 tonnellate di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, dato che rappresenta circa il 40 per cento dell’immesso al consumo. I numeri scendono però al 19 per cento per Tv e monitor e al 20 per gli altri piccoli elettrodomestici.
Ma dall’entrata in vigore del decreto Uno contro zero, che obbliga i punti vendita con una superficie maggiore di 400 metri quadrati al ritiro gratuito e senza obbligo d’acquisto dei piccoli elettrodomestici, qualcosa pare muoversi. Grazie all’accordo siglato nel 2016 tra Remedia, uno dei consorzi attivi sul territorio italiano per la raccolta e la gestione dei Raee e Aires (Associazione italiana retailer elettrodomestici specializzati) che vede tra gli associati Euronics, Expert, Gre e Unieuro, i piccoli Raee raccolti lo scorso anno ha superato quota 28.300 chilogrammi: dai rasoi ai telecomandi, dai vecchi cellulari alle fonti luminose. In 2 anni sono stati raccolti circa 170mila piccoli elettrodomestici (che non superano i 25 cm di lunghezza), con una percentuale più alta nelle regioni del Sud Italia, come ad esempio in Calabria, probabilmente in relazione a una minore disponibilità di piazzole ecologiche rispetto alle regioni del nord.
“È grazie a questi accordi che si compiono grandi passi avanti, anche nella raccolta dei rifiuti derivanti da piccoli apparecchi elettronici sui quali l’Italia registra da sempre tassi di ritorno ancora troppo bassi, se confrontati con altri paesi in Europa: parliamo della raccolta di 1 kg ogni 6 acquistati in Italia contro una media di 1 kg ogni 4 a livello europeo”, ha detto Danilo Bonato, direttore generale di Remedia durante la presentazione dei dati a Ecomondo. Infatti gli obiettivi comunitari in materia di Raee sono sempre più stringenti: entro il 2019 in Italia dovrà gestire l’85 per cento sul totale dei Raee generati dalle famiglie oppure gestire il 65 per cento delle apparecchiature immesse sul mercato. E oggi arriviamo a malapena al 40. Un dato troppo basso se si pensa che ogni italiano produce quasi 13 kg a testa di rifiuti elettrici, ovvero poco meno di 800mila tonnellate l’anno a livello nazionale.
Per incentivare maggiormente la raccolta dei piccoli apparecchi elettronici, il consorzio ha siglato una collaborazione con Ancra (Associazione nazionale commercianti radio televisione elettrodomestici dischi e affini) che ha deciso volontariamente di seguire il decreto Uno contro zero, anche se non obbligata dalla normativa: il progetto pilota prevede l’avvio della raccolta su un numero selezionato di punti vendita più piccoli. “Questo accordo ci aiuterà a sensibilizzare e cambiare la mentalità dei consumatori”, ha detto Dario Bossi, vicepresidente dell’associazione. “Questa iniziativa permetterà di offrire ai soci un ulteriore servizio e nello stesso tempo contribuire a sensibilizzare i cittadini verso una corretta raccolta dei piccoli elettrodomestici”. Avere l’opportunità che il piccolo rivenditore possa ritirare in maniera gratuita un rifiuto così complesso da gestire, non fa altro che aumentare le chance di raccolta e riciclo.
Ma se guardiamo fuori dai nostri confini, le percentuali sono sconfortanti: i rifiuti elettronici nel mondo ammontano a circa 50 milioni di tonnellate l’anno e di questi solo il 20 per cento viene riciclato secondo la normativa, nonostante il 66 per cento della popolazione mondiale sia coperto dalla legislazione sui rifiuti elettronici. Il restante, circa 40 milioni di tonnellate, vengono abbandonate in discarica, bruciate o gestite illegalmente.
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