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Il documentario The ice builders racconta una storia di adattamento in India. Con gli ice stupa si immagazzina l’acqua dei ghiacciai.
Sulla catena dell’Himalaya, nella remota e desertica valle dello Zanskar, nella regione indiana del Ladakh, le comunità locali sono sempre dipese dai ghiacciai per la loro sopravvivenza. A queste altitudini estreme, tra i 3.000 e 7.000 metri, i ghiacciai che fondono in primavera forniscono l’acqua essenziale per l’agricoltura e la vita quotidiana. Tuttavia, negli ultimi decenni, l’aumento della temperatura media globale ha portato alla riduzione dell’estensione dei ghiacciai anche qui, con una conseguente scarsità d’acqua, che ha causato la scomparsa di molti villaggi.
In risposta a questa crisi idrica, i ladakhi stanno adottando soluzioni innovative per sopravvivere. Una di queste è la costruzione di ghiacciai artificiali, noti come ice stupa, che combinano tecniche tradizionali e pratiche moderne per affrontare la carenza d’acqua primaverile e contribuire alla ricarica delle falde acquifere.
Il documentario The ice builders ha raccolto le storie di chi ogni giorno “lotta” contro le condizioni avverse del territorio, pur restando in armonia con la natura. Una storia di adattamento a un clima difficile, che può servire da esempio per altre parti del mondo alle prese con un clima che cambia sempre più velocemente.
Ice stupa o stupa di ghiaccio è una tecnica per immagazzinare l’acqua di fusione proveniente dai nevai invernali. Nella lingua locale, lo stupa è un piccolo tempio buddista, caratteristico della regione himalayana. I coni di ghiaccio, che sono di fatto dei ghiacciai artificiali, ricordano quella di questi templi e, dunque, da qui è stato coniato il nome ice stupa.
Il Ladakh, nel nord dell’India, è un deserto freddo e in inverno l’agricoltura non può essere praticata a causa del terreno ghiacciato e le temperature gelide. L’area geografica riceve pochissime precipitazioni e la sua fornitura idrica dipende quasi esclusivamente dall’acqua di fusione dei ghiacci. Con il riscaldamento globale, però, i ghiacciai più bassi fondono prima del periodo di semina, che avviene in primavera, mentre quelli più in alto fondono troppo tardi. Da qui, l’esigenza di immagazzinare l’acqua con gli ice stupa nel periodo pre-semina, un’idea sviluppata da Sonam Wangchuk, che tra il 2013 e il 2014 ha dato vita al progetto pilota conosciuto come The ice stupa project.
Gli accumuli di ghiaccio sono delle piramidi molto alte (alcune arrivano a misurare anche 40 metri per 20 di larghezza), in grado di immagazzinare milioni di litri d’acqua. La loro forma piramidale consente un’esposizione minore al sole e una fusione più lenta. Sciogliendosi lentamente, gli ice stupa riescono a garantire un approvvigionamento idrico costante a valle, consentendo l’irrigazione e la coltivazione.
Il documentario è firmato dai registi Francesco Clerici e Tommaso Barbaro e prodotto da Fabio Saitto per Point Nemo. “Questo cortometraggio è per noi una prima restituzione dell’urgenza di una situazione che sta drasticamente cambiando gli equilibri naturali e climatici di quelle zone, che sono un po’ il termometro del pianeta terra”, spiegano Clerici e Barbaro a LifeGate. “Guardando oltre le montagne, l’obiettivo di questo film è ispirare azioni concrete per proteggere il nostro pianeta e rappresenta un primo passo verso la finalizzazione di un lungometraggio di più ampio respiro che permetta di immergersi ancora di più nell’ambiente e nella lotta di queste popolazioni”.
Il filmato nasce da un’idea di Andrea Zatta che, in collaborazione con Trentino for Tibet Odv e il supporto di Montura e della regione Trentino Alto Adige/Südtirol, ha avviato il progetto “Ice stupa Zanskar”, con l’obiettivo di assistere le comunità locali nella costruzione di ghiacciai artificiali nel villaggio di Stongday. Il progetto fornisce supporto finanziario, tecnico e logistico alle comunità locali che vogliano cimentarsi nella costruzione di ghiacciai artificiali o altri progetti per implementare soluzioni all’avanguardia nella lotta contro i cambiamenti climatici.
Sebbene la sfida ambientale raccontata nel cortometraggio si manifesti sull’Himalaya, si tratta di una questione che riguarda tutto il mondo. Infatti, è di pochi giorni fa la notizia dell’estinzione dell’ultimo ghiacciaio in Venezuela. Anche i ghiacciai delle Alpi si stanno ritirando sempre più velocemente. Notizie queste che devono spingerci a trovare soluzioni sostenibili il più velocemente possibile. La storia degli ice stupa, dunque, va proprio in questa direzione.
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