Trivelle alle Tremiti. Veramente non possiamo farne a meno?

Dopo le denunce dei Verdi e degli stessi amministratori pubblici pugliesi, il ministero dello Sviluppo economico risponde. Nel frattempo una petizione per fermarle, mentre anche Erri De Luca dice la sua.

È dello scorso 22 dicembre il conferimento, da parte dell’esecutivo, del permesso di ricerca alla società irlandese Petroceltic Italia Srl al largo delle isole Tremiti, nell’Adriatico. Il giorno dopo il Governo avrebbe introdotto il reato ambientale per le trivellazioni in mare aperto, vietando di fatto quelle entro le 12 miglia.

 

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Un operaio al lavoro su una piattaforma. © Gaylon Wampler/Corbis

 

Secondo quanto spiegato da Angelo Bonelli dei Verdi: “Di fronte ad un paradiso ambientale e su una superficie di 373,70 chilometri quadrati ed in un’area dalla ricca biodiversità marina verranno utilizzate le tecniche più devastanti come l’air gun per le ricerche di idrocarburi”. Una vera e propria svendita di fondali marini, perché la compagnia irlandese pagherà 5,16 euro per chilometro quadrato, per un totale di 1928,292 euro l’anno.

 

Secco il commento del sindaco delle isole Tremiti Antonio Fentin: “Ho ricevuto la comunicazione da Roma […] ed ho chiamato subito il presidente della Regione Puglia. Ma io mi chiedo: può un Governo decidere senza tenere conto del parere delle Regioni, alcune delle quali hanno proposto i referendum contro le trivellazioni? Noi siamo un piccolo comune, abbiamo fatto insieme ad altri diverse manifestazioni, qui e a Peschici, Manfredonia, anche con il compianto Lucio Dalla. Tutto per fermare questa idea”.

 

Emblematica la posizione del Wwf, che ben spiega la situazione che si è venuta a creare: “Nel campo delle ricerche petrolifere ormai in Italia regna il caos più totale. Il balletto del divieto di ricerche petrolifere in mare entro le 12 miglia dalla costa è emblematico: prima introdotto, poi cancellato e poi nuovamente introdotto. La politica del Governo fatta attraverso provvedimenti spot in un settore che necessiterebbe invece di una ragionata e condivisa pianificazione sta determinando anche una situazione di conflitto, da un lato istituzionale con le Regioni e dall’altro sociale con le comunità locali che si vedono completamente scavalcate da decisioni prese dall’alto nel solo interesse dei petrolieri”. Spiega Dante Caserta, vice presidente di Wwf Italia.

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Con l’appoggio della nave Rainbow Warrior, a bordo di gommoni, una decina di attivisti ha scalato la piattaforma aprendo uno striscione di 120 metri quadri su cui è raffigurato il presidente del Consiglio Matteo Renzi. © Francesco Alesi/Greenpeace

La risposta del Governo sulla questione “trivelle”

Secca la risposta del ministro dello Sviluppo economico, che in una nota rilasciata l’11 gennaio si definisce “attonita”. “Un polverone pretestuoso e strumentale: non c’è nessuna trivellazione. Il permesso di ricerca concesso alla società Petroceltic – spiega il ministro – riguarda soltanto, e in una zona oltre le 12 miglia, la prospezione geofisica e non prevede alcuna perforazione che, comunque, non potrebbe essere autorizzata se non sulla base di una specifica valutazione di impatto ambientale. Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano conosce benissimo i termini esatti della questione che a suo tempo gli è stata accuratamente rappresentata dal Ministero dello Sviluppo economico”. E conclude: “Il permesso alla Petroceltic non ha quindi nulla a che vedere con la legge di Stabilità visto che si tratta di ricerche al di fuori del limite delle 12 miglia”.

 

Diversa la posizione di Bonelli, che spiega: “L’Italia deve fermare le trivelle non i referendum, valorizzare i suoi tesori ambientali, tutelare l’economia della pesca, dell’agricoltura e del turismo che sono messe a rischio dalle tecniche invasive e distruttive di perforazione”.

 

 

Anche Erri De Luca, dal suo profilo Twitter, commenta la notizia, mentre su Change.org è già partita una petizione per fermare le esplorazioni nell’area delle isole Tremiti e Pantelleria.

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