A che punto sono i negoziati sul piano di pace per l’Ucraina?

Dopo la prima bozza di piano profondamente sbilanciata a favore della Russia, ora c’è una nuova bozza di accordo che piace all’Ucraina.

Da diversi giorni l’Ucraina è tornata al centro della diplomazia internazionale. Il presidente statunitense Donald Trump, che aveva promesso di far terminare la guerra entro 24 ore dalla sua elezione, ha lanciato un’offensiva negoziale con cui ha replicato quanto già fatto per la Striscia di Gaza. 

Da Washington è stato presentato un piano in 28 punti elaborato di concerto con funzionari russi che non è per niente piaciuto all’Ucraina, visto che di fatto prevedeva una sua resa incondizionata. Ora il piano è stato riscritto coinvolgendo funzionari ucraini ed eliminando diversi punti della bozza precedente, ma la nuova forma difficilmente verrà accolta dal Cremlino. Il raggiungimento di un accordo finale resta ancora un’incognita, per quanto dall’amministrazione Trump continuino a ripetere che non si è mai stati così vicini alla fine del conflitto.

La prima versione del piano di pace

La scorsa settimana si è iniziato a parlare di un piano di pace per l’Ucraina elaborato da funzionari dell’amministrazione Trump, proprio pochi giorni dopo l’approvazione da parte del Consiglio di Sicurezza dell’Onu di un piano simile, pieno di lacune, per la Striscia di Gaza. Il piano è stato elaborato dall’inviato di Donald Trump, Steve Witkoff, e dal consigliere del Cremlino, Kirill Dmitriev. Ed era profondamente sbilanciato dalla parte della Russia.

Diviso in 28 punti, tra i suoi aspetti salienti c’erano il riconoscimento dell’annessione della Crimea, avvenuta nel 2014, e di altre regioni conquistate dalla Russia, come Donbass, Donetsk e Luhansk. Nel documento si parlava anche di un ridimensionamento dell’esercito ucraino, di una riduzione dell’assistenza militare statunitense al paese e del riconoscimento del russo come lingua di Stato

Le condizioni poste dal piano erano, in linea di massima, quelle da sempre fissate dalla Russia e categoricamente rifiutate dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Che si è risentito per essere stato escluso dalle nuove negoziazioni, in un momento in cui si trova in profonda difficoltà dopo lo scandalo corruzione che ha investito il suo governo. Anche alcuni paesi europei, come Francia, Germania e Regno Unito, hanno contestato la loro estromissione dai negoziati, insistendo per una revisione della bozza del piano. 

La seconda versione del piano di pace

Alla fine a Ginevra, in Svizzera, è andato in scena un nuovo round di colloqui che ha visto l’inclusione di funzionari ucraini, al fianco di quelli statunitense, e che ha portato all’elaborazione di un nuovo testo.

La bozza è divisa in 19 punti, le informazioni al riguardo sono molto scarse ma secondo alcuni rivelazioni anonime di funzionari ucraini e statunitensi al suo interno non comparirebbero più tutta una serie di aspetti considerati ostili a Kiev. Il ridimensionamento dell’esercito del paese sarebbe stato quasi cancellato, nel senso che sarebbe previsto che possa mantenere quelle 800mila unità molto vicine ai circa 880mila effettivi impiegati al momento. Sarebbero anche state eliminate le restrizioni al dispiegamento di contingenti Nato in Ucraina e sarebbe stata prospettata la possibilità dell’ingresso del paese nell’Alleanza atlantica. Non ci sono dettagli su cosa sia stabilito invece a proposito della concessione dei territori ucraini occupati dalla Russia così come delle garanzie di sicurezza per evitare che l’Ucraina che possa subire nuovi attacchi dopo l’eventuale firma dell’accordo.

I negoziati, in ogni caso, non sono finiti. Il ministro degli Esteri ucraino, Andrii Sybiha, ha annunciato un nuovo incontro con delegati statunitense per limare alcuni dettagli della nuova bozza di accordo di pace. Sull’altra sponda, resta da capire come reagirà la Russia allo stravolgimento della prima versione del testo, quella a cui aveva contribuito direttamente. Se in quel caso le condizioni negoziate risultavano inaccettabili per Kiev, ora le condizioni sembrano difficilmente accontentare il Cremlino, quanto meno da quello che trapela. Nella giornata del 26 novembre un consigliere russo ha però dichiarato alla tv di Stato che il paese ha accolto con favore alcuni aspetti del nuovo piano statunitense per porre fine alla guerra, pur affermando che servono ulteriori sforzi. Un messaggio forse all’inviato di Washington, Steve Witkoff, che nelle ultime ore è finito nell’occhio del ciclone negli Stati Uniti per le sue posizioni troppo accomodanti verso la Russia. 

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