The Wall, un muro lungo 40 anni

Uno spettatore maleducato, non pago di disturbare verbalmente il concerto dei Pink Floyd, di colpo si mette a sparare petardi. La storia del capolavoro The wall comincia così.


Tutto è nato da uno sputo. Era il 6 luglio del 1977 e nel nuovo stadio di Montreal, Roger Waters, fondatore e frontman dei Pink Floyd, stava iniziando a cantare Pigs on the wing, un brano dell’album Animals. Uno spettatore maleducato non pago di disturbare verbalmente il concerto, di colpo si era messo a sparare petardi. Waters aveva smesso di suonare e, dopo averlo insultato pesantemente, gli aveva sputato addosso. Per chiunque quel gesto avrebbe significato la fine del rapporto con il proprio pubblico, per Waters si era invece trattato del primo vagito della monumentale opera The wall, che evidentemente già allora iniziava a scalciare nella sua mente creativa.

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Non erano soltanto fama e popolarità a crescere nella vita del leader dei Floyd. Si stavano facendo strada la frustrazione o addirittura il ribrezzo verso la sua creatura musicale. Waters cominciava a temere che i Pink Floyd fossero diventati un business troppo grande, un affare che rischiava di sottrarre sempre più spazio alla parte artistica. E, soprattutto, vedeva aumentare la distanza tra loro e il pubblico. Ma quando un capolavoro è destinato a vedere la luce, lo fa a dispetto di tutti i problemi che lo circondano. Così, nel novembre del 1979, il mondo ha conosciuto la storia di Pink (protagonista dell’album) narrata attraverso i due vinili che contengono le ventisei tracce di The Wall. La storia è quella di una rock star tormentata che non riesce a far tacere i fantasmi del suo passato: un orfano di guerra rimasto solo con la madre morbosamente attaccata a lui. Poi c’è il difficile rapporto con gli altri che affonda le radici ai tempi della scuola e il cui ruolo si riduce ad omologare e appiattire le singole persone. Infine, ci sono gli eccessi nella vita amorosa mai realmente approfondita a causa di una popolarità che rende superficiale ogni rapporto, compresi quelli sessuali.

I Pink Floyd
I Pink Floyd

L’unica soluzione che Pink si trova davanti è la chiusura. Alza il muro più alto che può e ogni mattone sta lì per simboleggiare un elemento della lucida “schizofrenia” a cui lui è andato incontro. Anche a distanza di 40 anni, The Wall non insegna una storia di amicizia, né trasmette un senso di sacrificio corale. Piuttosto mostra come a volte l’ispirazione violenta e, se vogliamo, un po’ folle di un artista e la sua sofferenza, possano infrangere molte barriere. Anche solo per rispondere al suo angosciato “C’è nessuno là fuori?”, “Is there anybody out there?”

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