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Tantemani è un luogo in cui la disabilità riesce a trovare espressione, scambio e riflessione. Grazie a “tante mani” piene di potenzialità.
Nelle officine Tantemani a Bergamo si incontrano personalità spiccate, pianeti singolari che irradiano energie ancora poco conosciute, ma che insieme fanno la forza. Le “tante mani” sono di persone diversamente abili; realizzano accessori, abbigliamento, ceramiche e serigrafie che vengono vendute nel negozio in città e da qualche mese anche sul web. Un’esperienza di condivisione e produttività molto umana. Per sostenerla e garantire una borsa-lavoro per un anno ad alcuni dei partecipanti è stato lanciato un crowdfunding con la piattaforma Produzioni dal basso.
Appena entriamo ci viene incontro Andrea, 43 anni, il “front man” spigliato e dal senso pratico: ben consapevole dell’andazzo generale, insiste per sapere quanto ci paghino per quello che stiamo facendo. Lui disegna volti, è la sua specialità; facce espressive, scombinate e sempre diverse, che finiscono per cristallizzarsi sulle ceramiche e poi nello shop vanno a ruba. “A Natale – racconta Andrea con un guizzo di eccitazione – ho dovuto rimettermi al lavoro! Ho venduto tutti i miei oggetti e la gente continuava a chiederli”.
“Il primo obiettivo delle officine è essere un luogo aperto, dove ci si incontra e ci si conosce”, spiega Davide Pansera, responsabile della progettazione. Che aggiunge: “Non un laboratorio di assemblaggio, con lavori ripetitivi e meccanici, ma uno spazio dove esprimere la propria unicità, caratterizzata anche dalla patologia”.
“Seguiamo le inclinazioni personali – prosegue Pansera – e li invitiamo a trovare il loro stile. Usiamo il linguaggio creativo per superare delle barriere importanti, come quella linguistica, dove la gestione dell’emotività può essere molto faticosa. Gli oggetti che realizzano li aiutano ad elaborare una nuova immagine di sé e del proprio ruolo; sia all’interno del gruppo che nella società”.
Benedetta è una giovane ragazza con dei bellissimi capelli biondi e riccioluti. Sta colorando, muove il pennello con onde di incertezza, ma non si ferma. “All’inizio faceva molta fatica a terminare un lavoro. Non si sentiva all’altezza”, spiegherà in separata sede Francesca Marinelli, educatrice di Tantemani. “Ora ha capito che ce la può fare, che i suoi lavori piacciono e le persone pagano per averli. Il rafforzamento dell’identità e il miglioramento dell’autostima sono altri due grandi effetti di questo laboratorio”.
Matteo, musicista dal capello un po’ selvaggio, è iscritto al conservatorio e racconta della passione viscerale per Bach. Nelle officine gestisce l’archivio digitale delle immagini. Davide ha occhi azzurri, due sfere di cortesia e timidezza. Siede perfettamente composto, sottile, come a voler occupare il minor spazio possibile. Preferisce il disegno tecnico: “L’ho imparato alle scuole medie”, racconta. Ultimamente però dalle mani gli escono dei pinguini strepitosi e i ritratti di Frida Kahlo restano il suo cavallo di battaglia.
Jaimy è figlio d’arte, dipinge con il padre lasciandosi ispirare dalle forme naturali e dai colori di cui padroneggia ogni sfumatura. Federica si dedica con precisione alla cartotecnica e tra le sue mani si compongono quaderni dalle copertine accese e intriganti. Le diagnosi sono varie, deficit cognitivo, autismo e sindrome di Down. “Le patologie sono evidenti – conclude Marinelli –. Ma continueremo ad allargare i loro orizzonti, invitandoli a nuove sfide, come quella di non limitarsi solo a dipingere la ceramica ma di iniziare anche a modellarla.”
Nato per i richiedenti asilo, “Innumerevoli” è un laboratorio creativo di auto narrazione. Per le sue potenzialità, il progetto è stato portato anche nel carcere di Bergamo e nelle officine Tantemani. Qui, prima del lockdown, era stata avviata un’inusuale collaborazione con il teatro Donizetti: gli artisti previsti nel calendario della stagione teatrale venivano invitati nel laboratorio e guidati nella realizzazione di un autoritratto con la tecnica della serigrafia. L’attore Natalino Balasso è stato il primo, ma la pandemia ha bloccato tutto. “È un’altra delle esperienze che abbatte i muri – commenta Pansera –. Da come una persona si disegna si capiscono molte cose, le aperture, le chiusure, la voglia di restare in superficie o la spinta ad entrare in profondità”.
Tantemani ha anche una rivista, si chiama Bandita e indaga i quartieri e i luoghi rilevanti di Bergamo, come la via ciclopedonale Greenway, la biblioteca civica Angelo Mai o il parco della Malpensata, recentemente riqualificato. “Il momento fondamentale della creazione della rivista – racconta Pansera – è l’incontro. Una volta scelto il tema del numero, li portiamo a conoscere i luoghi e le persone per fargli avere un’immagine più completa possibile della realtà che dovranno poi raccontare, sia con la scrittura che con il disegno. Lo scambio è incredibilmente arricchente, così come l’immagine che restituiscono grazie al loro sguardo personalissimo”.
Ogni numero si apre con un editoriale scritto a più mani che raccoglie le diverse esperienze. Claudia, dopo il sopralluogo sulla Greenway sottolinea che “quando sei su una pista ciclabile che finisce, attraversare la strada non è facile. Per me ci sono troppe macchine, dovresti avere 30mila occhi per vedere se ti superano da sinistra e da destra. Io ho due occhi, ma ci vedo solo da uno, quindi devo stare molto più attenta degli altri”. Cosa fare, invece, nel parco della Malpensata è un inno alle possibilità. “Puoi pensare a essere in totale libertà con te stesso, vedere il tuo fidanzato che passeggia con un’altra e pensare male, ritornare bambini, mangiare un gelato, stare con gli amici, allontanarti dalla confusione, dalla gente e dal traffico. Nel parco c’è allegria. A te non serve un po’ di allegria?”.
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