Luca Morari, AD di Divita (Ricola), commenta con noi i dati dell’ultimo Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile.
La sostenibilità è diventata un valore per le persone. 10 anni di Osservatorio lo confermano
Da dieci anni, l’Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile tiene traccia delle conoscenze, degli atteggiamenti e dei comportamenti degli italiani in materia di sostenibilità. Intercettando una consapevolezza sempre più diffusa.
Ci vorrebbero pagine e pagine per descrivere com’è cambiato il mondo negli ultimi dieci anni, tra cambi di governo, tensioni internazionali, una pandemia, trend di mercato che mutano, tecnologie sempre più sofisticate, la crisi climatica che si tocca con mano. Sullo sfondo, resta sempre la stessa necessità: quella di tutelare le risorse del pianeta a beneficio delle future generazioni. In una parola, di rendere più sostenibile il nostro modello di sviluppo. È dunque una buona notizia che si allarghi la platea di italiani e di italiane che sanno cosa significa sostenibilità, che ci tengono, che sono anche disposti e disposte a fare qualche piccolo sacrificio per comportarsi nel modo che ritengono più giusto. Un cambiamento che l’Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile di LifeGate segue passo dopo passo.
Cos’è l’Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile di LifeGate
Dieci anni fa, LifeGate ha deciso di interpellare un campione rappresentativo della popolazione italiana per indagare le conoscenze, gli atteggiamenti e i comportamenti relativi ai principali temi di sostenibilità. Era la prima edizione dell’Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile, condotta in collaborazione con l’istituto di ricerche di mercato Eumetra di Renato Mannheimer e presentata a maggio del 2015, mentre a Milano prendeva il via l’Expo.
Da allora, mentre la sostenibilità si faceva gradualmente spazio nell’agenda dei mass media, nelle strategie delle aziende e nelle priorità della politica, l’Osservatorio ha continuato di anno in anno a prendere il polso dell’opinione pubblica. Anche con approfondimenti ad hoc sui giovani della Generazione Z e sugli abitanti di Roma e Milano, le principali metropoli del paese. Le domande in parte sono rimaste sempre le stesse, per poter confrontare le risposte, e in parte sono state arricchite con i grandi temi emersi nel frattempo: dall’intelligenza artificiale al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), dalle possibili risposte alla crisi energetica fino all’impegno delle imprese per la diversità e l’inclusione. Così facendo, i dati dell’Osservatorio hanno offerto spunti di riflessione di cui discutere con esponenti delle imprese, della politica, del mondo scientifico e del giornalismo.
La decima edizione è stata patrocinata da Commissione europea, ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, regione Lombardia, Comune di Milano, Confcommercio ed è resa possibile dal sostegno di Gruppo Unipol, Jaguar Land Rover Italia e Henkel Italia. Media partner è E-Planet, il magazine green di Mediaset in onda tutte le domeniche su Italia 1.
Dieci anni dopo, la sostenibilità è diventata mainstream
La prima edizione fotografava un’Italia che si stava avvicinando alla dimensione della sostenibilità, ma scontava ancora una certa immaturità. Più della metà del campione, di fronte a un elenco di dieci espressioni (per esempio mobilità sostenibile, turismo sostenibile e così via), dichiarava di non averne mai sentita nominare nemmeno una. Ne derivava un diffuso scetticismo: quattro italiani su dieci, infatti, liquidavano la sostenibilità come una moda passeggera.
Oggi il quadro generale è molto diverso. Il 52 per cento degli italiani è promosso a pieni voti in quanto a conoscenza del vocabolario della sostenibilità, il 68 per cento la considera un tema sentito, quasi il 90 per cento chiede a gran voce al paese di investire nelle fonti rinnovabili e alle aziende di mettere in atto processi produttivi sostenibili e innovativi. Rispetto a dieci anni fa, l’assoluta maggioranza dei nostri connazionali presta più attenzione alla qualità del cibo (88 per cento), alla provenienza, alle materie prime e alle etichette dei prodotti che acquista (rispettivamente 86, 84 e 79 per cento).
Dall’Osservatorio anche una visione del futuro
Ma il vero focus di questa edizione è sul futuro che ci attende. Guardando ai prossimi dieci anni, il 46 per cento degli italiani ritiene che la crisi climatica diventerà un tema sempre più rilevante, il 27 per cento che sarà necessario limitare i flussi turistici verso le località più note, un altro 17 per cento che le città tecnologiche garantiscano una migliore qualità della vita. Interessante è anche valutare la distanza tra ciò che i nostri concittadini vorrebbero e ciò che credono accadrà realmente. Il 26 per cento auspica che il mondo del lavoro diventi sempre più inclusivo e valorizzante e il 22 per cento che ci sia più cibo per tutti sostituendo la carne con proteine vegetali; ma la percentuale di chi ritiene realistiche queste prospettive è molto più bassa, il 10 per cento.
Durante l’evento di presentazione nella suggestiva Glass house di Villa Necchi Campiglio, relatori e relatrici sono stati chiamati proprio a esprimere la propria visione per i propri dieci anni. Anche il pubblico ha avuto la possibilità di dire la sua, rispondendo a sondaggi e domande in tempo reale, grazie alle tecnologie di intelligenza artificiale messe a disposizione da Plesh, AI tech partner dell’evento.
Il 77 per cento degli italiani è coinvolto nei confronti della sostenibilità
Se le conoscenze diventano più approfondite e gli atteggiamenti più favorevoli, anche i comportamenti – come logica conseguenza – si evolvono. Così, dalla decima edizione dell’Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile si scopre che il costo rappresenta ancora la prima barriera agli acquisti consapevoli: lo indica il 62 per cento degli intervistati, con un picco del 71 per cento tra i giovanissimi della Generazione Z. Nonostante ciò, i nostri connazionali sono disposti a fare qualche piccolo sacrificio economico per acquistare, per esempio, un sistema di riscaldamento efficiente (lo indica il 35 per cento del campione), cibo biologico (34 per cento), una polizza assicurativa contro i cambiamenti climatici (26 per cento). Per le imprese è senza dubbio un’opportunità da non lasciarsi scappare, ma a una condizione: quella di agire sempre in modo trasparente. Perché le persone che bollano le loro iniziative di sostenibilità come mosse di marketing sono più di quelle che le ritengono sincere (49 per cento contro 44, ma tra i giovani il divario è ancora più ampio: 65 per cento contro 27).
Fin dalla prima edizione, l’Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile di LifeGate elabora tutte le risposte fornite, per poi suddividere gli intervistati e le intervistate in tre categorie. Si parte con i disinteressati: nel 2015 erano il 57 per cento del totale, ora sono soltanto il 23 per cento. Poi ci sono gli interessati e gli appassionati: dieci anni fa erano una minoranza, oggi sono il 77 per cento. In altre parole, più di tre italiani su quattro sono coinvolti nei confronti della sostenibilità. Insomma, la direzione intrapresa è chiara ed evidente. Ma non è un punto di arrivo: le condizioni del pianeta e della società in cui viviamo impongono a tutti noi – cittadini, aziende, istituzioni – di fare molto, molto di più. Sarà questa la sfida per i prossimi dieci anni.
Un evento di presentazione a più voci
Anche quest’anno la presentazione dei risultati si è svolta a Villa Necchi Campiglio, elegante dimora storica nel pieno centro di Milano, con un ricco parterre di ospiti: Beppe Sala, sindaco di Milano, Marco Barbieri, segretario generale di Unione Confcommercio Milano Lodi Monza e Brianza, Enea Roveda, amministratore delegato gruppo LifeGate, Giovanni Mori, divulgatore e speaker, Ferruccio de Bortoli, giornalista e saggista, Mario Calderini, professore presso il Politecnico di Milano, Gianna Martinengo, presidente Comitato scientifico di Musa Scarl, Marisa Parmigiani, responsabile sustainability Gruppo Unipol, Stefano Paolo Corgnati, rettore Politecnico Torino, e Davide Massetti, studente, Giusi Viani, responsabile comunicazione corporate Henkel Italia, membro del comitato sviluppo sostenibile, Marco Santucci, chief executive officer Jaguar Land Rover Italia, Francesca Vecchioni, presidente Fondazione Diversity e Diversity Lab. A presentare dati e trend è stato Renato Mannheimer, sondaggista di Eumetra. A moderare i panel tematici, i giornalisti Tommaso Perrone, Roberto Sposini ed Emanuele Bompan. La conduzione è stata affidata a Roberto Sposini e Simona Roveda, direttrice editoriale e comunicazione Gruppo LifeGate.
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Oggi sveliamo i nuovi dati dell’Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile, che da quattro anni presentiamo con Eumetra Mr. Ma prima di studiare i risultati della ricerca del 2018, voglio proporre, in breve, una chiave di lettura che potrebbe aiutarci a comprendere appieno e forse ad anticipare quello che accadrà nei prossimi anni. Con LifeGate dal 2000
3 italiani su 4 sanno quanto conta la sostenibilità, quanto sia ormai imprescindibile e intrinseca nelle nostre azioni quotidiane. I dati Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile 2018 raccontano un’Italia che sta andando nella giusta direzione.
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