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L’uomo, attivista impegnato nella difesa delle foreste del Madagascar, era stato incarcerato per aver diffamato due commercianti di legname.
Dopo cinque mesi di carcere Armand Marozafy, quarantanovenne guida eco-turistica ed attivista ambientale del Madagascar, è libero. L’uomo, uno di leader della Coalition Lampogno di Maroantsetra e presidente del Comité de Soutien aux Aires Protégées del Parc national Masoala, era stato arrestato con l’accusa di aver diffuso documenti compromettenti sul traffico illegale di palissandro.
Lo scorso febbraio Marozafy, in una mail indirizzata a David Negus, consulente specializzato in frodi, accusava lo sviluppo edilizio ai margini del Parco Nazionale Masoala, vasta foresta pluviale sempre più minacciata dal bracconaggio e dal disboscamento illegale. Da anni le foreste del Madagascar, isola dall’inestimabile valore ecologico, vengono saccheggiate dai commercianti di legname.
In particolare ebano e palissandro sono le specie più pregiate e più abbattute, il legno di questi alberi può valere fino a 22mila euro al metro cubo e viene impiegato per produrre mobili di lusso. Nonostante taglio, commercio ed esportazione siano vietati l’emorragia di alberi malgasci continua ininterrotta.
Proprio per opporsi alla devastazione della sua terra e per proteggere la straordinaria biodiversità dell’isola Armand Marozafy avrebbe deciso di denunciare la deforestazione illegale, pubblicando su Facebook documenti che dimostravano il taglio illegale di palissandro realizzato da due operatori turistici a MaMaBai.
La denuncia ha avuto l’effetto contrario, Marozafy è stato infatti accusato di diffamazione e condannato a sei mesi di carcere e a pagare una multa di 12 milioni di ariary (circa 4mila euro, un capitale in Madagascar) di risarcimento danni e di interessi.
L’arresto di Marozafy avrebbe minato il settore dell’ecoturismo in Madagascar, mentre ha colpito duramente gli ambientalisti e galvanizzato i taglialegna abusivi. Dopo aver scontato cinque mesi di carcere Marozafy è stato rilasciato dopo che la corte d’appello ha ridotto la sua condanna.
Secondo gli ambientalisti le identità dei “baroni del palissandro” sarebbero ben note alle autorità, che però preferiscono voltarsi dall’altra parte e arrestare gli oppositori. “In questa regione si applica la legge del più forte – ha dichiarato Clovis Razafimalala, coordinatore della coalizione ambientalista malgascia Lampogno. – La corruzione nel settore forestale è un problema terribile e intrattabile, finora nessuno dei grandi trafficanti è stato messo in prigione. Vengono condannate solo le persone che lottano contro il traffico di legname”.
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