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La popstar Rihanna è stata insignita del Peter J. Gomes Humanitarian Award 2017 dall’università di Harvard per le sue attività filantropiche. Qui il suo discorso di accettazione.
Prima di lei solo politici, attivisti e premi Nobel per la pace tra cui Aung San Suu Kyi, Malala Yousafzai, Ban Ki-moon e Kofi Annan. Rihanna, la cantante delle isole Barbados che ha venduto oltre 60 milioni di album in carriera, ha ricevuto il prestigioso premio umanitario dell’università di Harvard per le sue molteplici attività benefiche a sostegno dei meno fortunati nel campo dell’istruzione e della salute. Il riconoscimento annuale le è stato consegnato dalla Harvard Foundation in quanto persona le cui opere e azioni hanno contribuito a elevare e migliorare la qualità della vita delle persone.
https://youtu.be/JNDMkP6X6jY
L’artista, che ha avuto un’infanzia difficile per i problemi di droga del padre, la separazione dei genitori e il bullismo subìto a scuola, si è distinta per il suo impegno umanitario fin da giovanissima. Tra le varie iniziative a scopo benefico, Robyn Rihanna Fenty ha creato un centro per la prevenzione e la diagnosi del tumore al seno presso il Queen Elizabeth Hospital di Bridgetown, nel suo paese natale, e finanziato un’organizzazione che lotta contro la leucemia. Ha istituito una borsa di studio con il nome dei suoi nonni, Lionel e Clara, garantendo sostegno economico agli studenti caraibici che desiderano studiare negli Stati Uniti.
Rihanna supporta, inoltre, la Global Partnership for Education e il Global Citizen Project, campagne che promuovono il diritto all’istruzione nei paesi in via di sviluppo. Lo scorso gennaio, la cantante 29enne tra le più premiate nella storia della musica pop, ha visitato una scuola del Malawi durante una missione umanitaria in favore dell’educazione dei bambini con meno possibilità. Di recente, Rihanna è stata anche promotrice del test fai da te per l’HIV insieme al Principe Harry.
“E così sono ad Harvard!”, ha esordito Rihanna ritirando l’Humanitarian Award 2017 tra i calorosi applausi di studenti e accademici. Questo il suo discorso:
Quando avevo cinque o sei anni, mi ricordo di pubblicità in televisione che mostravano bambini sofferenti in altre parti del mondo e recitavano: “Puoi dare 25 centesimi e salvare la vita di un bambino”. Pensavo a quanti 25 centesimi avrei potuto risparmiare per salvare tutti i bambini in Africa. E dicevo a me stessa: “Quando sarò grande e ricca, salverò i bambini in tutto il mondo”. Non sapevo che avrei potuto farlo già da adolescente.
A 17 anni ho iniziato la mia carriera qui in America e a 18 ho avviato la mia prima organizzazione di beneficenza. Negli anni ho incontrato, aiutato e anche perso alcune splendide anime, come la bambina di 6 anni Jasmina Anema scomparsa nel 2010 per la leucemia. La sua storia ha ispirato migliaia di donatori volontari della DKMS. Nel 2012 mia nonna Clara Brathwaite ha perso la sua battaglia contro il cancro, che è la ragione e la forza trainante della Clara Lionel Foundation. Siamo tutti esseri umani. E tutti noi vogliamo solo una possibilità: una possibilità di vita, una possibilità in materia di istruzione, una possibilità per il futuro.
In questa bella stanza vedo l’ottimismo, la speranza, il futuro. So che ognuno di voi ha la possibilità di aiutare qualcun altro. Tutto quello che dovete fare è aiutare una persona, senza aspettarvi nulla in cambio. Per me, questa è filantropia.
Le persone la fanno troppo complicata. La verità, e quello che voglio far sapere alla bambina che guardava quelle pubblicità, è che non si deve essere ricchi o famosi per fare del bene e aiutare qualcuno. Non c’è nemmeno bisogno di essere laureati.
Cominciate con il vostro vicino di casa, la persona accanto a voi, il vostro compagno di banco, il bambino del vostro quartiere. Aiutate come potete. Oggi vi sfido a impegnarvi ad aiutare una persona: un’organizzazione, una situazione che vi tocca il cuore. Mia nonna diceva sempre: “Se hai un dollaro, c’è molto da condividere”.
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