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I fondi etici non so tutti uguali. I risparmiatori meritano di essere informati per non rischiare di finanziare società contrarie ai loro princìpi.
Sono sempre di più i risparmiatori che non intendono finanziare, anche involontariamente, società contrarie ai loro principi. E che, per questo, scelgono di affidare il proprio denaro a fondi d’investimento etici. Ma non tutti i fondi etici sono uguali: lo dimostra un’inchiesta riportata dall’Independent. I dati che il giornale britannico ha tratto da Bloomberg, infatti, rivelano che nel portafoglio di investimenti di alcuni fondi etici ci sono anche società che potrebbero far storcere il naso ad alcuni risparmiatori. Come la ExxonMobil che nel 2015 ha speso 27 milioni di dollari in attività di lobbying volte a ostacolare le politiche di contrasto al cambiamento climatico. O come British American Tobacco, il maggior produttore di sigarette in Europa.
I fondi etici hanno vissuto un vero e proprio boom: ormai sono circa 730 e gestiscono in tutto oltre 260 miliardi di dollari, sempre secondo Bloomberg. Ma, se si procede ad analizzare i primi 30 per dimensioni, si scopre che in almeno sei casi i portafogli comprendono società petrolifere. È il caso di Tiaa-Cref social choice equity fund che gestisce 3,3 miliardi di euro e investe in Occidental Petroleum, Schlumberger, ConocoPhillips e Marathon Oil. Oppure di Klp AksjeGlobal Indeks I (4,3 miliardi di euro) che investe in Exxon, BP e Monsanto. Le società petrolifere Exxon e Chevron e il colosso minerario Bhp Billiton sono invece nel portafoglio di Dnb Global Indeks. British American Tobacco, invece, è stata scelta dal Responsible index fund di Actiam Nv.
Ci sono molti modi per investire responsabilmente il proprio denaro. L’Eurosif (Forum europeo per gli investimenti sostenibili e responsabili) ha suddiviso l’universo dei fondi etici in sette categorie:
Nessuno mette in dubbio il fatto che sia una scelta responsabile quella di investire il proprio denaro in fondi che promettono di avere un impatto sociale e ambientale positivo. E che per giunta, dimostrano i dati, ottengono rendimenti uguali o addirittura superiori agli altri. Bisogna però sapersi orientare correttamente, perché ci sono grandi differenze tra le politiche dei vari fondi e tra i criteri con cui scelgono di escludere (o viceversa includere) determinati soggetti dai loro portafogli.
“La sfida che abbiamo di fronte, come settore, è quella di essere molto chiari con gli investitori, in modo da permettere loro di capire realmente che cosa stanno comprando. I fondi etici non sono tutti uguali”, dichiara Charlie Thomas che gestisce il fondo Jupiter’s Ecology. Secondo l’analisi dell’Independent, dunque, tanto i gestori quanto le autorità di regolamentazione devono lavorare per garantire agli investitori la massima trasparenza. Quella trasparenza che sarà il migliore incentivo per far sì che la finanza responsabile continui a crescere.
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