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Botta e risposta tra i due candidati democratici. Bernie Sanders ha accusato la rivale Hillary Clinton di essere finanziata dalla lobby degli idrocarburi.
Siamo a Purchase, cittadina americana a pochi chilometri da New York. Hillary Clinton scende dal palco dopo l’ennesimo comizio elettorale per le primarie. Una giovane attivista di Greenpeace la ferma e davanti alle telecamere le chiede: “Grazie di aver parlato dei cambiamenti climatici. Conta di tradurre le sue parole in fatti, rifiutando in futuro i finanziamenti dell’industria delle energie fossili per la sua campagna?”.
La candidata democratica, normalmente pacata e particolarmente attenta al “codice” della vita pubblica statunitense, appare visibilmente alterata: “Ora basta, sono stufa. Stufa del fatto che la campagna di Sanders menta riguardo alla mia persona. Sono stufa!”.
È stato infatti l’entourage dell’altro candidato democratico Bernie Sanders a puntare il dito contro l’ex segretaria di stato, accusandola di essere al soldo dei petrolieri. E mentre l’attivista di Greenpeace ha dichiarato di non avere nulla a che fare con la campagna di Sanders, la Clinton ha parlato di notizie grossolane e infondate.
A fungere da “giudici” sono stati due quotidiani americani, il Washington Post e il New York Times, che dopo aver analizzato le accuse mosse da Sanders sono giunti alla seguente conclusione: sì, è vero, Hillary Clinton ha ricevuto denaro da donatori privati legati alle energie fossili. Ma si tratta solamente di 330mila dollari, pari allo 0,2 per cento del totale incassato per la campagna. E anche Sanders risulta averne presi 54mila. Il candidato democratico ha però rilanciato, sottolineando che le lobby del gas e del petrolio finanziano anche i comitati “Super-Pac” che sostengono a loro volta la moglie dell’ex presidente degli Stati Uniti.
“Al di là del dibattito sull’influenza dell’industria degli idrocarburi – ha commentato l’agenzia di stampa Afp – questo episodio illustra soprattutto la frustrazione crescente di Hillary Clinton. Largamente avanti in termini di delegati, la candidata vorrebbe infatti unificare il campo democratico per focalizzare i suoi attacchi contro Donald Trump”.
Sanders, invece, non cessa di puntarle il dito contro: la sua avversaria è a suo avviso troppo vicina a Wall Street, ha cambiato opinione sull’accordo di libero scambio transatlantico (il Ttip), ha votato a favore della guerra in Iraq. Il 19 aprile si attende il risultato delle primarie nello Stato di New York: una battaglia che potrebbe risultare davvero decisiva. Clinton appare in testa nei sondaggi (54 contro 42 per cento), ma Sanders è dato in rimonta. E la scorsa settimana ha riunito 18mila persone nel difficile quartiere del Bronx, accorse per ascoltare la sua proposta di “socialismo democratico”.
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