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A che punto sono le trattative di pace tra il governo colombiano e le Farc iniziate nel 2012. L’accordo finale sembra ancora lontano ma ci sono buone speranze.
La guerra civile colombiana, che dura da ben cinquant’anni, ha visto innumerevoli scontri tra il governo, alcuni gruppi paramilitari di destra e gruppi di guerriglieri di sinistra, come le Forze armate rivoluzionarie della Colombia, o Esercito del popolo (Farc), e l’Esercito di liberazione nazionale (Eln). Si tratta del conflitto in corso più lungo dell’emisfero occidentale. Attualmente sono in corso all’Avana, la capitale cubana, le trattative di pace tra il governo e le Farc. Da quando sono iniziate, nel 2012, hanno portato a molti risultati, ma sono ancora ben lungi dal dirsi concluse. Il termine, fissato dalle due parti il 23 marzo 2016, è ormai passato da tempo.
Cominciata con una rivolta contadina negli anni Sessanta, la guerra civile colombiana ha obbligato più di 6 milioni di persone a trasferirsi, ha causato la morte di oltre 260mila colombiani e la scomparsa di altri 45mila con atrocità commesse da entrambe le parti. Le Farc, ad oggi, controllano ampi territori e attualmente operano in 25 delle 32 province nazionali.
Juan Manuel Santos è diventato presidente della Colombia nel 2010 con l’incarico specifico di ristabilire la pace tramite un dialogo con i gruppi di guerriglieri. Anche le Farc, il maggiore gruppo di ribelli che di recente ha subito molte sconfitte militari, hanno affermato che “il paese può vivere meglio se si pone fine alla guerra” e che “le porte per il cambiamento sono sempre aperte”.
Finora sono stati raggiunti importanti risultati su molte questioni controverse. Per quanto riguarda la riforma terriera, entrambe le parti si sono trovate d’accordo nel creare una “banca della terra” per ridistribuire e dare accesso equo ai campi confiscati illegalmente durante il conflitto e si impegnerà a realizzare programmi di sviluppo rurale.
Entrambe le parti si sono accordate anche nel concedere una sanatoria ai combattenti che hanno commesso crimini ma non gravi. Inoltre saranno creati un tribunale di pace e un comitato giudiziario per gestire i combattenti che hanno commesso “gravi violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario“.
Il governo ha promesso alle Farc la partecipazione politica una volta che le trattative di pace saranno terminate, ma il senato colombiano ha fatto ricorso. In cambio, le Farc hanno accettato di porre fine alla produzione di droghe illegali, una delle sue principali fonti di finanziamento e di sostituirla con altri prodotti agricoli (un programma simile a quello negoziato con successo nel vicino Perù).
Tuttavia non è emerso un accordo sul disarmo e su come rendere effettivi gli accordi di pace. Come conseguenza delle trattative di pace del 1984 le Farc si sono impegnate a lavorare democraticamente con il Partito comunista colombiano per creare un partito di sinistra noto come l’Unione politica (Up). Ma i gruppi paramilitari, il governo e l’esercito, negli anni, hanno assassinato tra i 4mila e i 6mila membri dell’Up, tra cui i candidati presidenziali Jaime Pardo e Bernardo Jaramillo. Questo fatto ha contribuito a creare un senso di sfiducia ed è ancora un grande ostacolo nel procedere al disarmo.
All’ex presidente Álvaro Uribe, in carica tra il 2002 e il 2010, è stato affidato il compito di ripristinare la stabilità dopo decenni di conflitto servendosi di metodi duri e potenzialmente illegali per reprimere i gruppi di guerriglieri. Molti suoi sostenitori hanno dato vita a movimenti di protesta contro le trattative di pace in tutta la Colombia e contro la possibilità di garantire l’impunità ai guerriglieri.
Le difficoltà nelle trattative di pace e nel raggiungimento di risultati a lungo termine indicano che queste non saranno presto concluse. Ma ci sono anche motivi per essere ottimisti: dopo le Farc quest’anno anche l’Eln infatti è entrato in trattative di pace separate con il governo. Se entrambi i gruppi di guerriglieri si impegnano a porre fine al conflitto, la Colombia sarà sempre più vicina alla pace.
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