I nostri consigli per le prossime vacanze raccolti alla Fiera del cicloturismo di Bologna. Dal Piemonte alla Sicilia ecco l’Italia da scoprire in bicicletta.
Turismo sostenibile, avanza il progetto delle ciclovie lungo la rete dei corsi d’acqua
Presentate le linee guida per la realizzazione di ciclovie lungo fiumi e canali: in Italia bisogna superare diverse difficoltà normative e gestionali.
Ciclovie e rete dei corsi d’acqua, il progetto va avanti. Risale all’inizio dell’anno la firma dell’accordo tra l’Anbi (Associazione azionale degli enti di bonifica e irrigazione), la Fiab (Federazione italiana ambiente e bicicletta), il Centro interuniversitario di ricerche economiche e di mobilità dell’Università di Cagliari e il Politecnico di Torino – Dipartimento di architettura e design, per sviluppare percorsi ciclabili lungo fiumi e canali. Un’intesa che ha mosso un importante passo in avanti nei giorni scorsi, con la presentazione del documento “Indirizzi per una legge nazionale sul recupero a fini ciclabili delle vie d’acqua”. Lanciato in concomitanza con la Settimana nazionale della bonifica e dell’irrigazione, il lavoro propone alcune linee di indirizzo utili a definire i presupposti per un quadro normativo nazionale sul recupero ai fini ciclabili delle vie d’acqua del nostro Paese; come d’altronde avviene, già da diversi anni e con ottimo successo, in molte zone d’Europa.
Un grande patrimonio infrastrutturale per le ciclovie
Il documento, che sarà presentato ai Ministeri interessati e dei tavoli tecnici di lavoro in materia, punta superare le attuali difficoltà normative e di gestione per facilitare lo sviluppo di una rete ciclabile nazionale e favorire il turismo sostenibile, che negli ultimi anni ha registrato un vero e proprio boom; il tutto in armonia con chi già opera lungo la rete dei corsi d’acqua. Il patrimonio infrastrutturale della rete italiana di canali irrigui e di bonifica è di oltre 200.000 chilometri: una risorsa potenziale per la realizzazione di ciclovie o, più in generale, di percorsi turistici da vivere a piedi o in bici.
Un progetto che deve tenere in considerazione, però, la varietà del territorio italiano e la difformità delle norme, spesso non armonizzate e diverse anche tra regioni limitrofe; e ancora i problemi di chi lavora lungo le vie d’acqua e di chi invece le vede come occasione di turismo e cultura, oltre ovviamente alla sicurezza necessaria per mantenere in efficienza le reti idriche.
Un’opportunità già sfruttata all’estero
A livello normativo ci sono già solide basi da cui partire. La legge n. 2/2018 “Disposizioni per lo sviluppo della mobilità in bicicletta e la realizzazione della rete nazionale di percorribilità ciclistica”, ha previsto infatti il recupero a fini ciclabili – con destinazione a uso pubblico – delle strade arginali di fiumi, torrenti, laghi e canali, comprese le opere di bonifica, gli acquedotti, le reti energetiche, le condotte fognarie, i ponti dismessi e gli altri manufatti stradali.
Si tratta di un’occasione che in altri paesi europei è stata già colta con successo da alcuni anni, come sanno bene molti cicloturisti italiani; per la costruzione di ciclovie sono state sfruttate le infrastrutture già presenti sul territorio, utilizzando per il passaggio in bici le sponde di fiumi come il Reno o la Loira e la rete dei canali che li connettono. Un’opportunità che l’Italia non può permettersi di perdere, potendo contare su migliaia di chilometri di potenziali percorsi storici e naturalistici da valorizzare.
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