
La sostenibilità si nutre di innovazioni. Nel tessile vediamo l’applicazione virtuosa di tecnologie che apparentemente non c’entrano nulla.
I tessuti dell’Africa subsahariana sono alla base della nuova collezione di Roberta Vincenzi, che sostiene il lavoro dell’ong Amani in Kenya.
Shine for Amani: è così che si chiama la nuova, coloratissima collezione creata da Roberta Vincenzi per la ong italiana Amani. Nel cuore di Chinatown, iconico quartiere del capoluogo lombardo, la stilista milanese ha aperto le porte del suo atelier Shine Milano, in via Luigi Canonica 74, per presentare una capsule collection in edizione limitata interamente dedicata alle bambine della Casa di Anita. Si tratta di una casa di accoglienza per bambine e ragazze di strada a Nairobi, in Kenya, dove la onlus lavora dal 1995 per affermare il diritto dei più giovani ad avere un’identità, un alloggio sicuro, cibo, istruzione, salute e l’affetto degli adulti. I tessuti sono quelli tipici dell’Africa subsahariana, le linee invece guardano all’occidente con camicie, gonne, abiti, pantaloni e accessori che a breve saranno realizzati anche per la stagione invernale.
“È nato tutto da un collegamento via Zoom con padre Kizito [tra i soci fondatori di Amani, ndr], da Nairobi, durante il lockdown”, ci racconta Manuela Florio, giornalista che insieme a Vincenzi ha ideato l’iniziativa. “Mi sono collegata e ho sentito che raccontava le difficoltà dei ragazzi del posto, che già erano al limite della sopravvivenza in una situazione normale. Con il lockdown si sono chiusi in casa. Ma che casa? Ora anche là si può uscire di nuovo, però a scuola non si tornerà fino a gennaio. Noi non possiamo ancora andare a trovarli, allora abbiamo pensato di utilizzare i tessuti che Amani ha preso negli anni da Nairobi e farne una collezione”.
Ma è stato un caso: sia Florio che Vincenzi conoscevano Amani senza sapere l’una dell’altra e si sono trovate a parlarne e, insieme, a dare vita a questa nuova collezione. Non è la prima volta che Vincenzi collabora con la ong per sostenere le bimbe della Casa di Anita: nel 2010 aveva raggiunto a Nairobi l’amica Grazia Orsolato, che aveva deciso di abbandonare la carriera da top manager in Pirelli, e contribuito ad avviare Gtog, Get together girls, un progetto di sartoria dedicato alle bambine della casa, allestendo un mini atelier che nel tempo si è ingrandito.
“Grazia ha deciso di licenziarsi e con i soldi della liquidazione ha aperto questo laboratorio a Nairobi – ci racconta Vincenzi –. Io l’ho aiutata nella ricerca delle macchine e di tutto il necessario, poi sono partita e l’ho raggiunta in Kenya e ho cominciato a insegnare alle ragazze a cucire, a tagliare e a fare i cartamodelli. Sono andata là tre volte per un periodo di 10-15 giorni, mentre Grazia era sempre là. Le ragazze hanno imparato, ora riescono a mantenersi, hanno famiglia”.
Vincenzi durante il lockdown ha fatto di necessità virtù: ha cominciato a produrre mascherine contro il coronavirus, poi a queste ha aggiunto la collezione in edizione limitata il cui ricavato va a sostegno della Casa di Anita. “Ho usato tessuti loro, che arrivano dall’Africa – continua la stilista –, e li ho mischiati ai modelli miei, un po’ più europei. Abbiamo realizzato una collezione di 60 pezzi circa, che poi si rinnovano man mano che finisce il tessuto. Ora stiamo cercando di creare una collezione che possa essere anche invernale, perché i tessuti africani sono prettamente estivi, però abbinandoli alle lane anche in inverno funzionano”.
L’iniziativa arriva in un momento in cui si cominciano a contare i danni causati dalle misure di contenimento della pandemia sulla popolazione che, nella maggior parte dei casi, vive di lavori occasionali e si trova ora a fronteggiare una crisi che ha portato fame e povertà. A ciò si aggiunge la situazione drammatica delle scuole che, chiuse da marzo, riapriranno solo nel gennaio 2021: i bambini perderanno quindi l’intero anno scolastico e molti di loro probabilmente non torneranno tra i banchi. Amani, però, resterà sempre al loro fianco.
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