Expo 2015

Lotta allo spreco di cibo. L’esempio del Regno Unito

Una campagna durata cinque anni e una stretta collaborazione con i rivenditori ha portato ad una riduzione del 21 per cento degli sprechi domestici. Nel Regno Unito si fa così.

Love Food, Hate Waste. Ama il cibo, odia lo spreco. È questo il nome della campagna educativa iniziata nel 2007 nel Regno Unito e che in 5 anni ha ridotto gli sprechi domestici del 21 per cento, facendo risparmiare ai britannici circa 16 miliardi di euro.
Il risultato è stato raggiunto grazie al lavoro di Wrap, ong inglese che lavora con le imprese e i privati nella riduzione dei rifiuti e nello sviluppo di prodotti sostenibili, in collaborazione col Governo britannico e i maggiori rivenditori di cibo inglesi.

 

Grazie a campagne educative mirate, diffuse anche via web e con specifiche applicazioni, l’iniziativa mira ad accompagnare il consumatore passo passo nella riduzione degli sprechi domestici. Ecco allora ricette originali svuota frigo, o consigli pratici su come ridurre la spesa e alleggerire il conto. O ancora strumenti dedicati alla porzione perfetta. Tutto mirato ad utilizzare il cibo con la giusta consapevolezza, cambiando le abitudini quotidiane.

 

“Ora, nella terza fase del progetto, 52 rivenditori e produttori di cibo stanno lavorando insieme a Wrap per contribuire con un impatto cumulativo di 2,29 milioni di tonnelate di CO2 entro il 2015”, spiega Richard Swannell direttore del Sustainable Food System di Wrap. “Il successo britannico si basa su prove solide e sul lavoro congiunto attraverso attività di comunicazione e accordi volontari”.

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Via Indipendent. ©Getty Images

Il ruolo dei retails. Importantissima, se non fondamentale, la collaborazione con i rivenditori. Lo conferma Mark Little, a capo della Food Waste Reduction di Tesco, il maggiore gruppo di distribuzione britannico: “Sappiamo che lo spreco di cibo costa alle famiglie circa 800 euro l’anno”, scrive Little. “Vogliamo fare sì che sia più facile per tutti ridurre lo spreco, clienti colleghi e fornitori, e crediamo sia nostra responsabilità come retailer globale prenderne le redini”.

 

L’esempio delle banane. Dopo aver appurato che il 19 per cento delle banane acquistate finivano nella spazzatura ancor prima di arrivare al banco della frutta, la compagnia ha iniziato a calcolare gli acquisti in base alla domanda, puntando alla vendita del 100 per cento.

 

Mai più 2×1. Sul fresco, in particolare frutta e verdura, è stato abbandonata la famosa offerta prendi 2 paghi uno, in modo da non invogliare il consumatore a comprare più del necessario, sostituendola con promozioni multi prodotto, che spaziano in una vasta gamma di alimenti.

 

Nuove etichette, nuove confezioni. Il gruppo ha rivisto le modalità di imballaggio per la riduzione dei rifiuti, oltre a modificare le etichette degli alimenti, rendendoli più semplici e di facile lettura.
Perché il prezzo dello spreco di cibo, che ammonta a 1,3 miliardi di tonnellate – un terzo della produzione mondiale-, è una perdita che non possiamo più permetterci.

Immagine di copertina via irishnews.com

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