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Le donne al timone della blue economy: inclusione e innovazione per un futuro sostenibile. Ne parliamo con Alessandra Astolfi di Ecomondo.
L‘economia circolare, con il suo approccio sostenibile alla gestione delle risorse, e la blue economy, che pone il mare al centro dello sviluppo economico, rappresentano due pilastri fondamentali per il futuro del pianeta. In questi settori emergenti, il contributo delle donne sta assumendo un ruolo sempre più significativo, dimostrando come la leadership femminile possa essere un catalizzatore di innovazione e sostenibilità.
Nella transizione sostenibile le donne giocano un ruolo cruciale, grazie all’approccio alla leadership e al consumo profondamente orientato alla responsabilità ambientale. Uno studio delle Nazioni Unite evidenzia come le donne leader siano spesso portatrici di una gestione delle risorse più attenta e lungimirante rispetto ai colleghi uomini.
L’associazione tra comportamento ecologico e femminilità, spesso considerata uno stereotipo culturale, trovi invece conferma in un’altra ricerca: le donne dimostrano una maggiore propensione a preferire prodotti e servizi con un minore impatto ambientale. Questi fattori rendono la partecipazione femminile un elemento essenziale per sviluppare modelli economici più rispettosi degli ecosistemi.
Parallelamente, McKinsey ha evidenziato come le aziende con una rappresentanza di donne superiore al 30 per cento nel top management abbiano probabilità significativamente maggiori di registrare rendimenti finanziari superiori rispetto a quelle con una presenza femminile inferiore: un chiaro segnale di quanto la diversità di genere possa contribuire a risultati tangibili anche in termini di produttività.
Secondo Alessandra Astolfi, global exhibition director green & technology division di Italian exhibition group, “le donne, quando occupano ruoli di governance, possono offrire alle aziende vantaggi concreti grazie a un approccio collaborativo e inclusivo, meno focalizzato solo su alcuni kpi specifici e più attento al lungo termine. Questo modello di leadership morbida è particolarmente efficace nella blue economy, che richiede network trasversali e una visione strategica di ampio respiro”.
Inoltre, Astolfi sottolinea come l’approccio femminile sia spesso legato a un più forte impegno sociale, evidente in cooperative e startup che integrano sostenibilità e responsabilità etica: “In molte ong guidate da donne e nelle giovani startup al femminile si nota un impegno etico più marcato, che si traduce in un impatto positivo sia sull’ambiente che sulle comunità locali”.
L’economia circolare e la blue economy nello specifico offrono alle donne l’opportunità di emergere come leader del cambiamento, grazie a settori come l’acquacoltura, l’offshore e le energie rinnovabili. Tuttavia, come sottolinea Astolfi, è fondamentale iniziare dalla formazione. “Bisogna partire dalle scuole elementari e medie, incentivando le ragazze verso le materie stem (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica), ma anche raccontando loro cosa significhi lavorare in settori emergenti come la blue economy e quali opportunità possano offrire”. Sottolineando l’importanza di dare visibilità a role model femminili per cambiare lo storytelling e spiegare alle giovani donne che c’è posto per loro in questi ambiti innovativi e tecnologici.
Ecomondo, fiera leader in Italia per transizione ecologica e sostenibilità, attraverso giornate dedicate alla formazione e all’orientamento, si propone proprio come anello di congiunzione tra giovani, mondo del lavoro e nuove professioni emergenti, promuovendo una maggiore rappresentanza femminile anche nei ruoli apicali.
Tra gli esempi di startup e imprese guidate in prevalenza da donne che hanno conquistato un posto di rilievo nell’ultima edizione della fiera, troviamo, tra le altre, la Cooperativa Mare, impegnata nello sviluppo di modelli innovativi per la gestione dei rifiuti marini, con un focus particolare sulla raccolta della plastica e sul recupero e riutilizzo dei materiali provenienti dai porti; le Mariscadoras, una startup di Rimini che trasforma il problema del granchio blu in un’opportunità economica, promuovendone l’utilizzo come risorsa alimentare attraverso un’efficace strategia di marketing; e la cooperativa Itaca, una realtà guidata da donne che si concentra sulla trasformazione delle alghe marine in prodotti nutraceutici.
Oltre alla forte presenza di giovani imprese al femminile, Ecomondo dà ampia visibilità alle donne adottando anche il marchio di certificazione No women no panel, realizzato con Rai sostenibilità e con la Commissione europea, che mira a eliminare i cosiddetti manel, ossia panel dove i relatori sono tutti uomini. “Devo dire che non è sempre semplice garantire la presenza di donne in ciascun incontro, ma è un passo importante per garantire un cambiamento culturale e dare spazio a voci femminili nei contesti decisionali”, spiega Astolfi. Astolfi evidenzia anche come Ieg, organizzatore della manifestazione, sia un modello avanzato in termini di parità: “Come gruppo che ospita queste fiere, abbiamo la certificazione di parità di genere e facciamo tante attività in questa direzione. Crediamo che sia essenziale per le imprese, sia pubbliche che private, diventare un modello in termini di inclusività”.
Nonostante i successi, rimangono sfide significative. La scarsa rappresentanza femminile nei ruoli decisionali e la mancanza di politiche inclusive limitano il potenziale delle donne in questi ambiti. Tuttavia, ci sono segnali di cambiamento: come evidenziato da Astolfi, “l’adozione di politiche di inclusione più forti, la creazione di ambienti di lavoro flessibili e il riconoscimento delle storie di successo femminili possono ispirare nuove generazioni di donne”.
Le donne stanno emergendo come protagoniste nell’economia circolare e nella blue economy, dimostrando come sia possibile coniugare innovazione, sostenibilità e impatto sociale. Iniziative come quelle raccontate a Ecomondo rappresentano non solo esempi di successo, ma una chiamata all’azione: un mondo sostenibile non può che essere inclusivo.
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