L’Europa non fa figli, ma cresce grazie ai migranti che respinge

La natalità in Europa è in forte calo e l’Italia ha il dato peggiore, mentre aumentano sbarchi e vittime del mare: Grasso chiede nuovi corridoi umanitari

Il dramma dei viaggi clandestini sui barconi continua a mietere vittime: quasi tremila, solamente nella prima metà di quest’anno, sono i migranti che non ce l’hanno fatta rispetto ai 230 mila che invece sono sbarcati sulle coste europee in cerca di futuro. Un futuro di cui l’Europa dimostra di avere bisogno, visto che la popolazione interna all’Unione europea non sta diminuendo solo grazie all’apporto dell’immigrazione: per la prima volta infatti nel 2015 il numero di persone morte (5,2 milioni) è stato maggiore di quello dei nuovi nati (5,1 milioni), ma nonostante questo il numero di cittadini europei è passato da 508 milioni a 510 milioni. E allora il presidente del Senato Pietro Grasso, in visita a Lampedusa, lancia un messaggio all’Europa: “Incrementiamo i corridoi umanitari”.


In Italia la minor natalità d’Europa e tanti sbarchi

Tanto il dato sui migranti, elaborato dall’Organizzazione internazionale delle migrazioni, quanto quello sulla natalità, fornito invece da Eurostat, chiamano particolarmente in causa l’Italia: il nostro paese è contemporaneamente uno dei più coinvolti negli sbarchi, (la maggior parte dei soccorsi avviene nel Golfo di Sicilia e in Italia sono arrivati 71 mila migranti in sei mesi) e quello con l’indice di natalità più basso in assoluto della Ue, con solo 8 nuovi nati ogni mille abitanti. Il dato ha provocato la reazione preoccupata di alcune aree della politica italiana, in particolare quelle di centrodestra, che chiedono al governo di rinforzare le politiche per la famiglia.

Nuove strategie comunitarie e corridoi umanitari

Ma anche intervenire sulla questione migratoria avrebbe influssi sulla ripresa, anche economica, del paese: ogni anno del resto i dati sul Pil ci ricordano che l’apporto degli stranieri è sempre maggiore (nel 2015 era dell’8,8 per cento sul prodotto interno lordo nazionale). Lo ha spiegato appunto Pietro Grasso, s che in visita a Lampedusa ha speso parole di sensibilizzazione proprio nei confronti del dramma di chi fugge da guerre, terrorismo e carestie: “Bisognerebbe cambiare le regole: noi all’ingresso garantiamo l’identificazione, ma occorre una strategia politica europea che possa ridistribuire non solo i rifugiati ma anche i migranti economici che fuggono dalla povertà”. Ma il problema, ha evidenziato ancora Grasso, è a monte, nel cercare di evitare che i numeri delle vittime del mare inizino a calare: “Bisognerà  incrementare l’idea dei corridoi umanitari che la Comunità di Sant’Egidio e le  organizzazioni evangeliche hanno cominciato ad applicare”.

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